Plessi sposa Brixia. La prima grande mostra che la città di Brescia dedica al protagonista internazionale delle ricerche sulle nuove tecnologie elettroniche e digitali e della new media art
La prima grande mostra che la città di Brescia dedica a Fabrizio Plessi: caratterizzata da installazioni digitali, videoproiezioni e digital walls monumentali finalizzati a creare un percorso immersivo e coinvolgente di altissime tecnologie, luce, suono e immagini in movimento, specificamente dedicato alle vestigia e al patrimonio cittadino. Un progetto pioneristico che si inserisce nel format espositivo Palcoscenici archeologici inaugurato con le monografiche su Francesco Vezzoli (2021) ed Emilio Isgrò (2022). Il progetto proposto nell’area archeologica del Capitolium e nel Museo di Santa Giulia consiste in un percorso immersivo e coinvolgente, di grande valenza scientifica e culturale, ad alto impatto visuale e di altissima perfezione tecnologica, ed è formato da installazioni digitali, videoproiezioni e digital walls monumentali: un viaggio che mette in evidenza le vestigia e il patrimonio della nostra Città, riscrivendoli con l’alfabeto tecnologico e multimediale di Plessi, con la luce, il suono e le immagini in movimento. La mostra, che si inserisce nel format Palcoscenici archeologici, si compone di un’esposizione diffusa e site-specific nel complesso museale di San Salvatore e Santa Giulia, nel Capitolium ed in una raccolta delle tavole di progetto nelle Sale dell’Affresco e in ingresso.
Il progetto si iscrive e corona la ricerca che l’artista sta conducendo in questi anni, definita dallo stesso Plessi “L’Età dell’Oro” e tradotta, nel settembre del 2020, nella monumentale installazione digitale sulle finestre del Museo Correr in Piazza San Marco, sostenuta da Dior e formata da grandi cascate d’oro che dialogano emozionalmente con i mosaici della basilica di San Marco.
Fabrizio Plessi è il pioniere della videoarte e delle videoinstallazioni in Italia ed è considerato protagonista internazionale delle ricerche sulle nuove tecnologie elettroniche e digitali e della new media art: dal 1968 a oggi ha sviluppato cicli coerenti e rigorosi dove centrale è il dialogo tra le potenzialità delle tecnologie elettroniche e digitali con il patrimonio della cultura materiale e immateriale, nel tentativo di indagare la persistenza dei valori del passato nel tempo attuale e quale eredità per il futuro. La storia dell’umanità, le vestigia e le tracce che questa ha lasciato nel tempo, le forme con le quali sono stati rappresentati e trasmessi il potere, la gloria, la bellezza, la vittoria, la morte, la salvezza, la speranza, l’analisi dell’immagine-icona e il problema della relazione tra opera e ambiente, il dibattito sul concetto di monumento, modernismo, post-umanesimo, sono al centro dell’indagine di Fabrizio Plessi che in più occasioni ha evidenziato quanto la sua progettualità sia rivolta a “far convivere gli elementi legati alla tradizione artistica con il cangiante tecnologico”. Di questa prospettiva rende conto la sua carriera artistica e accademica: docente di Umanizzazione delle Tecnologie per dieci anni e di Scenografie Elettroniche alla Kunsthochschule für Medien di Colonia, la sua opera è stata esposta nei più importanti musei internazionali, dal Centre Pompidou al Guggenheim Museum di New York, ed è presente nelle più importanti manifestazioni artistiche, da Documenta a Kassel alla Biennale di Venezia.
Nell’ultimo triennio Plessi ha sviluppato un’indagine cruciale dove i colori dell’oro e del nerosono eletti quali vettori di un’ideale conclusione del processo alchemico e digitale degli elementi dell’Acqua, della Terra, del Fuoco e dell’Aria e dei Fondamenti della storia dell’uomo, in una cangiante messa in scena della trasformazione e della rigenerazione dell’arte quale manifestazione della cultura e dell’identità dell’uomo: un’indagine che si nutre, anche, di una profonda riflessione sulla Vanitas e sulla tragedia umana dell’ultimo periodo, causata dalla pandemia e dalle guerre.
Carlo Franza