Cinque progetti espositivi continuano le celebrazioni del 25esimo anno dall’apertura di Palazzo Collicola. In mostra l’artista di fama internazionale William Kentridge, una selezione di opere dalla collezione di Primo De Donno, i manifesti del Festival dei Due Mondi, l’artista Stefano Cerio e un’esposizione per i 10 anni di attività dell’associazione Mahler & LeWitt Studios. La Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo ospiterà una mostra di Gianni Politi.

Inaugurate le nuove mostre a Palazzo Collicola, a Spoleto. Il ciclo, che durerà per tutta la stagione estiva, dal 28 giugno al 2 novembre 2025, include cinque nuovi progetti espositivi: una personale dell’artista di fama internazionale William Kentridge dal titolo Pensieri fuggitivi; una mostra con una selezione di opere provenienti dalla collezione di Primo De Donno; una mostra dei manifesti del Festival dei Due Mondi; una personale di Stefano Cerio da titolo Corpi d’aria; un’esposizione per celebrare i dieci anni di attività dell’associazione Mahler & LeWitt Studios, attiva a Spoleto dal 2015.

Con questa serie di appuntamenti, Palazzo Collicola continua le celebrazioni del venticinquesimo anno dalla sua apertura: un traguardo che sarà festeggiato per tutto il 2025 con un ricco programma di mostre e iniziative. Anche la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, una delle sedi Musei Civici di Spoleto, sarà coinvolta nelle inaugurazioni estive con una mostra di Gianni Politi dal titolo Le cose non saranno mai più come prima (del potere anarchico dell’amore) a cura di Saverio Verini.  Il programma espositivo è reso possibile grazie al Comune di Spoleto, in collaborazione con: Festival dei Due Mondi, galleria Lia Rumma, William Kentridge Studio, Fondazione CaRiSpo, associazione Amici di Palazzo Collicola, Viaindustriae, Mahler & LeWitt Studios, University of West Georgia e con il supporto di Maggioli Cultura e Turismo.

Pensieri fuggitivi è il titolo della mostra di William Kentridge che investe gli spazi del Piano Nobile di Palazzo Collicola. Curata dal direttore dei Musei Civici di Spoleto, Saverio Verini, l’esposizione è co-prodotta dal Festival dei Due Mondi, con la collaborazione del William Kentridge Studio e della galleria Lia Rumma: un’unione che permette di presentare un’ampia selezione di opere realizzate negli ultimi venticinque anni dall’artista sudafricano, uno dei nomi più influenti della scena contemporanea internazionale. Un arco temporale così esteso consente di cogliere la profondità, la coerenza e l’evoluzione della sensibilità artistica di Kentridge, offrendo al pubblico una visione ampia e articolata della sua produzione, con disegni, sculture, video, stampe, e taccuini a comporre un repertorio ricco e sfaccettato, che vede l’esposizione di oltre cinquanta opere. Il titolo, Pensieri fuggitivi, richiama non solo un video presente in mostra (Fugitive Words), ma anche la matrice concettuale dell’artista: un pensiero in costante movimento, dove nulla è definitivo e tutto può generare connessioni inattese. La presenza di William Kentridge a Spoleto non si esaurisce con la mostra a Palazzo Collicola: l’artista partecipa infatti al programma di spettacoli del Festival dei Due Mondi con The Great Yes, the Great No e ad altre iniziative in città; Kentridge è inoltre l’autore a firmare il manifesto di Spoleto68, aggiungendo il suo nome a una lunga lista di artisti di fama internazionale.

Il piano terra accoglie Listen to Your Eyes. Opere e letterature artistiche da una collezione privata, mostra che raccoglie una serie di opere provenienti dalla collezione di Primo De Donno, una delle più sofisticate a livello nazionale, conservata a Foligno, a pochi chilometri di distanza da Spoleto. La collezione – che vanta opere di autori quali Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni, Mario Schifano, Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Enzo Cucchi, fino ad artisti emersi negli anni Novanta come Vanessa Beecroft e Stefano Arienti – trova la sua unicità nella raccolta eccezionale di libri, documenti, libri ed ephemera che accompagnano le opere, contribuendo a ricostruire il contesto che le ha generate e la loro fortuna critica. La mostra, a cura di Primo De Donno, Saverio Verini e Viaindustriae, è incentrata sul rapporto binario tra opere d’arte e la “letteratura” a esse collegata: un viaggio attraverso alcune delle principali figure e poetiche, movimenti e correnti del XX secolo fino ai giorni nostri, abbracciando un secolo di storia dell’arte.

