Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento. Una mostra spettacolare ai Musei Civici di Bologna
Bologna, dicembre 2023 – I Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna presentano la prima mostra monografica dedicata a Lippo di Scannabecchi detto Lippo di Dalmasio, il più noto e celebrato dei pittori bolognesi del tardo Medioevo, documentato a Pistoia e a Bologna dal 1377 al 1410. Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento, a cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi, è visibile nel Lapidario del Museo Civico Medievale fino al 17 marzo 2024.
Promossa dai Musei Civici d’Arte Antica | Settore Musei Civici Bologna congiuntamente con il Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studiorum Università di Bologna, con cui si rinnova in questa circostanza uno stretto rapporto di cooperazione e scambio di lungo corso, e in collaborazione con la Pinacoteca Nazionale di Bologna, l’iniziativa espositiva si configura idealmente come capitolo conclusivo di un ciclo di mostre dedicato ai principali protagonisti della pittura gotica bolognese, che con le loro prolifiche botteghe dominarono la scena cittadina tra Trecento e Quattrocento: Vitale da Bologna (2010), Simone dei Crocifissi e Jacopo di Paolo (2012) e Giovanni da Modena (2015).
Attraverso un aggiornato lavoro di ricerca, la presentazione di due opere inedite e una campagna di restauri eseguiti per questa occasione, la mostra intende proporre una rivalutazione organica della personalità e del percorso di Lippo di Dalmasio in riferimento al contesto del sistema culturale in cui si trovò ad operare, restituendo nella sua reale collocazione storico-artistica l’ampiezza sfaccettata e l’altissima qualità tecnica della sua produzione, soggetta nei secoli a giudizi altalenanti, oltre la fama stereotipata di pittore prettamente devozionale.
Si devono ai critici d’arte seicenteschi bolognesi Francesco Cavazzoni (Pitture et sculture et altre cose notabile che sono in Bologna e dove si trovano, 1603) e Carlo Cesare Malvasia (Felsina pittrice. Vite de’ pittori bolognesi, 1678) le prime attestazioni di riconoscimento dell’artista come uno degli autori più compiuti della tradizione pittorica emiliana del XIV secolo e fonte di ispirazione per importanti innovatori barocchi come Guido Reni.
Il clima controriformato gli attribuì un primato nella frequentazione di soggetti mariani, cristallizzandone la fama di ‘pittore cristiano e devoto della Madre di Dio’ con l’attribuzione del soprannome “Lippo delle Madonne”, in parte giustificato dalla sopravvivenza di molte sue opere raffiguranti l’iconografia della Madonna con il Bambino detta “dell’Umiltà”, venerate come immagini miracolose e parte delle quali esposte in mostra (affresco Chiesa di Santa Maria della Misericordia; tempera su tela, BPER Banca; affresco inedito, collezione Michelangelo Poletti).
Le stesse ragioni che ne avevano consacrato la fortuna in base ai parametri del gusto post-tridentino contribuirono a decretarne la svalutazione nella percezione critica in epoca moderna. Nella letteratura artistica del XIX e XX secolo la sua arte venne considerata monotona, modesta e priva di originalità e la sua reputazione rimane ambivalente fino ad anni recenti (risale al 2013 la pubblicazione del primo studio monografico dedicato all’artista). Del resto, la considerazione qualitativa delle opere giunte fino a noi è stata ed è tuttora resa problematica anche dallo stato conservativo in cui ci sono pervenute. Molte, infatti, hanno perduto nel tempo le caratteristiche tecniche a causa del degrado ambientale e a interventi di restauro che ne hanno alterato l’originaria complessità.
Figlio del tuttora misterioso pittore Dalmasio (Bologna, 1315 circa – Bologna, 1374 circa) e nipote del noto artista Simone di Filippo Benvenuti detto Simone dei Crocifissi (Bologna, 1330 circa – Bologna, 1399), Lippo appartenne alla prestigiosa famiglia ghibellina degli Scannabecchi.
Come il padre, fu a lungo attivo in Toscana, a Pistoia, dove è probabile abbia intrapreso la sua attività, ottenendo le prime importanti commissioni. Tale esperienza dovette comunque incidere sulla sua prima formazione, portandolo poi a svolgere un importante ruolo di raccordo tra i due versanti dell’Appennino che gettò un ponte tra la tradizione stilistica neogiottesca riferibile ai fiorentini Orcagna (Andrea di Cione Arcangelo e i fratelli Jacopo e Nardo) e quella sviluppata nel solco di Vitale di Bologna, dalla quale deriva l’accento vivacemente comunicativo delle sue immagini sacre.
