La superficie inesplorata di Loi di Campi a Capolinea Frisà da Frisà Bistro in Via Alserio a Milano
Si muove in più luoghi d’Italia l’arte di Loi di Campi, e sorprende sempre per questo suo indagare da anni sullo spazio, sulla superficie, su quanto ci circonda. Tutto vive come nuovo, tutto ci sorprende, tutto cresce, tutto muove verso una costruzione infinita, in dentro e in fuori, lateralmente a destra e lateralmente a sinistra. La mostra dal titolo “LA SUPERFICIE INESPLORATA” dell’artista Loi di Campi, visitabile fino al 15 gennaio 2025, che rientra in un progetto artistico internazionale, “CAPOLINEA FRISA’ “, ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza per FRISA’ BISTRO’, location internazionalmente nota, che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea. Il Patron di questo locale, nel quartiere oggi alla moda che ha nome Isola, è Paride Sansò & figli, che come negli anni Cinquanta / Sessanta del Novecento ha saputo unire cibo e cultura, piatti raffinati con opere di artisti preziosi. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte di piano internazionale, che ha firmato anche il testo, riunisce un certo numero di opere che compongono una vera e propria installazione, capace di campionare il percorso singolare di questo illustre artista italiano. All’inaugurazione vi è stata una prolusione del Prof. Carlo Franza, curatore della mostra, unitamente alla partecipazione di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti.
Si diceva del suo indagare sullo spazio, per cercare, costruire e mettere in luce quella “superficie inesplorata”. Una volta si muoveva con le estroflessioni, oggi è la volta dei vuoti/pieni, vale a dire sipari in cui si leggono le gocce, come scavate. La scenografia di questi lavori ha il sapore del teatro della vita. Ma è pur sempre la superficie ad essere esplorata. Lo spazio è stato indagine di illustri artisti del Novecento, c’è chi come Fontana ha operato i tagli nello spazio, c’è chi si è mosso come Castellani e Bonalumi con le estroflessioni nello spazio, e altri che nello spazio hanno operato e virgolettato il loro procedere, andando ancora oltre, in alto e in basso, a destra e a sinistra, ecc. Adesso da qualche tempo c’ è chi come Loi di Campi è alla ricerca di un’altra superficie, di un altro spazio, di nuove prospettive, di individuare, proporre e far crescere spazi nello spazio. Loi di Campi è tra gli artisti italiani che oggi vive attenzioni particolari per quel versante aniconico che lascia campionare il suo percorso, ed è tra gli operatori estetici dell’oggi più attivi a insistere sulla problematica e sulle potenzialità della superficie sensibile dell’opera, ed anche sulla formazione concettuale e fisica della struttura che vive oltre la superficie. Lavorando per capitoli, prima sui moduli emersi e poi su quelli sommersi, l’artista ha sondato tutte le possibilità dell’estroflessione, senza tralasciare la composizione più articolata, o la linea curva prediletta in diagonale, dando per quest’ultima la possibilità di leggervi una ricerca più sontuosa. E con lo spingere fuori i moduli, prediligendo la forma delle gocce, arriva al suo metodo definitivo che consiste nel riempire lo spazio, su cui interviene con il colore che si presenta come dominante (bianco, rosso, nero, blu, ecc.). Abbiamo una sorta di superficie che respira con la conseguente sensazione di movimento e di stasi di questo corpo di colore, che pare voler fuoriuscire dai vincoli del telaio ma al tempo stesso voler restare nell’essere stesso della pittura. E accanto allo stato maggiore milanese dell’estroflessione, da Enrico Castellani ad Agostino Bonalumi, fino a Paolo Scheggi, che hanno pure avuto la precedenza cronologica rispetto al minimalismo statunitense, il nuovo fare di Loi di Campi si attesta fra le personalità più sperimentali del nostro tempo, per i suoi attuali vissuti fervidi di tensioni creative. Ritmo e sequenza sono le forze messe in campo all’interno del telaio, e in questo clima di sviluppi e di rapidissima realizzazione dell’opera-fenomeno, Loi di Campi procede rigorosamente con i suoi moduli verso una geometria naturale (le gocce), verso emissioni della forma in un ritmo spaziale della superficie. L’artista oggi vive in Brianza ma a Milano svolge gran parte della sua attività artistica, relazionando, esponendo, presenziando”.
