Gabriella Sica, in un ritorno alle radici della sua giovinezza, esplora luoghi intrisi del suo passato. È lì, in questi echi del passato, che trae l’ispirazione per scrivere, o meglio riscrivere, “La vita favolosa”. Questa raccolta, la sua ultima opera, seppur rifacentesi ad altri anni, rimane interamente inedita in Italia. Evoca la vita bohémien nel quartiere Trastevere di Roma durante gli anni Ottanta del Novecento, periodo in cui poeti e artisti si riunivano attorno alla sua rivista Prato pagano. Il libro di Gabriella Sica che mi ritrovo tra le mani è “La fabuleuse vie”, La vita da favola, Editions Laborintus- Lille- France  (Traduzione di Monique Baccelli, Pagine 98, Formato 12 x 18, 18 Euro).

Questo nuovo volume di Gabriella Sica presenta in copertina -a detta della stessa poetessa- “una lontana foto del 1979 quando ero arrivata nella mia nuova casa trasteverina visto che ero felicemente scappata dalla casa di famiglia”, racconta l’autrice. La fabuleuse vie esplora la sua vita, un andare a ritroso, luoghi carichi del suo passato. La raccolta, inedita in Italia, evoca la vita bohémien della poetessa a Trastevere durante gli anni Ottanta, periodo in cui poeti e artisti si riunivano attorno alla rivista Prato pagano, da lei fondata. Come nasce la plaquette “La fabuleuse vie”? “All’inizio avevo accolto la proposta delle Edizioni Laborintus di tradurre il mio primo libretto di poesie, La famosa vita, pubblicato nel 1986 ma scritto nei mesi a cavallo tra il 1979 e il 1981. Erano poesie piccole, nitide, se possibile adamantine. Erano brandelli sulla scrittura e sull’amore trasportati dai lirici greci, dai fragmenta petrarcheschi, e dai Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes”, spiega in una nota.
“Ho contattato Monique Baccelli grande traduttrice di romanzi e poesie italiane, conosciuta a un convegno fiorentino su Cristina Campo, che già aveva tradotto alcune mie poesie in occasioni italofrancesi, e in particolare una decina di poesie delle cinquanta de La famosa vita. Generosamente e con notevole spirito di collaborazione tra donne, Monique ha accettato di tradurre le altre quaranta poesie. Era il 2021, l’anno terribile della clausura, e io avevo cominciato a scrivere qualche altro piccolo brano d’amore e di poesia, eco lontana di quel mio primo libro della meglio gioventù. E così in quell’anno terribile e nel successivo ho scritto altre cinquanta piccole poesie con il titolo La nuova famosa vita. Ho pensato di dare a questi due libri – La famosa vita e La nuova famosa vita – un titolo riassuntivo: La favolosa vita”, conclude Sica. Tra i temi delle poesie, scritte con una lingua del quotidiano, “normale e comune”: l’amicizia, l’abbandono, il tempo che scorre inesorabile, i legami familiari. I versi di Gabriella Sica sono uno spaccato del reale ma nascono da un continuo dialogo con la tradizione letteraria: “le mie sono poesie piene di riferimenti”, dice Sica.

Il libretto tra le mie mani è stato letto con una presa letteraria fuor dal comune, visto che quegli anni romani raccontati dalla poetessa,  li ho vissuti anch’io,  e molte frequentazioni da Bertolucci a Penna, da Caproni a Pasolini mi hanno dato  una formazione fondante unitamente al mio insegnamento iniziato  con Giulio Carlo Argan  -dopo la laurea- alla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza.

L’evocazione stupita delle cose e dei sentimenti, scavata entro una sofferta esperienza memoriale e affettiva, si mostra nei versi esemplari della plaquette, e la poetessa romana ripiegata su sè stessa e schiva delle risonanze, lascia crescere una poesia semplice, spontanea, emotiva e timida, attraverso un linguaggio che tende all’essenzialità. La poesia di Gabriella Sica cresce nel solco di quella poesia del Novecento che apparenta Sandro Penna, Giorgio Caproni, Umberto Saba e altri ancora; per la sua ricerca ansiosa e drammatica della realtà segreta della natura, non dai colori, ma dall’anima, e una condizione poetica come rievocazione delle memorie, del desiderio, della solitudine, della gioia e del dolore (Fiori rosa e viola e forse alloro ma/ nel cuore un rodìo d’angosce amare/ pag. 26). La Sica, una volta tra i “poeti nuovi”, oggi certo -e maggiormente con questo libro- appare tra i nomi più esaltanti della poesia contemporanea, per la scabrezza, l’assolutezza della poesia, dove nasce una coscienza dell’abisso che separa il finito dall’infinito, e spremere il succo dell’esistenza fino alla goccia, vale a dire una distillatissima lirica priva di inutili concessioni (Quanti abbracci e miraggi miei amori diletti/ voi amici belli che affollate la favolosa vita/ quanto soavi i rapidi passi  per dirvi addio/ e l’anima candida vi dice la fiaba estrema/ noi con i nostri corpi vivi noi risorgeremo/ pag. 80) . In questi versi brillano analogie stilistiche, un vivo sentimento della natura, uno smarrimento cosmico e perfino l’essenza di certa poesia orientale.

