Scoperto il Portico di Caligola realizzato nella lussuosa residenza imperiale Horti di Agrippina a Roma
Di recente, durante alcuni lavori che erano in corso in piazza Pia, a Roma, con l’obiettivo di preparare la piazza al Giubileo del 2025, una squadra di archeologi ha riportato alla luce una lavanderia romana in perfetto stato di conservazione.
Poco dopo, nello stesso luogo e durante i lavori di scavo e ricollocazione di questa struttura, gli archeologi si sono imbattuti in un’altra sorpresa su un livello inferiore: è venuto alla luce il portico di un edificio appartenuto all’imperatore Caligola nel quale, secondo i ricercatori, avrebbe ricevuto una delegazione di ebrei provenienti da Alessandria, guidati dal saggio Filone. Questi si recarono nella capitale per protestare davanti all’imperatore per aver ordinato che fossero collocate sue immagini nelle sinagoghe della città.
Lo scavo, diretto da Daniela Porro, della Soprintendenza speciale di Roma, ha riesumato parte di una struttura formata da un muro in opera quadrata di travertino e, alle sue spalle, i resti del basamento di un portico a colonne, di cui restano solo le fondazioni, che si apriva sul giardino noto come Horti Agripinae, lussuosa residenza imperiale situata a ovest del fiume Tevere, alle pendici del colle Gianicolo.
Nel corso dei lavori di scavo stratigrafico e delocalizzazione della fullonica rinvenuta nel cantiere per il sottopasso di piazza Pia, a Roma, sono stati rinvenuti i resti di un’interessante opera di sistemazione a giardino, affacciata direttamente sulla riva destra del Tevere. Si tratta di una struttura costituita da un muro in opera quadrata di travertino, di terrazzamento della riva del fiume, dietro al quale fu realizzato un portico colonnato, di cui restano le sole fondazioni, e un’ampia superficie aperta sistemata a giardino.
Lo scavo, condotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, coordinato sul campo dall’archeologa Dora Cirone con la direzione scientifica di Alessio De Cristofaro, ha permesso di documentare come la sistemazione sia stata interessata da tre fasi edilizie, susseguitesi tra l’età di Augusto e quella di Nerone.
Il rinvenimento di un tubo idrico in piombo (fistula plumbea), timbrato con il nome del proprietario della fornitura di acqua, e dunque del giardino, permette di identificare il personaggio titolare del primo rifacimento del complesso. L’iscrizione recita C(ai) Cæsaris Aug (usti) Germanici: si tratta dunque di Caligola, figlio di Germanico e Agrippina maggiore e imperatore dal 37 al 41 dopo Cristo.
Il ritrovamento potrebbe trovare un interessante riscontro anche nelle fonti letterarie antiche. Un passo dell’Ambasceria a Gaio (Legatio ad Gaium) scritta da Filone di Alessandria, storico ebreo di Alessandria d’Egitto, racconta di come Caligola avesse ricevuto la legazione di ebrei alessandrini proprio negli Horti di Agrippina, in un vasto giardino affacciato sul Tevere, che separava il fiume da un monumentale porticato.
L’ambasceria aveva lo scopo di rappresentare all’imperatore le difficoltà e la crisi che avevano investito la comunità ebraica di Alessandria nelle relazioni con la popolazione greco-alessandrina: crisi che si era manifestata con violenze, tafferugli, episodi di intolleranza religiosa. Ma Caligola, imperatore ispirato alle teocrazie orientali e sostenitore della componente greca di Alessandria, respinse le richieste. La somiglianza tra i resti rinvenuti e la descrizione dello storico alessandrino suggeriscono di identificare nello scavo di piazza Pia il luogo di quest’incontro.
Inoltre, secondo Alessio De Cristofaro, archeologo della Soprintendenza Speciale, l’iscrizione sulla fistula è di notevole importanza storica per più motivi. In primo luogo, conferma come lo scavo di piazza Pia rientri nell’area degli Horti di Agrippina maggiore, madre appunto di Caligola. Sempre da piazza Pia, ma da scavi degli inizi del secolo scorso, provengono altri tubi in piombo iscritti, con il nome di Iulia Augusta, presumibilmente Livia Drusilla, la seconda moglie di Augusto e nonna di Germanico. È probabile, dunque, che questa lussuosa residenza fosse passata dapprima in eredità a Germanico e poi, alla morte di questi, a sua moglie Agrippina maggiore e quindi al figlio imperatore.
Lo scavo, inoltre, ha portato in luce una serie importante di Lastre Campana, terrecotte figurate usate per la decorazione dei tetti, con scene mitologiche inusuali, riutilizzate come coperture delle fogne della fullonica, ma in origine probabilmente realizzate per la copertura di una qualche struttura del giardino, forse dello stesso portico.
Carlo Franza