Ugualmente determinante dovette essere la sua parentela con Simone dei Crocifissi, con cui Lippo condivise, una volta rientrato a Bologna intorno al 1390, l’atteggiamento fortemente conservatore e “normalizzante” nei confronti dei modi più immaginosi di Vitale da Bologna. Ciò gli permise presto di contribuire al clima di intensa vitalità artistica fiorita intorno all’appena avviato cantiere di San Petronio (1390), come testimonia l’atto del suo coinvolgimento nel 1393 per la
la realizzazione di un’ancona su tela con la Madonna in trono e santi, ora perduta, per il temporaneo altare maggiore della Basilica, eseguita insieme a Giovanni di Ottonello.
Come risulta dall’ampia documentazione superstite, Lippo seppe abbinare, in questi anni, una carriera di grande successo, contrassegnata da prestigiose commissioni che ne fecero uno dei protagonisti assoluti della stagione pittorica gotico-internazionale a Bologna, ad una brillante ascesa sociale in ambito civico testimoniata dal conferimento di cariche pubbliche di rilievo, fra cui quella di notaio, cavaliere e giudice.
Partendo dall’intento di ricerca e valorizzazione del patrimonio conservato nelle raccolte permanenti dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, il percorso espositivo si compone di 32 opere – tra dipinti su tavola, affreschi, sculture e manoscritti – e si articola in tre sezioni: Tra Bologna e Pistoia: i rapporti con l’arte toscana, Bologna 1390 e Un pittore per la città 1400-1410 verso il tardogotico. Accanto ai dipinti e agli affreschi di Lippo di Dalmasio, sono presentate opere di alcuni degli artisti più rinomati a lui contemporanei – Simone dei Crocifissi, Jacopo di Paolo, Nicolò di Giacomo, Giovanni di Fra Silvestro, Don Simone Camaldolese, Lorenzo Monaco, Jacobello e Pierpaolo Dalle Masegne -, prestati per l’occasione da importanti musei, biblioteche, chiese italiane e collezioni private.
La prima sezione Tra Bologna e Pistoia: i rapporti con l’arte toscana ripercorre i problematici inizi dell’artista, facendo riferimento ai rapporti allora intercorsi tra Bologna e la Toscana, documentati anche nell’ambito della scultura (Andrea da Fiesole) e della miniatura (Don Simone Camaldolese e Lorenzo Monaco).
La seconda sezione Bologna 1390 ripercorre invece l’attività dell’artista dopo il suo rientro a Bologna, nel corso degli anni novanta del Trecento: appartiene a questo momento l’anconetta Lambertini firmata e datata 1394 (Bologna, Pinacoteca Nazionale) esposta per la prima volta a fianco delle ante laterali, oggi conservate al Museo Stibbert di Firenze. Sempre da Firenze proviene dal Museo Casa Rodolfo Siviero una inedita Croce dipinta, recentemente riconosciuta a Lippo di Dalmasio da indipendenti ricerche di Daniele Benati ed Emanuele Zappasodi, che viene presentata a confronto dell’altra Croce delle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna, ugualmente attribuita allo stesso artista, proveniente dalla chiesa di San Girolamo della Certosa e frutto di un ammodernamento integrale di un dipinto più antico.
Questa sezione consente inoltre la verifica di raffronti e influenze in relazione alle opere di alcuni dei più noti miniatori (Nicolò di Giacomo, Giovanni di Fra Silvestro) e pittori del momento come documentano le tavole esposte di Simone dei Crocifissi e di Jacopo di Paolo. Artisti con cui Lippo ebbe certamente occasione di interagire, come dimostra anche il polittico dei Pii Istituti Educativi (Bologna, Pinacoteca Nazionale), in cui uno spiccato neogiottismo si fonde con i ricordi della prima esperienza toscana.
L’ultima sezione Un pittore per la città 1400-1410 verso il tardogotico presenta la fase ormai matura dell’artista, scomparso nel 1410, ovvero quando il cantiere di San Petronio era già avviato da quasi vent’anni, durante i quali la città venne ad aprirsi alle più diverse sollecitazioni della cultura tardogotica di cui soltanto in parte Lippo seppe fare tesoro (Adorazione dei Magi, Bologna, Pinacoteca Nazionale), rimanendo profondamente legato fino alla fine alla sua formazione trecentesca. La mostra si avvale di un comitato scientifico composto da Silvia Battistini, Daniele Benati, Giancarlo Benevolo, Gabriella Bernardi, Mark Gregory D’Apuzzo, Gianluca del Monaco, Fabio Massaccesi, Massimo Medica, Ilaria Negretti, Raffaella Pini, Angelo Tartuferi. Il catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore, a cura di Massimo Medica, Fabio Massaccesi e Silvia Battistini, contiene saggi di Giancarlo Benevolo, Raffaella Pini, Daniele Benati, Angelo Tartuferi, Fabio Massaccesi, Massimo Medica, Mark Gregory D’Apuzzo, Gianluca del Monaco, Ilaria Negretti, Silvia Battistini.
Carlo Franza