Vent’anni fa la Fondation Pierre Gianadda presentò la prima retrospettiva di Albert Anker in Svizzera dopo quella organizzata a Neuchâtel nel 1910, subito dopo la sua morte. In questa nuova mostra, visitabile fino al 30 giugno 2024 mette al centro la produzione artistica avente a tema l’infanzia; argomento ampiamente frequentato dall’artista sicuramente segnato dalla perdita in tenera età di due dei suoi sei figli.

Per la selezione delle opere Matthias Frehner, curatore dell’esposizione con Regula Berger, ha coinvolto i principali musei svizzeri, ma anche prestigiose collezioni da cui arrivano a Martigny i dipinti più significativi dell’attività artistica di Anker, cui si aggiungono importanti lavori su carta che permettono di seguire la genesi di molti suoi dipinti.

Attraverso le opere di Anker, si percepisce come l’artista fosse appassionato della Svizzera, di cui rappresenta luoghi e personaggi come espressione di un paese idilliaco, lontano dalle bassezze del mondo, che ha fiducia nel futuro. Descrive così una Svizzera con bambini disciplinati, vecchi malinconici, artigiani laboriosi, partecipi di un’attività ordinata.

La mostra si sviluppa per sezioni secondo un piano particolarmente efficace predisposto dai curatori: si parte da una incursione narrativa di Anker riguardante la storia della Svizzera in particolare come luogo di passaggio e/o di accoglienza di esuli provenienti dalla Francia (nel passato come nel tempo a lui contemporaneo) per poi concentrarsi sul tema proprio dell’esposizione che privilegia la rappresentazione dei bambini nelle varie situazioni della vita quotidiana.

Ecco allora dapprima Enfants dans la nature (Bambini nella natura) in cui l’attenzione è rivolta al mondo della campagna bernese dove i bambini sono coinvolti nel lavoro contadino (siamo negli ultimi decenni dell’Ottocento) e costituiscono un aiuto per i genitori nell’attività lavorativa in fattoria, in casa o nei campi.  Poi L’enfant mort (Il bambino morto) che affronta il dramma della mortalità infantile, che colpì anche l’artista nel 1869 con la scomparsa del figlio di due anni Rudolf a causa della difterite. Questo evento drammatico è all’origine non solo del dipinto che rappresenta il figlio sul letto di morte, vestito di bianco su un lenzuolo immacolato con un mazzolino di fiori tra le mani giunte, ma anche della sua dedizione alla ritrattistica del mondo dell’infanzia.

In Garde des enfants à la maison – Les tout-petits chez les grands-parents (Cura dei bambini in casa – I bimbi a casa dei nonni) racconta la custodia dei più piccoli affidata agli anziani della famiglia, mentre le madri sono impegnate con gli uomini nei campi. I momenti di tenerezza – sorprendente il nonno che sorveglia il neonato – sono inquadrati in ambienti umili ma decorosi e con la giusta luce viene dato valore anche agli indumenti poveri che costituiscono il vestiario dei piccoli come dei vecchi.

Di grande impatto, poi, il rapporto che esiste tra Frères et soeurs (Fratelli e sorelle) in cui i più grandi prestano attenzione ai più piccoli e l’artista li guarda e li rappresenta mentre dormono, leggono o si divertono giocando con bambole, macchinine, domino, sonagli, fischietti o gatti.

Infine ecco Enfants dans la communauté (Bambini nella comunità) dove i piccoli partecipano gioiosi agli eventi tradizionali della comunità, dalle vendemmie alle feste paesane, in cui Anker, ispirandosi alla pittura olandese del XVII secolo, può illustrare interessanti scene di genere.

La sezione conclusiva della mostra – Apprendre et jouer (Imparare e giocare) – documenta l’ampia considerazione riservata all’attività scolastica sia all’interno che all’esterno delle aule (L’Ecole en promenade, 1872, La leçon de gymnastique, 1879) e fa riferimento alla Costituzione federale svizzera del 1874 che impone a tutti i cantoni di rendere la scuola primaria obbligatoria e laica e all’incarico dell’artista come segretario della Commissione scolare locale.

L’interessante raccolta di opere in mostra è esemplare della produzione di Albert Anker, una produzione che fu particolarmente apprezzata e che ha fatto dell’artista uno dei principali esponenti dell’arte svizzera della seconda metà dell’Ottocento.

 

ALBERT ANKER. Nato ad Anet nel Canton Berna nel 1831, ultimo di tre figli, Albert Anker dall’età di cinque anni vive a Neuchâtel dove il padre Samuel lavora come veterinario cantonale. Molto presto dimostra un talento eccezionale per il disegno, frequentando, durante il suo periodo al college, lezioni private con Louis Wallinger. Nel 1847 perde il fratello Friedrich e la madre Marianne Gatschet. Prosegue poi gli studi a Berna, ospite di uno zio veterinario, e consegue la maturità nel 1851. Intraprende poi gli studi di teologia all’Università di Berna, poi a quella di Halle in Germania, per tornare a Berna nel 1854 dove ottiene finalmente il consenso del padre per abbandonare gli studi di teologia e dedicarsi alla pittura. Si trasferisce allora a Parigi e frequenta i corsi del pittore Charles Gleyre. Nel 1855 si iscrive all’École impériale et spéciale des Beaux-Arts che frequenta verosimilmente fino al 1860. Riceve un modesto aiuto dal padre e si mantiene tenendo dei corsi di disegno. In questi anni di formazione ottiene varie medaglie di terza e seconda classe. Nel 1859 partecipa per la prima volta al Salon de Paris e vi esporrà fino al 1885, ottenendo una medaglia d’oro nel 1866. Nell’autunno 1861 viaggia attraverso l’Italia dove copia le opere dei maestri antichi. Sposa Anna Ruefli nel 1864 da cui avrà 6 figli. Dopo i suoi debutti a Parigi trascorre estate e inverno nel suo paese natale dove fin dal 1859 ha installato un proprio atelier. Ottiene un rilevante successo sia a Parigi che ad Anet. E a partire dal 1870 si impegna a favore della costruzione del Musée des Beaux-Arts di Berna. Nella sua cittadina diviene membro della Commissione scolastica e del Consiglio Parrocchiale. Intanto compie viaggi in Svizzera, Belgio, Italia e Germania. Impegnato nella vita politica, sociale e artistica del suo cantone e del suo paese, saggio psicologo, si muove nell’ambito di una “democrazia dialogante”. Deputato al Gran Consiglio, membro della Commissione federale delle Belle Arti e della Fondation Gottfried-Keller, riceve dall’Università di Berna una laurea honoris causa. Alla fine di settembre del 1901 un colpo apoplettico paralizza temporaneamente la sua mano destra. Di conseguenza riuscirà a eseguire solo due dipinti con la mano sinistra. Si rifarà, però, realizzando ogni anno un centinaio di acquerelli. Anker, pittore dell’armonia, si spegne ad Anet il 16 luglio 1910 e il Musée d’art et d’histoire di Neuchâtel gli rende omaggio con una retrospettiva nell’autunno dello stesso anno.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

 

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