Il Sultano Recep Tayyip Erdogan boccia e reprime l’arte, la cultura e la libertà.
Le recenti notizie della sommossa e delle proteste ancora in corso a Istanbul in cui abbiamo avuto 5 morti e oltre cinquemila feriti ha riportato all’attenzione del mondo i cambiamenti in atto in quella che era, dico era, la laica Turchia. Altro che primavera turca! Proteste e cultura negata, e proteste che hanno trovato la scintilla nella difesa dalle ruspe del Parco Gezi (per farci una moschea) a due passi dalla Piazza Taksim, trasformandosi poi, al di là dei ceti sociali e dell’ideologia politica, in una difesa a oltranza della democrazia che ormai sta scivolando verso l’islamizzazione. Ne è un chiaro esempio la nuova legge sulla vendita e la pubblicità di bevande alcoliche che ha fatto saltare un appuntamento culturale qual’è l’Efes Pilsen One Love Festival. Altro che portare la Turchia in Europa! Per adesso lo stato è nella mani del sultano-dittatore Erdogan, il quale ha minacciosamente più volte osteggiato la folla, che urlava “Tayyip dimettiti”, con cariche della polizia. E ancora frasi come “puttane di Ataturk” urlate dalla polizia a ragazze che manifestavano, talune stuprate, manifestanti colpiti da gas lacrimogeni e irritanti sparati ad altezza d’uomo, manganellate, arresti in massa. Adesso artisti, filmaker, scrittori e intellettuali turchi che della libertà ne hanno sempre fatto bandiera , sono scesi in piazza per unirsi ai canti di protesta e alle invocazioni di società turca libera. Ho letto in questo giorni anche il manifesto da loro preparato contro la censura dei principali media locali, come NTV, CNN Turk, Haberturk e altri ancora. Lodevole il fatto che gli artisti turchi si schierino contro il governo e la polizia, in difesa di uno stato che vuole rimanere laico. Ed è bene sapere che il Festival internazionale delle Arti e della Cultura di Istanbul in calendario dal 6 al 9 giugno è saltato, com’è saltata la serata inaugurale del 41° festival musicale di Iksv, cancellato il 1° festival di Vodafon Istanbul Calling, cancellato il festival di danza Burn Electronica , cancellato il Mind Body Festival, rinviato l’Avea Escape To Music . E potrei continuare per poter dar meglio l’idea dell’aria che tira a Istanbul, ovvero di uno stato in cui il governo presieduto da Erdogan vuol cancellare ogni traccia di occidentalizzazione, meglio di laicizzazione. Ma le migliaia di giovani sono lì a lottare fino alla morte. Lo faranno, lo faranno. A noi il compito di sostenere le loro idee e la loro libertà.
Carlo Franza