Damien Hirst è l’artista vivente “più”  pagato, più famoso e  più furbo del mondo. Proprio così. Il più caratteristico del nostro sistema dell’arte contemporanea.  Due o tre delle sue opere più celebri?  Il grande squalo tigre, la mucca fatta a fette, o il teschio a grandezza naturale ricoperto di diamanti. Hirst, inglese, classe 1965, è oggi senza dubbio un grande, un grandissimo artista. Ha realizzato in arte la morte e la vita. E ha reso anche una certa bellezza della  morte. E’ sua l’opera d’arte contemporanea celebrativa della morte, con i più grandi costi di realizzazione del mondo “ For the Love of God (Per l’amor di Dio, 2007), un teschio di platino con denti veri, coperto da 8.601 diamanti purissimi e un enorme diamante rosa a goccia posizionato sulla fronte, per un totale di 1.106,18 carati. Dopo la morte ecco celebrare la vita con la mostra “Relics” la sua prima personale in Medioriente in Qatar. L’artista inglese ha oggi realizzato un’installazione che si compone di quattordici sculture in bronzo massiccio, ovvero 14 feti; è questa l’ultima  opera chiamata “The miraculous jorney” posta all’esterno del Sidra Medical and Reaserch Centre di Doha” in Qatar. E’ un inno alla nascita  tanto da far apparire Hirst un cantore della vita. Opera commissionata dal Qatar Museum Autority, insegue e racconta la vita dalla fecondazione dell’ovulo nell’utero fino alla formazione di un bambino, con altezze variabili tra i 5 e gli 11 metri e un peso totale di ben 216 tonnellate. Provocante al massimo quest’opera per essere locata in un paese islamico, vive infatti da poco più di un mese(dal 7 ottobre)  davanti al Sidra Medical che è un edificio in acciaio,vetro e ceramica bianca,dedicato alla salute di donne e bambini che sarà inaugurato il prossimo anno, ovvero nel 2014, alla periferia di Doha. L’opera è stata voluta da Shei Kha al Mayassa Hamad bin Khalifa al Thani, trentenne presidentessa del Qatar Museum e sorella del nuovo emiro dello stato più ricco del mondo. Dicevo provocante questa scultura tanto da destare scandalo a corte, proprio in un paese arabo dove le donne, secondo la sharia indossano l’abaya che è un lungo mantello e il niqab che contempla il volto coperto, e le stesse immagini delle donne sono censurate nei libri e nelle riviste; e  la forma umana non è mai rappresentata e quindi difficile l’accettazione ufficiale dell’arte occidentale. Ma Shei  ha detto che “avere quest’arte è meno audace che mostrare la nudità femminile”. Certo, per capire l’artista e la sua modernità, bisognerebbe parlare del “personaggio” Damien Hirst, delle trovate clamorose che hanno segnato la sua carriera. Ne cito una,ovvero quando  nel 2008, gabbando i suoi celebri galleristi, ha venduto all’asta da Sotheby’s a New York – una performance intitolata Beautiful Inside My Head Forever (Bellezza nella mia testa per sempre) – composta da ben 223 opere, incassando 200 milioni di dollari, esattamente negli stessi giorni in cui fallivano le banche americane.

 Carlo Franza

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