Salvatore Emblema e il primato dell’astrazione con il suo dipingere il paesaggio. La mostra al Museo Emblema di Terzigno/Napoli
Venerdì 28 marzo, alle ore 17.00, al Museo Emblema di Terzigno (NA) inaugurato il progetto espositivo “Dipingere il paesaggio”, a cura di Renata Caragliano ed Emanuele Leone Emblema, programmato e finanziato dalla Regione Campania (Fondi POC 2014-2020), realizzato
da Scabec nell’ambito della rassegna Campania by Night, con il Museo Emblema. Nella ex casa-studio dell’artista Salvatore Emblema, ai piedi del Vesuvio, si riproporrà quel clima di condivisione che l’artista creava ospitando gli amici durante l’equinozio di Primavera: una “festa”, come la definiva lo stesso Emblema, per celebrare il momento in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. Oltre alla mostra, con una selezione di opere, soprattutto degli anni Sessanta e Settanta, allestite tra interno ed esterno del museo, sono previsti percorsi didattici, visite guidate e performance musicali.
L’inaugurazione del 28 marzo seguita, alle ore 19.30, dalla performance musicale di Dada’, artista napoletana che propone una musica in bilico tra passato e futuro, tradizione e innovazione, ‘glocal’, per così dire, che ha le radici ben piantate nella musica napoletana ma le antenne orientate verso i suoni e le atmosfere del mondo contemporaneo.
Venerdì 28 marzo, alle ore 17, il Museo Emblema di Terzigno (NA) presenta il progetto espositivo dal titolo “Dipingere il paesaggio” di Salvatore Emblema (1929-2006), a cura di Renata Caragliano e Emanuele Leone Emblema, programmato e finanziato dalla Regione Campania (fondi POC 2014–2020), realizzato da Scabec – Società Campana Beni Culturali nell’ambito della rassegna Campania by Night, con il Museo Emblema.
Nella ex casa-studio dell’artista Salvatore Emblema, ai piedi del Vesuvio, si ripropone quel clima di condivisione che l’artista creava ospitando gli amici durante l’equinozio di Primavera: una “festa”, come la definiva lo stesso Emblema, per celebrare il momento in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. Dirò subito che Salvatore Emblema mio grande amico, è stato uno dei più significativi e importanti pittori italiani del secondo Novecento. L’aveva intuito già il mio maestro e mentore Professor Giulio Carlo Argan, l’ho sempre ribadito io. E ancora oggi, di più.
La mostra, aperta fino al 31 luglio, prende il titolo da un’opera di Emblema del 1967-’73: “Dipingere il paesaggio”, un’installazione composta da un insieme di fascine di rami di castagno ridipinti in un colore Blu Emblema, e propone un viaggio nelle installazioni ambientali nella natura che l’artista ha realizzato ai piedi del Vesuvio. Una vera e propria anticipazione della Land Art sotto il vulcano messa in atto dal 1967 in avanti. Esperimento documentato anche da alcuni scatti fotografici, nei quali si vede come Emblema fosse intervenuto con pigmenti naturali (rosa, bianco, verde) sugli alberi di pino circostanti la sua casa-studio, cambiandone colore. Un’azione bloccata in un fermo immagine, che fissa a un attimo preciso il ciclo di vita di quell’intervento di “dipingere il paesaggio” destinato a scomparire nel tempo.
In esposizione una selezione di opere, soprattutto degli anni Sessanta e Settanta, allestite tra interno ed esterno del museo, realizzate con materiali industriali, semilavorati e prefabbricati in metallo, “griglie” che interagiscono con lo spazio circostante utilizzando la linea come forma scultorea. Strutture primarie che, come una rete, danno vita a forme geometriche elementari allo scopo di creare opere pure che si sviluppano in verticale, “trasparenti”, e che – come nel caso delle sue opere su tela di juta – da corpi solidi e tridimensionali perdono peso raggiungendo la trasparenza.
