Le “perle” dell’Esame di Maturità 2023. La scuola italiana nell’abisso.
I miei tempi scolastici troppo lontani rispetto al panorama della scuola italiana (Licei e Università) degli ultimi dieci anni. Per non parlare della scuola attuale, anzi attualissima. Oggi la scuola italiana è nell’abisso. Ho fatto per decenni in tutti Italia anche il Presidente di Commissioni di Maturità, ma ciò non l’avevo mai vissuto, e se così fosse stato, la bocciatura non sarebbe certamente mancata. Occorre ripristinare le bocciature. Scendiamo nel merito. Vi propongo le “perle” -per non dire strafalcioni- della Maturità 2023 terminata in questi giorni.
“Scusi, che fuso orario c’è in Giappone?” Serve sapere anche questo, a quanto pare, per essere considerati maturi. La domanda, è stata posto da un commissario d’esame a un malcapitato studente, è però solo una delle note di colore che compongono il tradizionale bestiario della Maturità, che Skuola.net colleziona grazie ai racconti delle ragazze e dei ragazzi che sono stati protagonisti dei colloqui o che hanno semplicemente assistito alle interrogazioni. Sembra, infatti, che non tutti i professori abbiamo seguito le indicazioni del ministro Valditara, che suggeriva di non infarcire di nozionismo il colloquio orale. Secondo una rilevazione dello stesso portale Skuola.net, 6 maturandi su 10 sono stati “crivellati” di quesiti dalle commissioni, dopo il discorso multidisciplinare iniziale sviluppato sulla base di uno spunto proposto dai docenti. Un dato che, qualora ce ne fosse bisogno, ha contribuito a far rimpolpare l’elenco dei tradizionali “strafalcioni” da esame. Anche quest’anno, infatti, ce n’è per tutti i gusti, come mostra la carrellata raccolta dal portale studentesco. A partire dagli immancabili classici da orale di Maturità, come D’Annunzio “estetista” e Mattarella “mai sentito nominare”. Dalì, Proust e la vena pittorica (?) di Pascoli. A farla da padrona nei colloqui del 2023 sembra essere stata soprattutto la confusione tra generi e ambiti culturali. Che ha portato a delle strane commistioni tra arte e letteratura. Un ragazzo che assisteva all’orale di un suo compagno, ad esempio, ha raccontato che il suo collega ha detto che “La persistenza della memoria” (quadro di Salvador Dalì) è un’opera di Marcel Proust (quindi letteraria). Qualcosa di simile è avvenuto in un’altra scuola, dove un maturando pare abbia detto che Giovanni Pascoli era un pittore, collocandolo addirittura con precisione chirurgica nel movimento avanguardista “Die Brücke” (Il Ponte), quest’ultimo peraltro nato in Germania. Sviste cronologiche. Anche laddove non si è arrivati a scivoloni fragorosi, però, spesso e volentieri gli ambiti e i modelli di riferimento al centro delle domande dei docenti hanno messo in grande difficoltà gli studenti. Una ragazza confessa di aver detto che Giacomo Leopardi è stato un poeta del ‘900 (quando invece ha visto a malapena la prima parte dell’800). Un’altra ha inquadrato il famosissimo quadro “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza Da Volpedo nel filone “realista” (peccato sia un’opera chiave della corrente “divisionista”). In questa categoria può essere fatto rientrare pure quel maturando che ha ricondotto il superuomo di D’Annunzio alla lezione di Sigmund Freud e non, come invece è, a quella di Nietzsche. Così come, sempre per restare sugli orrori filosofici, c’è chi ha erroneamente detto che la teoria del “noumeno” di Schopenhauer fosse figlia di quella già sviluppata da Marx (e non da Kant). Prendere lucciole per lanterne (o Garibaldi per Dante). Tantissimi gli abbagli, per essere generosi con i termini, di carattere letterario. Alcune sono delle vere e proprie perle. Come le seguenti: l’autore della “Divina