L’Adorazione dei Magi, una delle più affascinanti e celebri opere di Sandro Botticelli (Firenze, 1445 – 1510), pittore simbolo del Rinascimento italiano, è il Capolavoro per Milano 2024, in arrivo dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze e in esposizione al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano dal 29 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025. L’iniziativa, giunta alla sua sedicesima edizione, porta ogni anno un nuovo capolavoro al Museo, per un’esposizione che nel 2024 è curata da Daniela Parenti, curatrice della Pittura del Quattrocento delle Gallerie degli Uffizi, e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano.

La tavola è stata realizzata intorno al 1475 per la cappella dedicata ai Magi della chiesa di Santa Maria Novella, a Firenze, fatta costruire a partire dal 1469 dal ricco e ambizioso uomo d’affari Gasparre del Lama. Quando la caduta in disgrazia del committente porta all’abbandono della cappella, l’Adorazione dei Magi entra quindi nella collezione della famiglia dei Medici, come risulta dagli inventari di fine XVI secolo, e dunque esposta agli Uffizi dal 1796.

Il tema – scelto sia per ragioni legate al nome del committente, Gasparre, come il più giovane dei re Magi, sia per rendere omaggio ai Medici, ferventi sostenitori della Compagnia dei Magi con sede a San Marco, a Firenze – viene affrontato dall’artista con grande originalità, in una composizione equilibrata, con la capanna in posizione centrale e le numerose figure disposte in maniera articolata intorno ad essa, in grande varietà di pose e atteggiamenti, rappresentate con cromie sgargianti e una precisa resa dei particolari.

Al suo interno, su un alto basamento, sotto i raggi della luce divina, è raffigurata la Madonna con il Bambino, mentre alle sue spalle Giuseppe appare in assorta concentrazione. Ai lati, divisa in due schiere, la parata di personaggi che giungono al seguito dei Magi, composta perlopiù dai protagonisti della società fiorentina al tempo dell’ascesa dei Medici. Lo stesso Botticelli si ritrae nel ragazzo biondo sulla destra, posto di tre quarti con il manto giallo oro, che ricerca lo sguardo dello spettatore.

La scena ha dunque l’evidente intento di sottolineare la fedeltà politica alla potente famiglia fiorentina da parte del committente, rappresentato nell’uomo canuto con il manto azzurro sulla destra, rivolto verso lo spettatore, ma anche quello di riconoscere il valore divino nell’operato terreno dei Medici.

L’Adorazione dei Magi degli Uffizi è forse – assieme alla Primavera e alla Nascita di Venere dello stesso museo – il dipinto più celebre e senz’altro tra i più riusciti e affascinanti di Sandro Botticelli (1445-1510), uno dei più grandi e celebri artisti del nostro Rinascimento, quello che forse meglio rappresenta la ricchezza culturale, le propensioni umanistiche e insieme le contraddizioni e i conflitti della Firenze medicea dell’ultimo terzo del Quattrocento. Fu commissionata intorno al 1475 per la sua cappella di famiglia – dedicata all’Epifania – nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze dal cambiavalute Guasparre di Zanobi da Lama, un importante personaggio dell’entourage dei Medici ch’egli volle infatti far rappresentare nelle figure dei tre re magi: in quella di Gaspare il “fondatore” e pater patriae Cosimo il vecchio, morto nel 1464; in quelle degli altri due re in rosso e in bianco inginocchiati in primo piano e a colloquio tra loro quelle rispettivamente dei suoi due figli Piero il Gottoso, morto nel 1469, e Giovanni, morto nel 1463; mentre in quelle dei tre personaggi in piedi all’estrema sinistra, il primo dei quali armato di spada, sarebbero raffigurati il nipote Giuliano de’ Medici (che nel ’75 aveva vinto appunto una giostra), il poeta Angelo Poliziano e l’altro umanista Pico della Mirandola; in quella del giovane appena dietro di loro il fratello di Cosimo, Lorenzo di Giovanni de’ Medici; in quella di giovane pensieroso in piedi e in vesti nere che apre il gruppo di destra l’altro nipote Lorenzo de’ Medici; e nelle due, infine, che dietro di lui rivolgono lo sguardo verso lo spettatore, l’una canuta e l’altra elegantemente avvolta in un manto giallo, il committente Guasparre di Zanobi e il pittore allora trentenne Sandro Botticelli. Realizzata negli anni della prima maturità dell’artista, pochi anni dopo aver frequentato le botteghe di Filippo Lippi e del Verrocchio e poco dopo la Fortezza dipinta nel 1470 per i Medici, ma prima degli affreschi della Sistina e dei già ricordati capolavori degli Uffizi, la Primavera, la Pallade e la Nascita di Venere, l’opera è ricordata in chiesa come di mano di Botticelli sin dall’Albertini, nel 1510, e dové colpire i contemporanei per la presenza nella scena sacra di «più persone ritratte a naturale» (Anonimo Magliabechiano 1542-48), per l’indescrivibile «bellezza che Sandro mostrò nelle teste che si veggono, … quale di faccia, quale in profilo» e per «la perfezione di suo magistero, … per colorito, per disegno e per componimento» (Vasari 1550).

Nelle passate edizioni il Museo Diocesano Carlo Maria Martini ha ospitato opere come la Deposizione (Pinacoteca Vaticana) e La cattura di Cristo (Dublino, National Gallery) di Caravaggio, l’Annunciata (Palermo, Galleria Regionale) e l’Ecce Homo (Piacenza, collegio Alberoni) di Antonello da Messina, la Natività di Lorenzo Lotto (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), la Natività di Filippo Lippi (Prato, Musei Civici), la Giuditta di Botticelli (Firenze, Uffizi), la Sacra Famiglia di Mantegna (Fort Worth, Texas, Kimbell Art Museum), l’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer (Firenze, Uffizi), l’Adorazione dei Pastori di Perugino (Perugia, Galleria Nazionale)l’Adorazione dei Magi di Veronese (Vicenza, chiesa di Santa Corona), l’Adorazione dei Magi di Artemisia Gentileschi (Cattedrale di Pozzuoli), l’Annunciazione di Tiziano (Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli), la Predella della Pala Oddi di Raffaello (Musei Vaticani), uno scomparto dell’Armadio degli Argenti di Beato Angelico (Museo di San Marco, Firenze).

Carlo Franza


 

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