Ritratto di Famiglia. I Bisi, dinastia di artisti nella Lombardia romantica tra Manzoni, Hayez e la principessa Belgiojoso. La mostra a Villa Carlotta- Tremezzina – Como
“Villa Carlotta dedica, nella stagione autunnale, una mostra a una delle più affermate e diramate famiglie di artisti operanti nell’Ottocento in Italia: i Bisi. L’esposizione, a partire dalla loro frequentazione di Villa Carlotta e dal precoce rapporto di committenza con il conte Sommariva, intende contribuire alla riscoperta di questa
importante dinastia di artisti che ad oggi non era ancora stata oggetto di un’iniziativa di studio e divulgazione”, afferma Maria Angela Previtera, direttore di Villa Carlotta che sottolinea come “la scelta di aprire a settembre questa importante mostra è stata motivata anche dalla volontà dell’Ente di favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici con proposte culturali inedite e di alto valore scientifico.”
L’esposizione, dal titolo “Ritratto di famiglia. I Bisi, una dinastia di artisti nella Lombardia romantica tra Manzoni, Hayez e la principessa Belgiojoso”, visitabile fino all’8 dicembre 2025 a Villa Carlotta a Tremezzina-Como a cura di Maria Cristina Brunati, Maria Angela Previtera e Sergio Rebora, organizzata con il coordinamento scientifico di Alberto Corvi, intende valorizzare contestualmente le collezioni del museo che comprendono il grande dipinto di Giuseppe Bisi con la “Veduta di Villa Sommariva”, commissionato all’artista nel 1822 da Giovanni Battista Sommariva, storico proprietario della villa.
Maria Cristina Brunati, curatrice delle mostra, spiega: “Le ricerche, condotte su fonti in larga parte inedite, conservate in archivi pubblici e privati, hanno consentito di ricostruire per la prima volta in maniera organica le vicende di una famiglia di artisti che ha intrecciato i propri destini con i protagonisti della scena culturale dell’epoca, come Alessandro Manzoni e
Francesco Hayez, e con figure di primo piano dell’epopea risorgimentale, quali Carlo Cattaneo e la principessa Cristina
Barbiano di Belgiojoso Trivulzio”. “Per la prima volta, la mostra e il volume che l’accompagna percorrono e ripropongono al pubblico le vicende e le opere di una vera e propria dinastia di artisti”, aggiunge Sergio Rebora curatore della mostra, “Una dinastia i cui esponenti, attraverso cinque generazioni, si sono confrontati con la cultura figurativa italiana ed europea, dialogando da interlocutori diretti con i grandi del loro tempo”.
Attraverso una selezione di oltre sessanta dipinti in prestito da musei nazionali e istituzioni pubbliche – tra cui l’Accademia di Belle Arti di Brera con opere da Palazzo Montecitorio a Roma, il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), Fondazione Brescia Musei, Residenze Reali Sabaude Piemonte – e importanti collezioni private, la rassegna approfondisce la produzione e le vicende biografiche di questa grande famiglia che negli anni della restaurazione e in quelli successivi all’unità nazionale innovò profondamente la pittura di paesaggio, la veduta prospettica e il ritratto, allacciando rapporti di amicizia con gli esponenti di punta della cultura e della società del tempo, da Massimo Taparelli d’Azeglio a Francesco Hayez, da Alessandro Manzoni a Carlo Cattaneo, dalla contessa Giulia Samoyloff alla principessa Cristina Barbiano di Belgiojoso Trivulzio.
In modo particolare si sono riuniti ed esposti alcuni importanti dipinti, tra cui diversi lavori inediti, di Giuseppe Bisi e del nipote Luigi, che con le loro opere, ammirate dal pubblico e dalla critica, dominarono la scena artistica ciascuno per oltre quarant’anni, occupando all’Accademia di Brera rispettivamente le cattedre di Paesaggio e di Prospettiva e formando una lunga e folta schiera di allievi. L’iniziativa beneficia del patrocinio e del contributo di Regione Lombardia.
La Mostra. Il percorso espositivo, concepito in dialogo con le collezioni del museo, si articola in cinque sezioni – che raccontano la famiglia, le relazioni, il sostegno alla causa risorgimentale, i paesaggi e le vedute prospettiche – organizzate negli ambienti al primo e al secondo piano della villa, e nelle sale del pianoterra.
La famiglia. Nel libro firme dei visitatori di Villa Carlotta, in data 11 ottobre 1844, troviamo l’indicazione del passaggio della “Famiglia Bisi” in visita a Tremezzo in com
pagnia del pittore Eliseo Sala. In quegli anni i diversi esponenti della famiglia sono già conosciuti e affermati artisti: Giuseppe (1787-1869) e la moglie Ernesta Legnani (1788-1859), l’uno titolare della cattedra di Paesaggio a Brera e l’altra versatile ritrattista in miniatura e all’acquarello; il fratello di Giuseppe, Michele (1788-1874), apprezzato incisore; le figlie pittrici di Giuseppe ed Ernesta, Fulvia (1818-1911) e Antonietta (1813-1886), l’una fedele all’esempio paterno e l’altra apprezzata soprattutto per i ritratti; e il figlio di Michele, Luigi Bisi (1814-1886), celebre per le sue vedute di interni, che di lì a poco avrebbe preso il posto di Francesco Durelli alla cattedra di Prospettiva di Brera. Nel corso dell’Ottocento il clan Bisi si accrescerà ulteriormente stringendo vicoli di parentela con altri artisti di successo tra i quali Giuseppe Bertini (1825-1898), dal 1860 professore di Pittura a Brera.