Commedia”? Garibaldi; un’opera di primo piano di Pirandello? “Uno, Nessuno, Duecentocinquantamila” (allo studente che l’ha detto i centomila della versione originale devono essere sembrati troppo pochi); la poesia “X Agosto” di Pascoli storpiata in “Per Agosto”. Ma è irraggiungibile quella studentessa che illustrando la trama de “La Coscienza di Zeno” di Svevo ha confuso il “Dottor S” – lo psicanalista che aveva in cura il protagonista dell’opera – con il “Signor S”, il malefico avversario dei “Me contro Te”, gli youtuber idoli dei bambini (sarà stato un lapsus figlio delle ore passate anni fa davanti ai loro video). Maturità, tutta un’altra Storia… spesso inventata. Dalla rassegna degli orrori da Maturità non poteva essere esonerata la storia, da sempre fonte di topiche clamorose. La strategia della “guerra lampo” (Blitzkrieg)? Per uno studente è stata molto utilizzata durante la Prima Guerra Mondiale, quando invece ha fatto la sua comparsa solo nel secondo conflitto mondiale. Meno ampia a livello cronologico, ma comunque imperdonabile, la distanza che separa dalla verità quel maturando che ha collocato le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki dopo la fine della II Guerra Mondiale (ma non furono uno dei fattori decisivi per lo stop alle ostilità?). Non è invece temporale ma geografico lo strafalcione di un candidato che ha legato il “New Deal” americano a Winston Churchill (che però era premier britannico) anziché al legittimo “proprietario” Roosevelt. Il revisionismo storico, però, ha toccato il suo apice durante il colloquio di quello studente che ha sostenuto la tesi secondo cui i fasci di combattimento promossi da Mussolini avevano in sé ideali “di sinistra”. O quando si è detto che, durante il Nazismo, gli ebrei venivano rinchiusi nei campi di “concentrazione” (e non di concentramento). Anche i commissari “scivolano”, a volte clamorosamente. Ma la proattività dei commissari d’esame ha portato spesso anche i prof a commettere errori, alcuni davvero ai limiti della censura. Uno, in particolare, non può essere taciuto: un’insegnante avrebbe ribattezzato l’operazione T4 – ovvero il programma di pulizia etnica ideato dai nazisti, incentrato sull’eliminazione dei disabili e dei malati incurabili – chiamandola operazione T9 (cioè il sistema di scrittura utilizzato da smartphone e tablet). È proprio vero che la tecnologia ha ormai preso in ostaggio le nostre vite. Esame di Maturità o Chi vuole essere milionario? La “trance agonistica” dei docenti ha tratto in inganno pure quel professore che, preso dall’entusiasmo, ha chiesto al candidato “Quanti figli aveva Gustav Klimt?” (nozione onestamente marginale) oppure quell’altro docente che si è lasciato andare a un fuoco di fila di quesiti un tantino fuori contesto: “Che differenza c’è tra Tokyo e Kyoto?”, “Qual è il fuso orario del Giappone?”, “Quale fiume attraversa Las Vegas?” (per la cronaca, Las Vegas non è attraversata da nessun fiume). Non c’è esame senza strafalcioni. Senza dimenticare, infine, momenti di imbarazzo e figuracce in serie dovuti alla tensione del momento. Che hanno accomunato gli studenti come i docenti. Un maturando, racconta uno spettatore di un colloquio orale, in preda al classico “buio” in testa ha iniziato a fissare il muro quasi estraniandosi dal contesto. Più di un insegnante, invece, pare abbia confuso i programmi delle due classi che gli erano state affidate, proponendo così documenti su temi non trattati o ponendo domande spiazzanti. C’è chi, mentre lo studente tentava di rispondere nel migliore dei modi, è stato beccato a giocare al cellulare. Ho persino sentito dire la seguente frase: “Mi hanno imparato”.
E’ troppo, troppo, troppo. E’ ora di voltare pagina!
Carlo Franza