Chi fu realmente Costantino il Grande? Fu davvero il primo Imperatore cristiano come vuole una lunga tradizione? E, soprattutto, che senso ha parlare oggi di un personaggio del passato sul quale, apparentemente, è stato detto di tutto?

Risponde a queste domande e ad altre ancora il  libro “Costantino. Il fondatore” edito da Graphe.it nella collana I condottieri diretta da Gaetano Passarelli. Certo che ad affrontare la storia, e in particolare la storia antica, è fondamentale l’uso corretto delle fonti, specie  quando si tratta di fonti scritte in latino o in greco in cui la traduzione diventa effettivamente un’operazione complessa. Senza quest’operazione si corre il rischio di ripetere a volte notizie che poi non trovano riscontro nei documenti di prima mano. Se lo dovessimo definire oggi, potremmo dire che Costantino fu un uomo politico scaltro e attento, moderno sotto molti punti di vista che si rese conto della necessità di integrare effettivamente i barbari nell’Impero, di trovare una nuova religione in grado di rispondere alle attese escatologiche di una popolazione in continuo cambiamento e soprattutto si rese conto del valore che segni e simboli hanno presso tutti i popoli. Comprese la necessità di creare una capitale, una nuova capitale perché questa ha sempre un valore simbolico. E, nel crearla, si rese conto che era necessario rispondere alle attese tradizionali dei popoli attraverso simboli che, rivitalizzati, hanno dato luogo a un sincretismo fondamentale per comprendere gli sviluppi storici successivi. La figura di Costantino e la «questione costantiniana» sono da secoli al centro di un ampio dibattito. Nonostante la presenza di documenti e fonti primarie in merito al cosiddetto «primo imperatore cristiano», la loro interpretazione da parte degli storici moderni è spesso difforme e contrastante e la discussione sull’attività e le caratteristiche del figlio di Costanzo Cloro è sempre accesa. Il saggio della professoressa Maria Carolina Campone affronta alcuni nodi significativi a partire da un’analisi testuale e filologica delle testimonianze storiche in nostro possesso, facendo chiarezza, attraverso un ricorso puntuale alle fonti in lingua greca e in lingua latina, su taluni punti troppo spesso unanimemente sottoscritti da parte della critica, superando vulgate acriticamente accettate e aggiungendo un ulteriore tassello alla comprensione di una figura fondamentale nel vasto processo di sincretismo che segnò il passaggio dal mondo greco-ellenistico e romano a quello cristiano. Non solo racconta la vita di quello che è ritenuto da molti studiosi “il primo imperatore cristiano”, ma cerca di mettere in chiaro il ruolo che il figlio di Costanzo Cloro ebbe nella Storia; l’autrice delinea un ritratto chiaro, preciso e minuzioso del grande Costantino, una figura storica che nel corso del tempo ha subìto diverse tipologie di interpretazioni. Ne è un esempio quella nota come “questione costantiniana” che vede, da una parte, studiosi pronti a vedere Costantino come colui che fu il primo imperatore cristiano; dall’altra parte, ci sono invece altri esperti che hanno convinzioni differenti, nel senso che credono che tale ruolo di “imperatore cristiano” gli sia stato affidato da alcuni autori cristiani di fede (Eusebio e Lattanzio) e che interpretarono le sue azioni in chiave cristiana. La Campone via via svolge una dettagliata ricerca, un mirato lavoro di letture e confronto tra fonti e documenti per venire a capo su chi fu davvero l’imperatore. Il libro è caratterizzato da capitoli tematici che portano il lettore alla scoperta della vita di un uomo nato nell’attuale Serbia il 27 febbraio del 272 o 273. Il libro procede per sezioni che presentano il periodo storico, le fonti considerate per leggere la vita dell’imperatore, i sogni e visioni e l’investigazione di una lettura critica delle fonti. Vi è anche un capitolo dedicato all’arco di Costantino dove si analizza in modo accurato l’antico monumento costruito per celebrare la vittoria costantiniana su Massenzio a Ponte Milvio. Non manca una parte dedicata ad Apollo, al neoplatonismo e alla tolleranza religiosa, la corrente filosofica e altri presupposti che potrebbero aver influito sulla formazione e crescita di Costantino come persona e come imperatore. Non manca l’affondo sulle crisi religiose, fino al concilio di Nicea per capire il rapporto tra imperatore e Chiesa, ma anche il modo di vivere in maniera pratica e concreta la religione da parte dell’imperatore stesso. Brillante il saggio della Campone, storicamente preciso, sostanzioso, pagine in cui tuffarsi e da incorniciare per la conoscenza alta dell’argomento.

Maria Carolina Campone ha un PhD in Storia e Critica dell’Architettura, ed è già professore a contratto presso la Seconda Università degli Studi di Napoli e docente di lingue classiche presso la Scuola Militare «Nunziatella» di Napoli. Membro del Comitato scientifico di autorevoli riviste di classe A (Arte cristiana e Studi sull’Oriente cristiano) e relatrice in diversi Convegni Internazionali di Studi, ha al suo attivo numerose pubblicazioni, fra le quali “Brigida di Svezia regina di profezia” (Milano, 2012), “The Church of St. John Stoudion in Constantinople” (New York, 2016), “Dom Paul Bellot architetto ex-centrico” (Napoli, 2017).

Carlo Franza

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