La guerra in Kosovo è l’ultima propaggine del conflitto jugoslavo, che mosse i bombardamenti NATO su Belgrado per fermare Milosevic. Tutto oggi è raccontato in un libro di Benedetta Arrighini dal titolo “Kosovo. Tra guerra crimini” (Kosovo 1998-1999, pgg. 276, Giammarò, Oltre Edizioni, prezz0 21 euro).  La regione (poi Stato) è stato teatro di crimini di guerra e contro l’umanità: l’impunità è inconcepibile agli occhi della comunità internazionale quindi le terribili violenze avvenute in Kosovo sono divenute  di competenza del Tribunale Internazionale dell’Aja. L’operato della Corte dell’Aja rimane, in parte, incompiuto, tuttavia nel 2011 un report  ebbe modo di denunciare crimini gravissimi di responsabilità dei comandanti dell’Uçk, come le  sparizioni forzate e il traffico internazionale di organi. I presunti rei sono oggi ai vertici del neonato Stato kosovaro. Alla luce di questi fatti, nel 2015 sono co-istituite le Kosovo Specialist Chambers, composte di giudici internazionali e legittimate dal Parlamento kosovaro; il loro mandato è di affrontare i reati internazionali commessi in una delle guerre meno conosciute della storia europea.

Perché un Tribunale? Perché in Kosovo? Ma soprattutto, l’operato di questa Corte porterà ad una conciliazione tra serbi e albanesi? Il saggio cerca di rispondere a queste domande ripercorrendo il passato del Kosovo e provando a immaginare il suo futuro.

Un lavoro in cui l’autrice sposa le sue due passioni: la giurisprudenza e la geopolitica, che l’ha portata a interessarsi dei Balcani, così vicini eppure così poco conosciuti nel nostro Paese.

Arrighini si è scelta l’area, forse, più calda della penisola balcanica, quel Kosovo “stato-non stato”, riconosciuto da 22 stati su 27 dell’Unione europea (ad eccezione di Spagna, Cipro, Romania, Slovacchia e Grecia) e da 98 Paesi Onu su 193. Un territorio da secoli rivendicato da albanesi e serbi che, dalla dissoluzione della Jugoslavia, hanno ricominciato a combattersi. Una guerra che non è ancora finita, ma che ha generato i bombardamenti della Nato su Belgrado nel marzo del 1999 per fermare Slobodan Milošević, e successivamente, in questi ultimi trent’anni, migliaia di casi di crimini di guerra e contro l’umanità, da entrambe le parti, che hanno richiesto l’intervento internazionale sotto il profilo giuridico. Ma la Corte internazionale dell’Aja, che sarebbe stata competente, poco ha potuto fare. Non va dimenticato che questa Corte ha giudicato i grandi criminali della ex Jugoslavia come Milošević, Karadžić, Mladić e che è stata realizzata grazie all’inventiva e alla determinazione di un grande giurista italiano, Antonio Cassese.

La Corte aprì la strada creando una giurisprudenza che permise di costituire le “Kosovo Specialist Chambers” quando, nel 2011, furono denunciate le sparizioni, il traffico internazionale di organi, il traffico di armi, le esecuzioni sommarie perpetrati dai comandanti dell’Uçk (l’esercito di liberazione del Kosovo). Le “Kosovo Specialist Chambers” sono tribunali composti da giudici internazionali e legittimati dal Parlamento di Pristina con il mandato di giudicare i reati internazionali commessi in una delle guerre meno conosciute della storia europea, sottolinea Arrighini. E ciò rende oltremodo difficile la loro operatività.
Si avvertirà subito alla lettura che questo testo non è semplice, perché spiegare i meccanismi giuridici che hanno portato a queste Corti è complesso e Arrighini lo fa con lodevole precisione. Inoltre, come rivela la stessa autrice, lei non si eleva a “organo giudicante che punta il dito contro una o un’altra fazione responsabile dei crimini in Kosovo” ma analizza la situazione (elencando i reati commessi) perché il nuovo Stato migliori e perché “non si può affrontare il presente se non si affronta il passato”.

Benedetta Arrighini, bresciana d’origine si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Trento, con una tesi sulle Kosovo Specialist Chambers. La passione per i Balcani nasce durante il Liceo, nel 2013 grazie ad un viaggio d’istruzione in Bosnia Erzegovina, organizzato per comprendere le dinamiche del conflitto dell’ex Jugoslavia. Da qui, il suo interesse per la politica internazionale è in costante crescita. Nel 2017 ha svolto uno stage presso il Parlamento Europeo. Nell’autunno 2020, mentre ultimava i suoi studi, è stata tirocinante presso Osservatorio Balcani Caucaso e Transeuropa, attraverso il quale ha potuto approfondire ulteriormente la realtà dei Balcani.

Carlo Franza

 

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