Dopo la vitale presenza alla decentrata Biennale di Venezia  2011, con una serie di preziosi e materici lavori esposti a Palazzo Venezia a Roma,  le opere più recenti di Fiamma Zagara da me visti sia alle Gallerie Benucci di Roma  nel  marzo scorso  e recentemente   nella mostra a lei dedicata dal Comune di Taormina in Sicilia, scandiscono ancora una volta i tratti  del senso cosmico della natura, tratti tutti innervati nelle tracce di una qualità del colore e dello spazio, lasciando intravedere nelle dimensioni enormi delle sue opere le colate di colore, che mi hanno richiamato l’idea sensibile e già misurata  di quell’artista americano che ha nome  di Clyfford Still. Ecco allora in questi teleri della Fiamma  Zagara, molti dimensionati in tondo, una parete di pittura effervescente, quasi lavica, caratterizzata da lingue di fuoco, da crepe sottili che aprono   allo spazialismo e ai cretti uniformi, da  un pullulare di materia in ebollizione su cui si aprono gigantesche sovrapposizioni spezzate  di gialli, azzurri, rossi, neri, con guizzi di luce  a volte netta e a volte in ombra,  e che offrono i segni biomorfici della natura che si tramuta, il panta rei  del mondo, i principi del moto vitale. Ovunque in queste opere il colore ha una liquidità che suggerisce elementi primordiali, acqua, aria luce e buio. Tutto ciò esercita sullo spettatore un potere di suggestione medianico. Dalla superficie si  dipartono direzioni di profondità in dentro e in fuori, ma anche il dietro e il davanti. E tutto prosegue nella ricerca di quantità della luce che dà forma e conforma ,di una luce che si fa materia, sia pure la più rarefatta. E da questa alchimia sottilissima  come d’una sospensione di mondi,anzi d’altri mondi, Fiamma Zagara  prefigura la bellezza come liberata dal tragico, portandoci non solo a vedere ma a sentire e contemplare persino silenziose profondità. La sua lezione veramente allargata, internazionale,  e lezione non solo creativa ma anche ambientale,  oggi si è fatta estremamente lucida ed estremamente vitale, pulsante e tensiva, tanto da consegnarci un nuovo modello di  “abstract-expressionism”.

 Carlo Franza 

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