Sempre al piano terra è allestita Festival dei Due Mondi. Manifesti 1958-2025: una sezione espositiva dedicata ai manifesti del Festival realizzati dal 1958 a oggi, un viaggio nella storia dell’arte e in quella del Festival. Balthus, Daniel Buren, Alberto Burri, Enzo Cucchi, Willem De Kooning, Niki de Saint Phalle, Helen Frankenthaler, David Hockney, Jasper Johns, Anish Kapoor, Joan Miró, Luigi Ontani, Cy Twombly, Emilio Vedova sono solo alcuni dei grandi artisti che hanno firmato i manifesti nel corso delle 68 edizioni. L’esposizione è resa possibile grazie alla collaborazione inedita tra i Musei Civici di Spoleto, Il Festival dei Due Mondi e la University of West Georgia, istituzione da tempo legata a Spoleto, che con il proprio contributo ha permesso di valorizzare questo prezioso patrimonio.

Al secondo piano di Palazzo Collicola viene presentata Corpi d’aria, a cura di Stefano Chiodi, con una selezione di fotografie di Stefano Cerio. Il progetto è realizzato nell’ambito dell’avviso pubblico “Strategia Fotografia”, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che ha visto Palazzo Collicola tra i soggetti selezionati. Grazie al bando, il museo ha potuto acquisire le serie fotografiche Brenva e Aquila realizzate da Cerio: in Aquila (2019-2021), l’artista ha installato chiese, castelli e scivoli gonfiabili nel paesaggio attorno alla città abruzzese colpita dal terremoto del 2009, luoghi frequentati da escursionisti ripresi nel momento di vuoto e silenzio, riattivati dalla presenza di giochi da luna park; in Brenva (2023), nome del noto ghiacciaio ai piedi del Monte Bianco che, a causa dei cambiamenti climatici, si sta prosciugando a vista d’occhio, è stato realizzato un muro gonfiabile, posizionato dove un tempo si trovava la fine del ghiacciaio, rendendo così visibile lo spazio perso negli ultimi anni, a rappresentare anche il limite del nostro sguardo e la mancanza di visione del futuro. Due progetti di forte impronta concettuale, al confine tra fotografia/arte contemporanea/arte ambientale, che fanno dialogare i linguaggi per documentare artisticamente le radicali trasformazioni del nostro tempo.

Al primo piano, nella stanza adiacente alla biblioteca G. Carandente, è allestita Mahler & LeWitt Studios: 10 anni di attività, una mostra d’archivio a cura di Guy Robertson, che celebra i 10 anni di vita dell’associazione. Attiva dal 2015 negli ex studi d’artista di Anna Mahler e Sol LeWitt e presso la Torre Bonomo. In questi anni, Mahler & LeWitt Studios ha contribuito alla vita culturale di Spoleto attraverso residenze per artisti, progetti speciali e un programma dedicato alle scuole: tutte attività che saranno ripercorse.

Oltre a Palazzo Collicola, anche la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, una delle sedi Musei Civici di Spoleto, ospiterà Le cose non saranno mai più come prima (del potere anarchico dell’amore), di Gianni Politi: si tratta di un intervento pensato per lo spazio della ex chiesa, all’interno della quale l’artista presenta una serie di dipinti e due sculture, in dialogo con l’antica destinazione d’uso del luogo e il suo ricco palinsesto di affreschi. Per Politi si tratta di un ritorno a Spoleto e in particolare nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, visto che nel 2011 l’artista espose proprio in questo spazio alcune opere: a distanza di quasi quindici anni, il nuovo progetto espositivo di Politi permette di rileggere il percorso dell’artista e osservare le sue evoluzioni.

