A Palazzo dei Diamanti si tiene, nelle sale dell’ala Benvenuto Tisi, la mostra Mirabilia estensi Wunderkammer, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e compresa nel biglietto dell’esposizione dedicata a Maurits Cornelis Escher.

La mostra, visitabile fino al 21 luglio 2024  è nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e curata da Pietro Di Natale, presenta una ricca selezione di preziose, quanto poco note, opere d’arte del Rinascimento italiano: i cofanetti in pastiglia istoriati, un particolare genere di manufatti che divenne di gran moda nella Ferrara di Borso d’Este coinvolgendo artisti come il giovane Cosmè Tura e il miniatore Giorgio d’Alemagna. Questi oggetti sviluppano con una nuova tecnica la tipologia dei cofanetti in osso, corno e legni intarsiati alla certosina realizzati tra Tre e Quattrocento dalla Bottega degli Embriachi e dai loro imitatori, una produzione di destinazione nuziale anch’essa rappresentata in mostra da alcuni esemplari. Con la “pastiglia”, un impasto di gesso, colla e polvere di marmo, al quale si usava aggiungere sostanze profumate come il muschio («pastume de moscho» nelle antiche carte estensi), si plasmavano le figure e gli elementi necessari per comporre raffigurazioni ispirate perlopiù alla storia romana e alla mitologia classica, exempla virtutis che dovevano stimolare comportamenti nobili e ammirevoli. Concepiti come oggetti d’uso domestico per contenere preziosi, ma anche lettere, rosari e accessori per la toeletta, questi scrigni, prodotti a Ferrara sino agli anni di Alfonso I d’Este (1505-34) da più “botteghe” (ne sono state individuate sette, che potrebbero tuttavia rappresentare più fasi di produzione di uno stesso laboratorio), sono tra le più emblematiche espressioni della passione per l’antico che pervadeva le corti rinascimentali.

Cofanetti e cassette rinascimentali rientrarono presto nello “spazio” fisico e simbolico della Wunderkammer, quel tipo di collezione principesca, diffusosi nella Mitteleuropa già nel primo Cinquecento, così denominata perché formata da pezzi selezionati e raccolti con l’intento di meravigliare chi aveva la fortuna di ammirarli. Tendenzialmente tutto, ma proprio tutto, poteva trovarsi in una Wunderkammer: le arti figurative e gli strumenti scientifici, l’astrologia e la medicina, la zoologia e la botanica, la gemmologia e la metallurgia, le scienze esoteriche e l’alchimia. La passione del collezionismo, anche “onnivoro” e ossessivo, e l’incredibile quantità di creazioni raccolte da chi, spinto da un’urgenza di conoscenza totalizzante, ha tentato di riunire il mondo in una stanza, sono evocati in mostra dal lavoro dedicato alle “camere delle meraviglie” da Massimo Listri, fotografo d’interni e di architetture. Attraverso le sue immagini, sempre equilibrate e rigorose, incontriamo naturalia (rarità fornite dai tre regni della natura), artificialia (oggetti sapientemente artefatti) e mirabilia (cose insolite, curiose o più semplicemente mirabili) custoditi in “contenitori” straordinari, italiani ed europei, pubblici e privati: dal Mineralien-kabinett dell’abbazia benedettina di Seitenstetten alla Kunstkammer del Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal cabinet d’histoire naturelle di Clément Lafaille a La Rochelle al Tesoro dei Granduchi di Palazzo Pitti, dal Museo dell’arte sanitaria in Santo Spirito in Sassia alla collezione degli antiquari parigini Kugel e a quella custodita sino a qualche tempo fa nella settecentesca Malplaquet House di Londra.

Carlo Franza

 

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