E’ sicuramente un libro che va letto, in tutte le sue 164 pagine (Bruno Chiavazzo, Il sindacalista e la storia,  intervista a Giorgio Benvenuto, introduzione di Pierluigi Castagnetti, Edup, 2024, 21,85 euro). Bruno Chiavazzo non poteva fare di più. Libro ampio, spazia nei meandri della storia del secondo dopoguerra italiano, mette a fuoco eventi, drammi, popolo, società, leggi, lotte e molto altro.  La storia di 60 anni d’Italia raccontata direttamente da uno dei protagonisti. E’ Giorgio Benvenuto. Una lunga militanza sindacale, un vero riformista che ha attraversato le crisi più difficili del secolo scorso: autunno caldo, Brigate Rosse, assassinio di Aldo Moro, gli anni di piombo, Tangentopoli, la fine della Prima Repubblica. Un Giorgio Benvenuto combattente e mediatore, che ha saputo parlare agli operai e incidere politicamente sulle scelte difficili degli anni della crisi economica.

Aneddoti, personaggi che hanno fatto la storia d’Italia degli ultimi sessant’anni. Da Luciano Lama a Pierre Carniti, da Berlinguer a Craxi, da Andreotti a Moro, l’Autunno Caldo, i metalmeccanici, il terrorismo, tangentopoli e la deriva della prima Repubblica. Con riferimenti all’attualità politica e sindacale che sembra naufragata nel mare magnum dei talk-show e della mediocrazia senza senso. Una seria riflessione sulla condizione operaia e dei lavoratori, senza dimenticare l’ultima tragedia di Palermo e lo stillicidio dei morti sul lavoro. Sull’ignavia del Governo e anche del sindacato che non riesce ad andare oltre la proclamazione di scioperi inutili e scarsamente partecipati. Già in un’intervista di Rosario Sorace su Avanti live il 29 luglio 2022, tra l’altro Benvenuto diceva: “D. La tua matrice laica e libertaria è sempre affiorata nel tuo impegno politico e sei stato sempre in prima linea nella battaglia non solo per l’affermazione dei diritti sociali ma anche per i diritti civili a fianco al Partito Radicale. Ancora oggi la lotta per un Italia più moderna sotto questo profilo appare sempre irta di ostacoli. A che punto siamo in Italia nel campo dei diritti civili? R. “Oggi siamo in difficoltà su tutti i diritti e non solo su quelli civili. Bisogna essere coerenti con i nostri progenitori che fecero la nostra costituzione. Non possiamo dimenticarci che è stata fatta anche dal mondo del lavoro, con un impegno straordinario dei partiti di sinistra. È stata fatta anche con il sacrificio dei lavoratori che hanno lottato il nazifascismo e scioperato per la libertà. Il secondo capoverso dell’art.3 della Costituzione recita che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli che impediscono ai diritti di realizzarsi. È un dovere della Repubblica. Penso che al diritto del lavoro che è anche un diritto civile che va tutelato e che oggi non è assolutamente rispettato”. D. Che giudizio politico esprimi sulla fine della legislatura in corso? R. “Bisogna realizzare questo piano di cambiamento che l’Europa ha fatto. Più che giudizi da esprimere mi auguro che si colga l’opportunità che ci offre l’Europa di diventare protagonisti di obiettivi che possiamo realizzare tramite le risorse che ci sono giunte dall’Ue per la crescita sociale e per lo sviluppo economico. È inutile continuare a lamentarsi. Abbiamo perso quattro anni e mezzo. È l’ora di agire e di fare, di avere le idee passando dalla rassegnazione, dalle lamentele alle azioni concrete.”

Nato a Gaeta nel 1937, Giorgio Benvenuto ha conosciuto gli orrori della Seconda guerra mondiale. Finito il conflitto bellico peregrina con la famiglia in diverse città d’Italia per approdare nel 1950 a Roma, dove vive tutt’oggi. Dal 1969 al 1976 è stato Segretario generale della UILM (Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici). Nel 1972 ha fondato, con Pierre Carniti e Bruno Trentin la Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM). Dal 1976 al 1992 è stato Segretario generale della UIL (Unione Italiana del Lavoro).  Lasciata l’attività sindacale è nominato Segretario Generale del Ministero dell’economia e delle finanze (“sempre come persona formata dal sindacato”, ci tiene a precisare Benvenuto). Sul piano politico ha militato nella sinistra riformista ed è stato deputato per diverse legislature. Dal 2015 al 2018 è Presidente della Fondazione Pietro Nenni. Autore di numerosi saggi di carattere economico e sindacale è attualmente Presidente della Fondazione Bruno Buozzi.

 Carlo Franza

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