Loi di Campi nasce a Campi Salentina nel 1948. Vive e lavora a Desio. Dopo una breve esperienza come docente nelle scuole medie e superiori, negli anni 80 fonda assieme alla moglie una ditta di ceramiche artistiche, con il marchio DE.AR. Inizia così una feconda esperienza espositiva internazionale, partecipando alle più importanti fiere del settore ceramiche d’arte per più di 20 anni. Parallelamente affianca all’esperienza del manufatto d’arte la pittura, sempre nella costante e rigorosa espressività di ricerca. Così la pittura di Loi di Campi è densa di vitalità cromatica, secondo un procedere compositivo astratto. Dalla fine del 2012 ad oggi si concentra sul bianco, e le superfici diventano campo per architetture futuribili. Nascono strutture bianche a più dimensioni, vere e proprie scenografie plastiche. Città che vanno oltre la dimensione immaginativa per un sogno nell’etere ufologico. Nella costante contaminazione linguistica dell’arte multimediale, Loi di Campi non trascura la ricerca, esercita la sperimentazione con l’aiuto dell’elemento interdisciplinare del computer design. Realizza opere con accavallamenti e accostamenti di superfici colorate precedentemente riprese ed elaborate. Nasce così un ulteriore “gioco” poetico di metamorfosi. Da non trascurare l’altra estetica che Loi di Campi esercita professionalmente: la musica. Si può certamente affermare che la pittura non può fare a meno della musica. Ha tenuto mostre personali e collettive in più città. Nel 2015 è chiamato dall’illustre storico dell’arte Prof. Carlo Franza, a tenere una mostra personale dal titolo “Novelle architetture” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze e una seconda dal titolo “Aisberg. Moduli e geografie” al Plus Berlin di Berlino nel Progetto “Strade d’Europa”. Del suo lavoro ha scritto il Prof. Carlo Franza. Nel 2016 con una giuria presieduta dallo Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza vince a Firenze il Premium International Florence Seven Stars. Nel 2018 l’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza lo invita a tenere una sua personale dal titolo “Oltre la superficie” al Plus Berlin di Berlino nel Progetto “Strade d’Europa”; poi nel 2019 ancora una personale al Plus Florence di Firenze dal titolo “Elogio della superficie” e partecipa all’installazione “La Luna di Leopardi” al Plus Florence di Firenze per i 200 anni de L’Infinito di Leopardi, invitato dal Prof. Carlo Franza. Nel 2021 procede all’installazione “Disseminazione di gocce” al Plus Florence di Firenze ancora invitato dal Prof. Carlo Franza. Ed è ancora il Prof. Carlo Franza ad invitarlo nel Progetto “Disseminazione monumentale a Venezia” in occasione della 59ma Biennale d’Arte a Venezia nel 2022. Nel 2022 tiene una mostra personale dal titolo “L’altra superficie” alla Fondazione ATM di Milano nel Progetto “Nuovo Atlante delle Arti” a cura del Prof. Carlo Franza. Nel 2023 è l’illustrissimo Prof. Carlo Franza ad invitarlo a tenere una mostra personale dal titolo “Fuochi di spazialismo informale” nel Progetto Scenari al Plus Florence di Firenze e successivamente “Schedario della terra”. Nel 2023 tiene ancora a Firenze al Plus Florence presentato dallo Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza una personale di nuovi lavori dal titolo “Un popolo di formiche”. Hanno scritto del suo lavoro vari critici fra cui più volte il Prof. Carlo Franza. Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. Del suo lavoro ha scritto testi il Prof. Carlo Franza e articoli su Il Giornale.