L’Italia cede uno dei suoi gioielli, il Palazzo della Civiltà Italiana all’EUR, quel palazzo monumento ( 6 piani, 54 gli archi per ogni facciata  9 in lunghezza e 6 in altezza, 8400 metri quadrati di copertura, 205 mila metri quadrati di copertura,28 le statue negli archi del piano terra) il cui luogo di costruzione  fu scelto personalmente da Mussolini, il quale  nel 1935 decise anche la frase  che campeggia sul frontale “Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori”. E’ l’ultimo colpo che compie Bernard Arnault finanziere francese  considerato la quarta fortuna del pianeta  e a capo della Lvmh (ovvero Lous Vuitton Moet Hennesy spa), polo del lusso francese,  che controlla anche marchi italiani come Bulgari, Acqua di Parma, Rossimoda, Pucci, Berluti, Loro Piana, e Pasticcerie Cova oltre a Fendi. Arnault ha un contratto di affitto  per 15 anni  con un canone mensile di 240mila euro mensili. Lo spazio diventerà una sede prestigiosa proprio per gli abiti e le altre creazioni firmate Fendi. Addio al made in Italy, addio al patrimonio italiano, addio alla storia d’Italia, addio alle architetture razionaliste più conosciute e ormai visibili solo nei testi di storia dell’arte. Ma il ministro dei Beni Culturali, il salentino Bray,   sconosciuto a molti e forse non a quelli che annualmente mettono in piedi il Festival della Taranta in quel di Melpignano in Puglia, non poteva   destinare lo spazio di Eur Spa a  qualcosa di più produttivo per la cultura italiana?Il Palazzo della Civiltà Italiana, edificato in vista dell’Esposizione Universale di Roma del 1942, è uno dei simboli dell’Eur ed è considerato icona architettonica del Novecento romano e modello esemplare della monumentalità del quartiere. Su progetto degli architetti Guerrini, La Padula e Romano, i lavori vennero iniziati nel 1938 ed il Palazzo fu inaugurato il 30 novembre 1940, nonostante i lavori fossero ancora in corso. Noto anche come “Colosseo Quadrato”, si ispira al più celebre Colosseo, riprendendone l’architettura caratterizzata da file di archi. Sotto i portici del pian terreno sono collocate 28 statue, una per arco, che illustrano le arti e i mestieri. La costruzione si erge su di un alto basamento (stilobate) incorniciato da quattro gruppi scultorei ad opera degli scultori P. Morbiducci e A. Felci e si raccorda ai piani stradali attraverso due gradinate monumentali, una delle quali prosegue verso la valle del Tevere assicurandone l’effetto scenografico. Nel 2006 il Palazzo è stato oggetto di un intervento di “restauro monumentale” a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che ha interessato principalmente la parte esterna dell’edificio, riguardando sia  il ripristino e consolidamento delle facciate esterne che  il consolidamento del piano terra “stilobate”, ma anche  il ripristino degli infissi esterni e  il rifacimento dei terrazzi di copertura. Nel 2008, attraverso una procedura ad evidenza pubblica, EUR S.p.A. ha aggiudicato i “lavori di ristrutturazione edilizia” per l’adeguamento e la riqualificazione degli spazi interni dell’edificio, lavori che si sono conclusi nel dicembre 2010 e hanno principalmente interessato il consolidamento dei solai di tutti i piani, ad esclusione del piano terra “stilobate”, oggetto di consolidamento nel corso del precedente appalto; l’inserimento di ascensori panoramici con sbarco ai piani e  la lucidatura e il ripristino dei marmi con  la predisposizione  impiantistica. Colpo d’oro per monsieur Arnault  e la sua Maison Fendi  che detiene dal 2005 il Palazzo Fendi in Piazza di Spagna a Roma  del diciassettesimo secolo, appartenuto in passato a Ludovisi Boncompagni, su due livelli  per oltre mille metri quadrati firmati Peter Marino, e che oggi si aggiudica quel palazzo-monumento  un po’ il cuore dei beni culturali italiani. Palazzo della storia d’Italia il “Palazzo della Civiltà italiana”, talmente importante per il suo razionalismo e la presenza metafisica  che è stato più volte oggetto  di sfondo a molti film, da “Roma città aperta” di Rossellini  a l’Eclisse  di Antonioni, da “Otto e mezzo” di Fellini a “Il ventre dell’architetto” di Peter Greenaway, e ancora “Notte prima degli esami” di Brizzi. Ma anche la pubblicità ne ha fatto un luogo cult, basti vedere  gli spot di Negroamaro  e quelli della Nike (The mission del 2000). Da oggi ha le porte chiuse agli italiani.

Carlo Franza

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