Nella prestigiosa sede del “Circolo degli Esteri” di Roma, propaggine del Ministero degli Esteri, è in corso la mostra di Patrizia Quadrelli “L’Imperfezione e l’Infinito”, nell’ambito della serie “Mondi-Undici”. Un progetto artistico e culturale di altissimo profilo internazionale che ha trovato in Italia il modo di indicare in che direzione muove l’arte mondiale. All’inaugurazione ad introdurre la presentazione l’Ambasciatore Maria Assunta Accili del direttivo del Circolo, la quale ha sottolineato come questo ciclo di mostre per il ciclo “Mondi” hanno dato al Circolo una cornice di raffinata e cultura e di attenzione all’arte europea e internazionale. Hanno presenziato il prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte e curatore del progetto; l’Ambasciatore Umberto Vattani presidente della Venice International University, gli Ambasciatori Lucio Savoia e Alberto Schepisi, ed anche l’Ambasciatore Gaetano Cortese, curatore della collana di volumi dedicati alle ambasciate italiane nel mondo, che ne ha lodato le scelte di “Mondi”, le caratteristiche internazionali, la campionatura degli stili, la brillante incidenza  degli eventi artistici e promotore insieme all’Ambasciatore U. Vattani del progetto in questione. La mostra che resterà aperta sino al 18 novembre 2023, lascia notare come “MONDI” sia un progetto appositamente ideato per il Circolo Esteri del Ministero Affari Esteri di Roma nel ventennale della Collezione Farnesina di Arte Contemporanea. Esso vive nobilmente sulle arti che riprogrammano il mondo, si campiona  ad essere uno spettacolare archivio decentralizzato  ove le diverse discipline si nutrono di arte-mondo, mira a rappresentare come si abita la cultura globale, ovvero l’altramodernità, che altro non è che una sorta di costellazione, una specie di arcipelago di  singoli mondi e singoli artisti le cui isole interconnesse non costituiscono un continente unico di pensiero, ma  lo specchio di un’arte postproduttiva e frontaliera, mobile, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica. E’ con questo progetto, ideato e diretto dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza, intellettuale di piano internazionale, che si vuole indicare e sorreggere un’Europa Creativa Festival e, dunque, protagonisti e bandiere, bandendo ogni culto del transitorio per porgere a tutti il culto dell’eterno. Recita il progetto: “Il terzo millennio che fa vivere i processi creativi nel clima di abitare stili e forme storicizzate, perchè il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza. Con l’arte vogliamo aprire finestre sul mondo, con l’arte vogliamo aprire stagioni eroiche, con l’arte vogliamo inaugurare una nuova civiltà. Con “MONDI” (2019-2020-2021-2022-2023) si porgono dodici mostre personali di dodici artisti contemporanei, taluni di chiara fama. Questa mostra dal titolo “L’Imperfezione e l’Infinitoè la undicesima del percorso, ed è già una novità in quanto si veicolano a Roma nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, che evidenziano e mettono in luce gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio. L’esposizione dal titolo “L’Imperfezione e l’Infinito”, riunisce una serie di opere dell’artista Patrizia Quadrelli, già apparsa agli occhi della critica italiana e internazionale come una figura delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea, e ricordata come chiara e significante interprete. A volersi addentrare nella lettura  della mostra eccone alcune idee, una presa estetica dell’arte proposta: “Pittura, che si concreta oltre ogni razionale costrizione,  sulla traccia di un forte immaginario, attraverso spessori, strisciando il colore-materia sul supporto, un colore-materia che si fa colore-materia-luce, in tal modo concedendo singolare palpitazione alla verifica del reale, alla cui essenza  non poter giungere  che introspettivamente  tanto da  accorgersene  solo in tal  modo, in  quell’iridescenza  di grumi, sbavature, pennellate strisciate, dell’esistenza  d’una dialettica poetica  riassunta in immagine emblematica. Così giungendo persino all’annullamento degli spazi vitali, facendo tutto vivere nel calibro di atmosfere sospese, prive di apparenti profondità. Patrizia Quadrelli è artista singolare, moderna, contemporanea, per la cosciente libertà del colore, per quella