Le relazioni. Accanto al loro impegno nelle arti, negli anni della restaurazione, i componenti della famiglia Bisi si affermarono tra i protagonisti di primo piano della Milano romantica, stringendo relazioni amicali con aristocratici, artisti, letterati, musicisti e cantanti d’opera illustri. Importante ritrovo culturale della Milano romantica, il salotto di Casa Bisi ruotava intorno alla carismatica figura di Ernesta. La padrona di casa, colta e amabile conversatrice, incarnava perfettamente il ruolo della salonnière d’età romantica, capace di intrattenere con abilità e discrezione i suoi ospiti. Notevole documento iconografico che testimonia le relazioni intessute dalla famiglia è il dipinto di Fulvia Bisi del 1838 “Mattinata musicale in Casa Branca a Milano”, utilizzato per la comunicazione della mostra, dove figurano Gaetano Donizetti al cembalo, Gioacchino Rossini che batte il tempo, Cirilla Cambiasi che canta e ancora Franz Liszt, Giuditta Pasta, Matilde Braca, Felice Romani, Carlo Coccia, il principe Giuseppe Poniatowski e i conti Belgiojoso.
Il sostegno alla causa risorgimentale. L’adesione della famiglia Bisi alle istanze risorgimentali trova ampia conferma nelle numerose “pericolose” amicizie intrattenute dai suoi componenti con personaggi allora compromessi politicamente. Tra questi figurano i nomi della pittrice Bianca Milesi, costretta ad abbandonare Milano per il suo coinvolgimento nei moti del 1821, della principessa Cristina Trivulzio, vicina alle istanze patriottiche delle “giardiniere” ambrosiane e lungamente perseguitata dalla polizia austriaca, e di Carlo Cattaneo, protagonista nel 1848 delle Cinque giornate di Milano e paladino del pensiero federalista. La famiglia Bisi fu inoltre in stretta relazione con alcuni eroi del Risorgimento, effigiati nei ritratti esposti in mostra dipinti da Antonietta Bisi: Enrico Dandolo, Emilio Morosini e Luciano Manara, caduti nel 1849 durante la difesa della Repubblica Romana, ed Emilio Dandolo, che in quell’impresa venne gravemente ferito.
I paesaggi. Attraverso i dipinti di Giuseppe Bisi e di sua figlia Fulvia è possibile ripercorrere l’evoluzione della pittura di paesaggio in Lombardia, dalla tradizione della veduta tardo neoclassica alla sperimentazione della pittura naturalista di fine Ottocento. Seguace del pittore di origine svizzera
Gaetano Burcher, in gioventù Giuseppe Bisi osservò con attenzione anche altri vedutisti attivi a Milano all’inizio del secolo, tra cui Marco Gozzi, al cui stile si attiene fedelmente soprattutto agli esordi. Dal 1830 la sua pittura conosce una svolta in sintonia con le istanze della cultura romantica, diventando più attenta a una resa verosimile del dato naturale, studiato dal vero in luoghi riconoscibili, in prevalenza sul territorio lombardo ma anche nelle campagne intorno a Roma, sull’esempio di Massimo Taparelli d’Azeglio. Da quest’ultimo mutuerà il genere del ‘paesaggio istoriato’, cioè palcoscenico di articolate ed espressive scene narrative animate da personaggi in costume ispirate alla storia e alla letteratura del passato e del presente. Dagli anni quaranta dell’Ottocento anche Fulvia Bisi inizierà a esporre a Brera i suoi dipinti di paesaggio, inizialmente seguendo con fedeltà la linea tracciata dal padre
ma poi allontanandosene per seguire i richiami della pittura verista. Oltre alle vedute dei laghi e di località lombarde frequentate con la famiglia, dopo il 1860 si dedicherà anche ai temi alpestri, nuove mete ambite dagli esponenti della abbiente borghesia urbana per le loro villeggiature. Presente per tutto il secolo sulla scena espositiva, Fulvia è considerata una delle più precoci e rappresentative pittrici di paesaggio italiane del suo tempo.
Le vedute prospettiche. Allievo dell’Accademia di Brera, Luigi Bisi, figlio di Michele, si dedicò alla pittura specializzandosi in un genere
particolare del vedutismo, quello degli interni prospettici di edifici storici. Esordisce giovanissimo e nel 1837, quando viene a mancare Giovanni Migliara, considerato a lungo il rappresentante più significativo di questo filone, prendendone il posto e conquistando la committenza lombarda e internazionale che, almeno fino agli anni cinquanta dell’Ottocento, si contenderà le sue opere a discapito di quelle di altri artisti. Il suo repertorio tematico comprende principalmente interni di chiese storiche milanesi: Sant’Ambrogio, Sant’Eustorgio, San Maurizio al Monastero Maggiore, l’abbazia di Viboldone e la Certosa di Pavia, oggetto degli studi eruditi degli esponenti della cultura romantica che valorizzano l’architettura e le arti medievali. Fulcro della ricerca di Luigi Bisi sarà soprattutto l’interno del Duomo di Milano, simbolo identitario della città anche in senso patriottico, studiato nei suoi dettagli in molteplici disegni e acquarelli e poi rievocato in composizioni a olio a volte di grande dimensione che ottengono uno straordinario successo di mercato. Non mancano inoltre gli interni solenni e un po’ misteriosi delle abbazie e dei monasteri gotici d’Oltralpe, connotati da una più stretta adesione al gusto Biedermeier.
Eventi e pubblicazioni. La mostra è accompagnata da un volume di studi, corredato da un ricco apparato iconografico, che raccoglie saggi di approfondimento sugli esponenti della famiglia e apparati diversi a cura di Maria Cristina Brunati, Maria Angela Previtera, Sergio Rebora e degli studiosi Chiara Battezzati, Alberto Corvi, Ilaria De Palma, Valter Rosa e Luca Tosi.
Carlo Franza

