A Roma una serie di primi reperti di epoca romana e medievale sono tornati alla luce nel cantiere della Stazione di Piazza Venezia della Metro C. I lavori procedono nei tempi previsti, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Speciale della Capitale.
Del periodo tardo repubblicano e primo imperiale sono emerse testimonianze di un complesso a più piani: la struttura aveva probabilmente funzione abitativa e commerciale, riferibile alle “insulae”, le residenze delle classi popolari della Roma imperiale. Le strutture romane si trovavano a ridosso dell’inizio dell’antica via Flaminia. È stato rinvenuto il tracciato di epoca medievale della strada, che non presenta più i basoli originali ma vari strati di terra battuta sovrapposti nel tempo. Una palazzina a più piani risalente al periodo imperiale, destinata a ospitare abitazioni popolari e botteghe, un’antica strada e una fornace medievale: sono le prime scoperte emerse dagli scavi realizzati a Roma nella centralissima Piazza Venezia per la nuova stazione della Metro C. La Città Eterna continua a restituire testimonianze della sua ricchissima storia e l’attesa è notevole in un luogo nevralgico dell’Urbe antica, denso di monumenti come il Colosseo, dal Campidoglio, il Teatro di Marcello, i Fori Imperiali e l’area archeologica di Torre Argentina.
Al Medioevo risalgono alcune «calcare», semplici fornaci per trasformare il marmo in calce viva. Erano posizionate sul limitare della Flaminia per facilitare il trasporto dei blocchi. Tutte le costruzioni succedutesi nelle varie epoche hanno inglobato le strutture precedenti, compresi i palazzi moderni abbattuti per l’allargamento di Piazza Venezia tra Ottocento e Novecento, creando un insieme di complessa interpretazione. Solo la prosecuzione dello scavo, l’analisi e lo studio dei reperti permetterà di avere un quadro completo dei ritrovamenti. Questo sarà fondamentale anche per la loro futura ricollocazione nella stazione metropolitana.
“Ancora una volta la costruzione di una stazione della metropolitana ci fa riscoprire il passato della nostra città”, commenta Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma: “È nel sontuoso palinsesto di varie epoche che torna sotto i nostri occhi e dovrà essere valorizzato al meglio nella futura stazione che risiede il fascino di questo scavo”. Il fascino dello scavo risiede nel «sontuoso palinsesto di varie epoche» che emerge e dovrà essere valorizzato nella futura stazione. “Il rinvenimento di strutture abitative di epoca romana rappresenta una straordinaria occasione di conoscenza della topografia storica del centro di Roma”, ha commentato l’archeologa Marta Baumgartner, responsabile scientifica dello scavo. I resti contribuiscono ad arricchire il quadro urbanistico dell’area. Straordinaria, poi, è la stratificazione concentrata di ritrovamenti che non si fermano al periodo romano: lì dove iniziava l’antica Via Flaminia, il lastricato in basoli ha ceduto il passo a strato di terra battuta, sovrapposti nel tempo, segno di un uso continuo e adattato del tracciato. In prossimità della strada, sono emerse anche alcune calcare,   fornaci utilizzate per trasformare il marmo in calce viva, testimonianza del lavoro artigiano che animava Roma nel Medioevo. Nascosto dalla costruzione del palazzo delle assicurazioni generali a piazza Venezia. E da un’aiuola con tre pini dei primi del ‘900, parte integrante del panorama storico paesaggistico, sacrificati qualche anno fa in suo onore, con grande dolore di ambientalisti e cittadini. L’auditorium di Adriano è riapparso, metro dopo metro, dagli scavi iniziati nel 2007 dalla soprintendenza speciale, «è una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi 70 anni, dopo i Fori Imperiali», racconta l’archeologa Rossella Rea.

La scoperta della struttura, datata 123 d.c. come raccontano i laterizi bollati ritrovati all’interno, si deve agli scavi della stazione Venezia della metro C, un’opera accantonata anche per l’importanza dei ritrovamenti. Le indagini condotte dall’archeologo Roberto Egidi e per la parte post-antica da Mirella Serlonzi, medievista, con la collaborazione della cooperativa Archeologia, hanno tirato fuori dalla terra tre aule rettangolari, due delle quali completamente ritrovate nel corso di questa campagna. La terza è stata individuata nelle strutture emerse all’inizio dello scorso secolo, dai lavori per la costruzione delle assicurazioni generali.

 A Piazza Venezia l’Auditorium di Adriano

 L’edificio pubblico scoperto era a due piani, privo della copertura crollata per il terremoto dell’847/848, «l’aula conservata meglio – continua Rea – presenta due gradonate, una di fronte all’altra, con sei lunghi gradini marmorei per parte, delimitati da grandi balaustre in marmo bianco che si rivolgono verso il centro dove c’è un piano orizzontale largo circa 3 metri, rivestito di lastre rettangolari di marmo bianco scandite da inserimenti in giallo antico».

Tra le aule, realizzate in laterizio, si interpone un corridoio sul quale si apriva l’ingresso dell’edificio che doveva affacciarsi nel II secolo su una stradina curvilinea, che separava dal Foro Traiano. Nell’auditorium autori e retori leggevano pubblicamente recitationes o lezioni di retorica, «era un luogo di cultura, frequentato da un pubblico raffinato».

Il monumento rimase intatto dalla data di fondazione fino a metà del 9°secolo, la spoliazione dei marmi inizia intorno al VI secolo, quando comincia la seconda vita della struttura, che coincide più o meno con lo spostamento del potere politico da Roma a Bisanzio. «Ci sono tracce di fornaci, abbiamo trovato dei lingotti di bronzo, potrebbe essere stato il luogo della Zecca bizantina di Roma per la produzione di monete bronzee», spiega la medievalista.

Nelle sue ultime vite il monumento è stato una necropoli, sono state trovate tombe risalenti all’alto medioevo, e nel tardo rinascimento diventa l’ospedale dei Fornari, confraternita devota alla Madonna di Loreto, chiesa adiacente al complesso archeologico. Ma ora cosa accadrà a questi scavi? Quando potranno essere visitati? “Per il restauro completo (costo 1 milione di euro) ci vorranno circa tre anni – conclude Rea – ma stiamo lavorando alla valorizzazione e soprattutto come renderlo al più presto fruibile dall’esterno”.

Carlo Franza

 

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