impervia invenzione cromatica, per quel percorso stregato dalla materia che si sfilaccia, si aggruma e sempre si accende di livide lucentezze, anche con l’uso di materiali vitrei; portandosi in quell’alveo di pittura che si infuoca di neo-espressionismo all’italiana, mosso da accenti lirici. E aver ridotto l’icona entro un movimento della materia pittorica assoluta è tipico dell’espressionismo moderno, capace di farsi leggere estroversione di drammi interiori, laddove la Quadrelli muove una diversione abbastanza sostanziale, intimistica, introspettiva, coinvolgendo questa in una sorta di réverie tutta interiore. Il neo-espressionismo della Quadrelli ha un’intonazione tutta personale, da circoscrivere nell’ambito di quegli atteggiamenti esistenziali che, facendo leva sullo stato di disfacimento dell’uomo nelle cose, decantano la provvisorietà di tutte le situazioni. Il suo ci pare un neo-espressionismo di un sentimento tormentato dell’animo umano che crea, quasi affannosamente, il silenzio e la solitudine, per reagire alla dissoluzione dei tempi. E il movimento delle immagini escogitate -macchie dense, intonse e filamentose- pur delineate in una loro intima calma, si mostrano in apparenza disordinate, discontinue, frammentarie, ma alla fine si ricostituiscono in un ordine proprio, in una continuità e organicità. Sicchè i teleri si profilano in una armonica visione, in un legame indissolubile fra le parti e il tutto. Nicola Cusano, umanista, uno dei primi sostenitori tedeschi dell’umanesimo rinascimentale, diceva che “dove si vede l’invisibile, là si crea l’increato”; miglior frase non poteva esserci nel mostrare il vedere dell’artista, sovvenire poi da un’infinita profondità, e sempre in moto e inafferrabile. La Quadrelli guarda alle cose per perseguire con esse i suoi fini, perché le cose sono materia, la forma scaturisce dalla materia, la cosa è profondità, e pure abisso. Si notino sui teleri, le dense linee nere, tracce che  segnano e delimitano vuoti e pieni; il segno incontra lo spazio della superficie in una dialettica di bianco e nero giocata in una preziosa libertà, mai uguale a se stessa, tracciata liberamente e proposta in diverse combinazioni grafiche e cromatiche, ogni volta caratterizzate da ritmo, tratto e definizione differenti.  Tutto muove da campiture e modulazioni, grandi pennellate in linea con la tradizione astratto-modernista, l’utilizzo primitivo delle forti pennellate dense di colore  e lo strato  materico ispessito, con l’attenzione  sulla forma delineata con quella  forza espressiva  e quella monumentalità, a lavorare sul velo della bellezza, nell’evidenza del suo mistero,  a mostrare  la verità spogliata di ciò che di essa  -secondo Platone-  appare nella bellezza. Herman Broch ha detto che solo la letteratura -e io aggiungo la pittura- conosce quello che forse sta nella profondità delle cose, quella profondità che i Greci cercavano percorrendo la superficie delle cose stesse. E se tutto è apparenza, se tutto è forma e colore, se la vita stessa scorre in superficie, per così dire sulla scorza del mondo, qual’ è la profondità cui aspiravano gli antichi greci? Qui trova perfetta aderenza il lavorìo della Quadrelli che descrive questo “profondo” dell’opera, tesa al suo fine e alla sua perfezione, riducendola a un “pezzo”, a un frammento del mondo, al torso di un simbolo, a quell’imperfezione e al suo infinito. E nella grande corrente dell’arte contemporanea, dell’espressionismo astratto, questo lavoro, questo percorso della Quadrelli vive bene in un filone tutto innervato nella gestualità europea e americana che va da Emilio Vedova a Robert Motherwell, in un territorio dove vive una certa impostazione dello spazio, alimentata da luci e ombre, in cui si dà vita, con una roteazione degli elementi, ad una duplice narrazione. Gli elementi e le forme si nutrono di colori, che vanno dai neri ai bianchi, e ancora varie terre e ocra, e reggono il suo stile che è un’astratta cifra formale, e avvolgono i moti di una dimensione intima, della quale il rapporto di realtà è pretesto e occasione. A volte il limite delle gamme è talmente ridotto da costringere tutti gli affluenti cromatici a un unico fluttuante colore.  