E’ morto Lorenzo Patàro il più giovane poeta italiano. Il Leopardi del terzo millennio.
La sua pagina Fb oggi è riempita di parole di saluto e stupore, ricordi e tante, tante poesie, le sue, certo. Lorenzo Patàro, giovane poeta calabrese di Laino Borgo, in provincia di Cosenza, è scomparso improvvisamente a soli 27 anni. Di lui ricordiamo il “carattere schivo e malinconico”,
un poeta che non amava mettersi in mostra, un grande poeta ve lo assicuro. Nel mondo della poesia -della nicchia poesia- si era già fatto notare ottenendo diversi riconoscimenti. Era nato a Castrovillari nel 1998, si è laureato in Lettere moderne e Filologia Moderna all’Università di Salerno. Faceva parte della redazione di Inverso – giornale di poesia. La sua raccolta “Amuleti” era tra le opere finaliste del Premio Strega Poesia nel 2023 e del Premio Pontedilegno Poesia 2024. Proprio con i sui “Amuleti” (con la prefazione di Elio Pecora) era stato inserito nella prima selezione del Premio Strega Poesia 2023 arrivando in semifinale; raccolta recensita sui maggiori quotidiani italiani (Il Manifesto, Il Sole 24 ore, Il Mattino, La Lettura – Corriere della Sera) Tra le sue pubblicazioni di successo la raccolta di poesie “Bruciare la sete” del 2018. Tra i premi più importanti che ha ottenuto: “Ossi di seppia” nel 2021 e “Ritratti di poesia” nel 2023. Collaborava con il quotidiano “Il Foglio”. Si stava facendo strada nel mondo della cultura con le sue poesie, spesso tenere, cariche di ricordi e piene di umanità. Alcune delle
sue poesie sono state pubblicate su riviste e quotidiani di tutta Italia. Proprio l‘Università di Salerno ha espresso cordoglio alla notizia della morte del giovane “il Dipartimento di Studi Umanistici partecipa con profonda e sincera commozione al dolore della famiglia e di tutta la comunità studentesca per la prematura scomparsa di Lorenzo Pataro, nostro studente iscritto al corso di studi in Filologia moderna e apprezzato giovane poeta”. “È sconvolgente svegliarsi
alle quattro del mattino e apprendere da Facebook che è morto un giovane poeta di 27 anni. Si chiamava Lorenzo Pataro, viveva a Laino Borgo, un piccolo paese del Pollino calabrese”, scrive oggi dalla sua pagina Fb Franco Arminio, poeta e paesologo. “È sconvolgente perché gli avevo mandato qualche notte fa delle mie poesie che avevo appena scritto e lui domenica 16 febbraio mi ha mandato una mail con una raccolta di sue poesie inedite. Continuerò anche per lui il mio impegno che è riassunto benissimo dagli ultimi versi della sua ultima poesia”. Versi che lo stesso Arminio riporta: “Tornare alla terra come fosse una promessa, fatta agli avi. Tornare alla terra per renderli immortali. Tornare a far brillare questa terra, come a mettere un sigillo o una fiamma di speranza che rimanga, che renda più vivo persino l’abbandono, il deserto lasciato dal progresso e la sua scia”. Collaboratore de Il Foglio “donava frammenti di anima attraverso l’inchiostro”. Solo pochi giorni prima della morte, da Ig, il giovane poeta aveva postato una poesia che, letta a posteriori, potrebbe portare a pensare che fosse una sorta di presagio o richiesta di aiuto. Dà brividi leggerla adesso. Ne ho scelta una tra le tante, che porgo ai lettori. Parla da sé.
“Penso ai morti del paese a cui non pensa
più nessuno. Gli ingrigiti fiori finti, i fiori secchi,
il gelo che fa tana nelle tombe scoperchiate.
Quanto resta. Cosa resta in una foto
di tutto il mappamondo di un umano.
Una scritta, una data, qualche oggetto.
Cosa resta. Penso a tutti i trapassati
che non lasciano una scia. Benedico
i loro nomi, percepisco il loro sonno
come un ago, la mia notte
nella cruna della loro”.
(Da “Amuleti” di Lorenzo Pataro)