Gli scatti di Lewis Hine, padre della fotografia sociale. Ha costruito la nazione americana fotografando immigrati e operai; e sul lavoro minorile ha commosso il mondo.
Per la prima volta a Milano,nella sede del CMC di via Zebedia 2 , la grandiosa mostra di “LEWIS HINE. Costruire una nazione. Geografia umana e ideale”, con 60 scatti originali del padre della fotografia sociale moderna, provenienti dalla Collezione Rosenblum di New York: dai famosi Operai dell’Empire State Building agli Immigrati di Ellis Island, dal Reportage di Pittsbourgh, al Lavoro minorile in Pennsylvania, North Carolina e Virginia.
La rassegna, curata da Enrica Viganò e ideata da Camillo Fornasieri, fa parte dell’iniziativa Autunno Americano del Comune di Milano e si svolge con la partecipazione e il Patrocinio del Consolato Americano di Milano e della American Chamber of Commerce in Italy, di Regione Lombardia e di IES Abroad, che realizza con i suoi studenti universitari americani a Milano le visite guidate in lingua inglese. Le immagini sono state raccolte da Walter Rosenblum il grande fotografo americano, allievo prediletto di Hine e protagonista di spicco della stagione della Photo League americana. Lewis Hine, nato nelle campagne del Wisconsin (per la precisione a Oshkosh, nel 1874), porta dentro di sé un senso di stupore e di rispetto per la grandezza della natura umana: un’umanità che ha dimostrato di saper sfidare le leggi della fisica, superare i limiti dello spazio, del tempo e della ragione, anche a costo di rinunce, fatica e sofferenza. Hine, insegnante e sociologo della Columbia University, abbracciò così la macchina fotografica per meglio rappresentare la grandezza umana dentro le condizioni sociali: la sua fotografia costruì una nazione. Una volta Hine confidò: “Se sapessi raccontare una storia con le parole non avrei bisogno di trascinarmi dietro una macchina fotografica”. Le sue immagini di uomini volanti sui grattacieli in costruzione, il lavoro minorile e le vedute sterminate dei quartieri industriali divennero gli strumenti coi quali l’America moderna promosse le riforme sociali, e le nuove leggi nell’ambito del lavoro. Fanno tenerezza quei giovani, ragazzi e bambini sorpresi nel giornaliero lavoro minorile, ad iniziare dagli strilloni. Nel 1932, venne pubblicato il suo primo volume dal titolo “Men at Work”, ebbe subito un successo straordinario, fu il primo esempio di photo story; egli stesso definiva le sue immagini delle ‘foto-interpretazioni’ e le pubblicava come dei documenti umani… Correndo gli stessi rischi a cui erano sottoposti gli operai, per ottenere le angolature migliori si sistemava in uno speciale cesto, creato appositamente per lui, che dondolava a più di trecento metri di altezza dal suolo sopra la Fifth Avenue. La rassegna si inserisce nel percorso che il CMC e Admira stanno portando avanti da 7 anni come approfondimento del linguaggio fotografico applicato a tematiche universali, appassionanti e controverse. Dopo la trilogia dedicata al rapporto tra l’uomo e la metropoli, nel 2012 si è concluso il ciclo di tre esposizioni incentrate sulla relazione tra l’uomo e l’ambiente. La mostra di Lewis Hine dà il via alla terza trilogia che affronta l’argomento de “L’uomo e il fare”. L’appuntamento prezioso su Lewis Hine costituisce inoltre la prima tappa del progetto di sociologia urbana “Le metropoli del futuro, Milano-New York” che metterà in luce le connessioni sociali, culturali e architettoniche del concept sul “divenire della città”.
Lewis Hine,insegnante di sociologia a New York presso la Ethical Culture School e fotografo della National Child Labor Commitee, fotografa operai e attività industriale nei complessi siderurgici di Pittsburgh. Durante la prima guerra mondiale, documentò l’opera di assistenza e soccorso della Croce Rossa in Europa. Nel 1930, gli fu commissionata la documentazione del processo di costruzione dell’Empire State Building. Hine fotografò tutta l’epopea della costruzione. Durante la grande depressione, H. lavorò nuovamente per la Croce Rossa fotografando l’opera di soccorso del Sud degli Stati Uniti colpiti dalla siccità e per il Tennessee Valley Authority (TVA), documentando la vita nelle montagne del Tennessee orientale. Lavorò anche come capo fotografo del Works Progress Administration’s (WPA) che studiò i cambiamenti nel settore industriale e gli effetti sull’occupazione. Hine fu anche eletto nel consiglio della facoltà della Ethical Culture Fieldston School. La Biblioteca del congresso conserva più di cinquemila fotografie di H. inclusi molti esempi dei suoi ritratti sul lavoro minorile e sulle attività assistenziale della Croce Rossa.
Nina Rosenblum è la più tenace e indipendente autrice di documentari del Nord America. Il padre, Walter Rosenblum, è stato uno dei più decorati fotografi di fama internazionale del secondo novecento, appartenente alla Photo League. La madre, Naomi Rosemblum, è la celebre autrice della più importante Storia della Fotografia pubblicata in 15 lingue (un mese fa l’edizione Cinese). Il film “The Photo League’s New York” (2012) documenta il fenomeno divenuto di fama internazionale della comunità di fotografi che ritrasse la quotidianità della metropoli tra il 1936 e il 1955. In esso campeggiano le fotografie di Lewis Hine, maestro della fotografia sociale, al quale ha dedicato insieme a Daniel Allentuck il film “America and Lewis Hine” (60 m) Nell’ambito della fotografia, Nina Rosenblum ha documentato sia ambienti sia personaggi americani, come il Film Liberators in collaborazione con Denzel Washington conseguendo il premio miglior Film/documento dal Presidente degli Stati Uniti. Ha indagato con sensibilità figure femminili, da Frances McLaughlin Gill, apripista della fotografia di moda e prima donna fotografa della rivista “Vogue”, a Kathryn Abbe, ritrattista della borghesia newyorkese.
Carlo Franza