E per magia, nella germinante e indistinta zona di ricordi, dei sensi, dei segreti, delle delizie, in questa luce inquietante, affiora la linfa dell’anima, il sedimento della coscienza, quella visionarietà immaginifica che trascina con sé le intuizioni più nervose  e stranite della fantasia.  E a volerci addentrare nella sua pittura, su carta e su tela, ecco che nel passaggio dal vedere all’osservare, nell’essere dentro la pittura, dentro la situazione, il clima neo-informale che ci declina Patrizia Quadrelli nei suoi recenti lavori pittorici mostra che le forme-informi sono approdate alla coscienza e lasciano vivere proprie epifanie, ecco che il processo della ripetizione modulare si fa chiaro. E’ pur sempre un racconto, un entrare dentro la situazione, un rappresentare paesaggi anomali, ove tutto pur se appare controllato e razionale, vive ancora in modo pulsante nell’immensità dello spazio, aperto all’infinito, dove predominano il senso della memoria e il sogno. Forme aggettanti, aperte a sentieri, in una sorta di dinamismo cosmico, da richiamare talvolta anche certe forme di Roberto Crippa. Nelle campiture dei dipinti, in cui vive la ritmica distribuzione di forme e colori, tenuti al basso, quasi a rammentare la nascita del mondo, spazi nello spazio, fuori dal caos ancestrale, il mondo di Patrizia Quadrelli vibra come un’anima in piena effervescenza cromatica, cosmica, nebulosa, stellare. Tecnica e materiali svelano la sintesi della propria estetica, ma anche che tanti quadri formano  un  unico quadro, e una  moltitudine  di  immagini  vengono  percepiti  come  un’unica  opera,   da far rammentare la fertile progettualità di Emilio Vedova tra astrattismo e informale.  La Quadrelli nel suo diario interiore, non ha punti di appoggio d’ordine archetipo, perchè il suo è pur sempre, sia pure riflesso e distanziato, il tempo orizzontale dell’esistenza”.

Patrizia Quadrelli è nata a Saronno nel 1958, dove vive e lavora. Diplomatasi al Liceo Artistico, ha poi frequentato il Dipartimento di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha sempre avuto una forte curiosità per i fenomeni dell’arte moderna e contemporanea. La sua naturale inclinazione e l’attitudine al fare artistico e l’incontro nel 2015 con l’artista Marisa Settembrini ha fatto maturare il lei il desiderio di intraprendere un percorso artistico di studio, ricerca e sperimentazione. Il fascino del vetro e dei materiali e la simbologia delle forme sono stati gli elementi della sua iniziale ricerca, per giungere all’attuale lavoro più informale e segnico. Nel 2017 è invitata dal Prof. Carlo Franza con una mostra personale al Plus Berlin di Berlino, e nel 2018, con una personale, al Plus Florence di Firenze e alla Rassegna “Cielo e terra. Omaggio a Girolamo Comi” nel cinquantesimo della morte, a Palazzo Comi, Lucugnano (Tricase). Nel 2018 e nel 2019 ha partecipato alle mostre “Transiti Contemporanei” e “La misura del respiro”, a Milano nella sede di Artestudio 26, ambedue curate dallo Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza. Sempre nel 2019 tiene una mostra personale dal titolo “I colori del sogno” al Plus Florence di Firenze. Nel maggio 2021 è sempre l’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza ad invitarla a tenere una mostra personale dal titolo “Della poesia per frammenti” al Plus Florence di Firenze nel Progetto “Scenari”, e nel settembre è presente alla mostra “Autoritratti e Ritratti” – Casa Museo Sartori – Castel d’Ario (MN). Tra il 2021 e il 2022 tiene una mostra personale dal titolo “Fra sogno e realtà” a Milano nello Spazio Contro Corrente nel Progetto Nuova Balconata Milanese–Due, presentata dal Prof. Carlo Franza.  Nel 2022 è ancora il Prof. Carlo Franza ad invitarla nel Progetto “Disseminazione monumentale a Venezia” in occasione della 59ma Biennale d’Arte a Venezia, e nel Progetto installativo “Nuove Frammentazioni” al Plus Florence di Firenze. Nello stesso anno, a settembre, è presente alla rassegna “Artisti per Nuvolari” – Casa Museo Sartori – Castel d’Ario (MN). Nel 2023 tiene una prestigiosa mostra dal titolo “L’imperfezione e l’infinito” nel ciclo “Mondi” al Circolo Esteri di Roma. Vanno segnalati anche l’assegnazione nel 2021 del Premio della Giuria al Premium International Florence Seven Stars – nel 2022 del Premio della Critica al Premio delle Arti Premio della Cultura.

Carlo Franza

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