“Che cos’è la trasparenza allora, se non il tentativo di eliminare ogni corpo opaco che si metta in mezzo tra i nostri occhi e la luce?” scriveva Emblema. Le forme scultoree incontrano il paesaggio che le circonda trascinando con sé nella memoria, una traccia, un segno lasciato o anche un vuoto segnato. La sua opera collocata sullo sfondo della natura contiene la visione della natura stessa. Con le parole di Emblema: “Non imito la natura, creo entro le sue leggi. La luce del sole penetra il dipinto”, in questo caso il corpo della scultura, “come penetra la terra”.
L’inaugurazione del 28 marzo sarà seguita, alle ore 19.30, dalla performance musicale di Dada’, artista napoletana che ha preso il nome da una corrente delle avanguardie artistiche del Novecento, il Dadaismo, e che propone una musica in bilico tra passato e futuro, tradizione e innovazione, ‘glocal’, per così dire, e che ha le radici ben piantate nella musica napoletana ma le antenne orientate verso i suoni e le atmosfere del mondo contemporaneo. L’evento musicale si avvale della consulenza artistica di Stefano Piccolo.
Per tutta la durata della mostra sono previsti percorsi didattici, visite guidate ed eventi speciali come la presentazione del libro di poesie di Enzo Ragone, “La seconda vita del desiderio” (Interno Libri Edizioni), in programma domenica 4 maggio presso il Museo Emblema: un volume a cura di Francesco Napoli che connette brillantemente il tratto poetico di Ragone con quello pittorico – e a suo modo poetico – di Salvatore Emblema, fondendo due linguaggi con un’unica visione.
Tra i percorsi didattici, si propone un’esperienza a tratti immersiva, per allargare e allacciare allo stesso tempo i confini tra interno ed esterno, natura e cultura. Dopo aver visitato la mostra il pubblico verrà invitato a selezionare le opere esposte in una fotogallery virtuale, caricata in un tavolo tattile digitale. Ogni scelta verrà fatta sulla base dell’opera che ha provocato la più intensa partecipazione emotiva, che ha provocato il massimo di stupore e meraviglia rispetto al proprio modo di concepire l’arte e che dialoga di più con lo spazio esterno della natura. Il secondo percorso educativo disamina a tutto tondo del concetto di pittura, di orizzontalità, di proporzioni prospettiche e pattern coloristici storicamente legati alla pittura di paesaggio. Ideato per diverse fasce d’età, si caratterizza per una visita interattiva alla mostra e un successivo laboratorio pratico della durata complessiva di circa due ore.
Biografia. Dopo aver frequentato la Scuola del Corallo di Torre del Greco e l’Accademia di Belle Arti a Napoli, e dopo numerosi viaggi, all’inizio degli anni Cinquanta Salvatore Emblema (Terzigno, 1929-2006) si stabilisce a Roma dove, nel 1954, tiene la sua prima mostra alla Galleria San Marco. Si trasferisce per alcuni anni negli Stati Uniti, dove conosce uno dei più importanti esponenti dell’Espressionismo Astratto americano, Mark Rothko, il cui linguaggio pittorico, caratterizzato da un’estrema sintesi cromatica e lirica, esercita su Emblema un’influenza profonda. Tornato in Italia alla fine del decennio, alla metà degli anni Sessanta conosce il collega critico Giulio Carlo Argan, che contribuirà alla definizione e all’analisi del concetto di “Trasparenza”, fulcro della ricerca dell’artista. Gli anni Settanta sono contrassegnati da numerose mostre, fra cui le personali in varie sedi istituzionali, tra cui Villa Pignatelli a Napoli e Palazzo dei Diamanti a Ferrara, a cura di Palma Bucarelli. Nel 1980 e nel 1982 partecipa alla Biennale di Venezia, e nel 1985 una sua personale è presentata presso il Palazzo Reale di Napoli. L’ostilità dell’ambiente accademico napoletano e il polemico dibattito artistico contemporaneo spingono l’artista a ritirarsi presso la sua Villa di Terzigno, alle falde del Vesuvio. Negli ultimi anni la figura e la ricerca artistica di Emblema, fra i più singolari esponenti italiani della ricerca pittorica nell’ambito dell’astrazione, sono tornate ad essere oggetto di riflessione da parte della critica.
Carlo Franza