Altri spazi della città sono animati da iniziative legate all’arte e alla cultura contemporanea grazie all’iniziativa di importanti fondazioni e associazioni attive sul territorio, tra cui la Fondazione Carla Fendi e l’associazione Mahler&LeWitt Studios che, in collaborazione con Spoleto68 Festival dei Due Mondi, presentano all’ex battistero della Manna d’Oro The Centre for the Less Good Idea, una mostra e un programma di residenze. La mostra Unhappen Unhappen Unhappen – Pepper’s Ghost Dioramas presenterà in anteprima quattro diorami animati realizzati con la tecnica Pepper’s Ghost da Anathi Conjwa, William Kentridge, Micca Manganye e Sabine Theunissen. Pepper’s Ghost è una tecnica di illusione teatrale di origine vittoriana che è diventata uno degli strumenti performativi distintivi del Centro. Fondato da William Kentridge e Bronwyn Lace a Johannesburg, in Sudafrica, il Centro promuove progetti collaborativi e interdisciplinari, con particolare attenzione al supporto di giovani artisti del continente africano. La loro peculiare strategia è quella di incoraggiare gli artisti a perseguire “l’idea meno buona”, ovvero quell’idea che inizialmente si pone ai margini, come risultato di un blocco creativo o di un caso, ma che in seguito consente maggiori opportunità esplorative. Casa Menotti, infine, accoglie la mostra personale di Federica Di Pietrantonio, artista emergente che per l’occasione dialoga con gli ambienti che ospitavano l’abitazione di Gian Carlo Menotti, proponendo un sottile omaggio al Maestro. Attraverso installazioni caratterizzate da una forte componente sonora, Di Pietrantonio si inserisce in modo insieme discreto e incisivo nello spazio, con un’attitudine fortemente orientata alla sperimentazione.

Biografie degli artisti

William Kentridge è nato a Johannesburg, in Sudafrica, nel 1955. È riconosciuto a livello internazionale per i suoi disegni, film, produzioni teatrali e operistiche. Il suo metodo combina disegno, scrittura, cinema, performance, musica, teatro e pratiche collaborative per creare opere d’arte radicate in politica, scienza, letteratura e storia, mantenendo però uno spazio per la contraddizione e l’incertezza. Dal 1990, le opere di Kentridge sono state esposte in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, l’Albertina Museum di Vienna, il Musée du Louvre di Parigi, la Whitechapel Gallery di Londra, il Louisiana Museum di Copenaghen, il Museo Reina Sofia di Madrid, il Kunstmuseum di Basilea, lo Zeitz MOCAA e la Norval Foundation di Città del Capo, e la Royal Academy of Arts di Londra. Ha partecipato più volte a Documenta di Kassel (2012, 2002, 1997) e alla Biennale di Venezia (2015, 2013, 2005, 1999 e 1993). Le sue produzioni operistiche includono Il flauto magico di Mozart, Il naso di Šostakovič e le opere di Alban Berg Lulue Wozzeck, rappresentate nei teatri d’opera di fama mondiale, tra cui il Metropolitan Opera di New York, La Scala di Milano, l’English National Opera di Londra, l’Opéra de Lyon, l’Opera di Amsterdam, la Sydney Opera House e il Festival di Salisburgo. Le produzioni teatrali di Kentridge, eseguite in teatri e festival di tutto il mondo, comprendono Refuse the Hour, Winterreise, Paper Music, The Head & the Load, Ursonate, Sibyl, The Great Yes, the Great No e, in collaborazione con la Handspring Puppet Company, Ubu & the Truth Commission, Faustus in Africa!, Il ritorno di Ulisse e Woyzeck on the Highveld. Nel 2016, Kentridge ha fondato il Centre for Less Good Idea a Johannesburg: uno spazio dedicato al pensiero e alla creazione reattiva attraverso pratiche artistiche sperimentali, collaborative e interdisciplinari. Il centro ospita un programma continuo di workshop, spettacoli pubblici e attività di mentoring. Kentridge ha ricevuto dottorati honoris causa da numerose università, tra cui Yale, l’Università di Londra e la Columbia University. Nel 2010 ha ricevuto il Premio Kyoto. Nel 2012 gli è stato conferito il titolo di Commandeur nell’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia, e ha presentato le Charles Eliot Norton Lectures presso l’Università di Harvard. Nel 2015 è stato nominato Accademico Onorario della Royal Academy di Londra. Nel 2017 ha ricevuto il Premio Princesa de Asturias per le Arti e nel 2018 il Premio Internazionale Antonio Feltrinelli. Nel 2019 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la pittura a Tokyo. Nel 2021 è stato nominato Membro Associato Straniero dell’Académie des Beaux-Arts di Parigi. Nel 2022 ha ricevuto l’Onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia e, nel 2023, l’Olivier Award per l’Eccellenza nell’Opera con Sibyl a Londra. Le opere di Kentridge fanno parte delle collezioni di numerosi musei, tra cui l’Art Gallery of Western Australia, Perth; l’Art Institute of Chicago; il Carnegie Museum of Art, New York: il San Diego Museum of Art; la Fondation Cartier, Parigi; lo Zeitz MOCAA, Città del Capo; la Norval Foundation, Città del Capo; il LACMA, Los Angeles; l’Haus der Kunst, Monaco; la Sharjah Art Foundation; il Mudam, Lussemburgo; il Musée d’Art Contemporain de Montréal; il MoMA, New York; il SF MoMA, San Francisco; il Castello di Rivoli, Torino; il Moderna Museet, Stoccolma; il MoCA, Los Angeles; lo Stedelijk Museum, Amsterdam; la National Gallery of Victoria, Melbourne; la Johannesburg Art Gallery; il MAXXI, Roma; il Louisiana Museum, Humlebaek, Danimarca; la National Gallery of Canada, Ottawa; il National Museum of Modern Art, Kyoto; l’Israel Museum Gerusalemme; l’Inhotim Museum, Brumadinho, Brasile; la Broad Art Foundation, Los Angeles; il Centre Pompidou, Parigi; la Fondation Louis Vuitton, Parigi; la National Gallery of Australia, Canberra; la Tate Modern, Londra; il Sifang Art Museum, Nanchino; la Kunsthalle Mannheim; la Fondazione Vehbi Koç, Istanbul; la Luma Foundation, Arles; il Museum of Fine Arts, Budapest; la Fundació Sorigué, Lleida; il Guggenheim, Abu Dhabi; la Kunsthalle Praha, Praga; l’Amorepacific Museum of Art, Seoul, oltre a numerose collezioni private in tutto il mondo.