La misura più vera di questa poesia della Sica si lascia rinvenire a tratti in brevi frammenti, puri e freschi, mostrando sia un verso compiuto e aperto, che l’esasperato non senso del mondo e il disperato   amore per la vita (Ah! La solitudine della giovinetta / che al crepuscolo piangeva / la sera al chiaro di luna tra i tetti / vedeva un pianto di stelle nel cielo / senza qualcuno da abbracciare. / L’errore, vivere sola a trent’anni. /pag.50).

 Il culmine del mistero che circonda la vita è proprio nella fanciullezza, non solo, e altri nodi centrali corrono nei versi, la gioia d’essere vivi, di vivere la vita, d’amare le cose, l’amore, il corpo, il sesso, fino ai fragili limiti che dividono la felicità dalla disperazione (Se aspetto le amiche mi preparo a festa/ e tra i cuscini le ascolto con  cura/ raccontano di pene e di amori falliti/ di sguardi mancati e di voglie finite/  Poi resto sola a consumare il mio rancore/ pag. 10). La sostanza concettuale della sua lirica si affida ai diversi momenti dell’esistenza, alle diverse età, al coro di un’ansia che si fa tela materiale degli eventi, tra lacune e salti; il suo stato d’animo vive gli strappi del tempo, uno stato di nativa innocenza, di freschezza originaria, tutto ricco d’infinite sfumature, una serie di note paesistiche e umane fissate in vertiginosa successione (La strada poco animata e vuota/ infiammata e rossa al tramonto/ mentre scende  sulla città la notte/  la casa  pure vuota  ma piena/  di libri  e un gatto di passaggio/ pag.52).  Gabriella Sica ha la capacità di muoversi con i mezzi suoi, i versi, in un’atmosfera di magica levità, sospesa tra reale e irreale, uno stupore di sogno, mostrando parole-immagini, dense di suggestioni e risonanze nutrite proprio dal linguaggio poetico del ‘900.

Poesia dopo poesia, verso dopo verso, tra cesello e limatura, ecco leggersi “nuances” di colori e di ritmo, frammenti che secondo il nuovo concetto della limpida folgorazione poetica rimandano ai simbolisti francesi.  Tutto il narrato acquista un significato esistenziale, di esperienza profondamente vissuta, e gli aspetti della natura sono affidati a particolari messaggi del cuore, a bozzetti soffusi dell’irrevocabile trascorrere del tempo, del conseguente decadimento delle cose. Tutto si mostra con un linguaggio non aulico o rotto, ma semplice, sommesso, aereo, come colpito da una pacata quiete di candida pietas.                                  

Gabriella Sica è una delle voci più importanti della poesia italiana contemporanea. Incoraggiata da Elsa Morante, Attilio Bertolucci e Giorgio Caproni, è attiva sulla scena letteraria italiana da più di 40 anni. Autrice di una dozzina di libri, è anche regista di sei documentari su Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Umberto Saba, Sandro Penna e Giorgio Caproni, che ha presentato nell’aprile 1999 al Théâtre Molière. La Fabuleuse Vie è il suo primo libro presentato in Francia. Gabriella Sica, originaria della Tuscia, vive dall’età di dieci anni a Roma dove si è laureata e dove ha poi insegnato all’Università “Sapienza”. Poetessa, scrittrice e saggista, Sica è una protagonista e una testimone della poesia italiana contemporanea, apprezzata da Elsa Morante fin dal suo esordio. Ha diretto la rivista “Prato pagano” (1979-1987), contribuendo significativamente alla scena poetica italiana. Ha scritto otto libri in versi, tra cui gli ultimi due sono Tu io e Montale a cena (Interno Poesia, 2019) e Poesie d’aria (Interno Libri, 2022), e libri in prosa, tra cui gli ultimi due sono Emily e le Altre. Con 56 poesie di Emily Dickinson (2010) e Cara Europa che ci guardi 1915-2015 (2015). Sue poesie sono tradotte in varie lingue, tra cui, ultimamente, in cinese e in tedesco. Nel 2014 ha conseguito il “Premio Lerici-Pea” alla carriera. L’ultimo suo libro, La fabuleuse vie (2024), appena uscito in Francia, comprende il suo primo libro mai ripubblicato, La famosa vita, e La nuova famosa vita, ancora inedito in Italia.

 Carlo Franza   

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