Un’idea di Bellezza. Alla Strozzina di Palazzo Strozzi a Firenze un modo colto di leggere l’arte contemporanea.
Mentre in una città come Milano il Comune con relativo Assessorato alla Cultura propongono nella stagione estiva per lo più mostre di basso livello, o come si dice in gergo “mostre di cassetta”, non è così per altre città italiane, sicchè a Firenze alla Strozzina di Palazzo Strozzi è in corso ancora per qualche giorno una mostra colta e intrigante, anzi una mostra che va a leggere “ un’idea di bellezza” come recita il titolo dell’esposizione. L’acuta e sensibilissima collega storica dell’arte che è Franziska Nori direttrice della Strozzina ha proposto un percorso di ricerca con opere di otto artisti contemporanei di provenienza internazionale – Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala, Wilhelm Sasnal– e ripensare oggi l’esperienza della bellezza da diversi punti di vista, quello di ciascuno degli artisti, che entra in dialogo con la sensibilità dei visitatori attualizzando domande di carattere universale. Ci si chiede se oggi abbiamo bisogno della bellezza. E questa, costituisce ancora un valore, un obiettivo o uno strumento per gli artisti contemporanei? La mostra crea una riflessione in chiave contemporanea su uno dei temi dominanti di tutta la storia dell’arte, affrontando non solo la necessità della bellezza, ma anche la funzione, il valore e la finalità. Il mondo attuale è erede di un processo storico e filosofico che ha reso problematico il rapporto tra arte e bellezza, intesa come sinonimo convenzionale di armonia o come espressione di una visione del mondo inadatta ad esprimere la complessità e le contraddizioni della modernità. Parallelamente, nel suo utilizzo quotidiano, la parola “bellezza” è sempre più banalizzata e svilita, utilizzata come sinonimo di apprezzamento (mi piace / non mi piace) o come segno di un atteggiamento edonistico e superficiale caratteristico della tendenza all’estrema estetizzazione che viviamo. Riscoprire un’idea di bellezza oggi significa impostare un’esperienza diversa della realtà, alla ricerca di un valore, di un momento spirituale o di un approfondimento di un’intuizione intellettuale.La bellezza sorge così dalla capacità di ripensare al nostro modo consueto di vederla, coglierla e riconoscerla anche in un oggetto, in un momento o in un gesto della vita quotidiana. Questa mostra propone un percorso in cui il pubblico si trova a confronto con opere che sollecitano la partecipazione fisica ed emotiva. Gli artisti in mostra esaltano il tema della soggettività dello sguardo, producendo e provocando nei visitatori risposte individuali che possono diventare strumento per nuove connessioni con gli altri e con il mondo. Da un lato si confrontano e reinventano tecniche o generi tradizionali dell’arte come il tema del paesaggio e della figura umana, dall’altro si pongono come in ascolto della natura catturando momenti e frammenti oppure riflettono sul potere della bellezza nella sua dimensione sociale o nella capacità di trasformazione che ha su ciascuno di noi. E per farla breve, l‘artista Anri Sala(Albania 1974), albanese, documenta la trasformazione della città di Tirana a seguito dell’intervento “Dammi i colori” dell’artista-sindaco Edi Rama. La Vanessa Beecroft (Italia 1969) con i suoi tableaux vivants popolati da sue celebri figure femminili nude. Isabel Rocamora ( Regno Unito/Spagna 1968) con la video installazione parte dal combattimento corpo a corpo di due coppie di soldati inglesi. Chiara Camoni(Italia 1974) documenta un mosaico che diventa una sorta di anti-monumento, partendo da una bellezza che si scopre con gli “ incontri” giornalieri con cose e persone della quotidianità. Ed ancora il fotografo Jean-Luc Mylayne(Francia 1976) che intesse un lavoro di immagine sugli uccelli, o meglio sul rapporto tra uomo e natura; Alicja Kwade (Germania/Polonia 1979) che si muove tra realtà e apparenza, Andreas Gefeller (Germania 1970) con immagini fotografiche in cui reimmagina il mondo, e Wilhelm Sasnal (Polonia 1972) che riflette sul valore dell’immagine pittorica. Una mostra interrogativa, sorprendente, innovativa, esaustiva, bella, ma anche aperta a nuovissime soluzioni e a letture del mondo e della bellezza con uno sguardo nuovo.
Carlo Franza