 Stefano Cerio vive e lavora tra Roma, dove è nato nel 1962, e Parigi. Dal 2001 si interessa di fotografia di ricerca e video. Nel 2024 espone al MAXXI nell’ambito del progetto di allestimento di opere della collezione del museo pensato dall’artista Alex Da Corte. Nel 2021 ha realizzato un’opera per la nuova sede del museo MAXXI de L’Aquila, a cui nel 2022 è seguita la pubblicazione di un libro per Hatje Cantz, Aquila. Nel 2019 l’Istituto italiano di cultura di Parigi espone Constructions instables; nel 2018 il Museo Pignatelli di Napoli gli dedica una importante retrospettiva, mentre nel 2017 Hatje Cantz pubblica il libro Night Games, da cui nasce una mostra personale da Camera, a Torino. Nel 2015 la serie Chinese Fun, esposta nel 2013 da Noire Contemporary Art a Torino, diventa un libro per l’editore Hatje Cantz e una mostra alla Fondazione VOLUME! a Roma. Nel 2014 espone Cruise Ship al Mois de la Photo a Parigi. Nel 2012 espone la serie Night Ski allo Studio Trisorio di Napoli e nel 2011 presenta WinterAquapark alla Fondazione Forma di Milano, accompagnata da pubblicazione edita da Contrasto; nello stesso anno mostra il video Summer Aquapark al MAXXI di Roma. Nel 2010 realizza due mostre alla Galerie Italienne di Parigi ed espone al museo Madre di Napoli nella collettiva O’Vero. Nel 2005 la Città della Scienza di Napoli gli dedica la personale Codice Multiplo.

Gianni Politi è nato a Roma nel 1986. Ha studiato filosofia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Attraverso l’uso di materiali classici della tradizione pittorica italiana, ha sviluppato una pratica basata su processi privati che avvengono nello studio, nel tentativo di generare immagini spontanee. Lo studio diventa quindi soggetto e oggetto di una produzione pittorica variegata e che sfocia anche nell’uso di sculture per narrare il quotidiano sforzo di dipingere oggi. Nel tentativo di ridefinire la pittura astratta oggi, l’artista carica il lavoro di esperienze e ricorrenze personali riflettendo su temi primari come amore, amicizia e sessualità in un tentativo costante di mitizzare i materiali utilizzati. L’artista ha mostrato il suo lavoro in varie istituzioni nazionali e internazionali tra cui La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Nomas Foundation, MAXXI, MACRO e l’Italian Cultural Council di Praga. Il suo lavoro è rappresentato dalla Galleria Lorcan O’ Neill di Roma.

Carlo Franza

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