Dopo il grande successo avuto dalla retrospettiva dedicata a Ruth Orkin, ecco la prima mai realizzata in Italia sulla fotoreporter statunitense, visitabile fino al 4 febbraio 2024  che il Museo Civico di Bassano del Grappa omaggia a un’altra donna il cui “sguardo” ha fatto la storia di questa forma d’arte segnando, di fatto, la nascita della fotografia documentaria: Dorothea Lange.

La mostra Dorothea Lange. L’altra America realizzata in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, presenta l’opera della celeberrima fotografa statunitense, co-fondatrice nel 1952 di Aperture, la più autorevole rivista fotografica al mondo, e prima donna fotografa cui il MoMa dedicò una retrospettiva nel 1965, proprio pochi mesi prima della sua scomparsa.

Circa 200 scatti ripercorrono la carriera di Lange, approfondendo in particolare la produzione degli anni ’30 e ’40 durante i quali la fotografa racconta, con il suo stile particolarissimo e incisivo, temi ancora oggi attualissimi quali la crisi climatica, le migrazioni, le discriminazioni che segnarono gli anni della Grande Depressione americana. Con il suo linguaggio asciutto e ad un tempo nutrito di colte suggestioni moderniste, Lange ci consegna opere “fuori dal tempo” che sollecitano riflessioni e stimolano il dibattito sul nostro presente. Fulcro – e novità – della mostra sarà uno speciale affondo sulla nascita della celeberrima ed iconica Migrant Mother, secondo un percorso espositivo di grande fascino ma anche di forte valenza divulgativa e didattica: la presentazione della sequenza dei cinque scatti eseguiti da Lange per trovare la foto perfetta, e le altre potenti immagini dei migranti realizzate in quell’accampamento, permetterà al pubblico di comprendere il procedimento attraverso il quale nasce un’icona.

Attraverso un’ampia selezione di opere provenienti da diversi nuclei collezionistici che conservano l’opera di Dorothea Lange (tra cui in particolare la Library of Congress di Washington, i National Archives statunitensi), la mostra permette di ripercorrere il periodo d’oro della carriera della fotografa dagli anni Trenta alla Seconda Guerra Mondiale, presentando anche scatti precedenti e successivi – quali la serie mai esposta prima in Italia dedicata ai campi di detenzione per i cittadini nippo-americani segregati a seguito dell’attacco a Pearl Harbor del 1941 – per dare conto della varietà e della profondità della sua ricerca, sempre tesa a restituire un sincero e partecipato ritratto del mondo che la circondava.

Carlo Franza

 

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