Fascismo ultimo atto. L’immagine delle Repubblica Sociale Italiana rivive in una mostra di vitale importanza storica nel Palazzo Ducale di Genova.
E’ un grande libro aperto,un preziosissimo libro di storia per immagini, riferito a un tempo che ha per oggetto l’Italia e la fine della Seconda Guerra Mondiale. Siamo alla fase finale della guerra e all’ultimo respiro del ventennio fascista. Nessuno studente di scuola superiore, eppoi universitari, studiosi, storici e intellettuali dovrebbero perdersi questa mostra che si è aperta a Genova – Palazzo Ducale, dal titolo “Fascismo ultimo atto. L’immagine della Repubblica Sociale Italiana”.Curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone, in collaborazione con Raffaella Ponte, avvia al Ducale un ciclo espositivo in tre appuntamenti dedicati al novecento attraverso le raccolte della Wolfsoniana-Fondazione regionale per la cultura: sono manifesti, disegni, bozzetti, cartoline, volantini e opuscoli, molti dei quali esposti per la prima volta, che documentano in modo completo sia lo sforzo di rimotivazione ideologica della propaganda repubblichina sia l’illusorio tentativo di riattualizzare quella dimensione eversiva e di movimento che aveva caratterizzato il fascismo alle origini. Quindi esaltazione della morte, retorica del tradimento, del sacrificio, dell’onore perduto, la difesa della Patria in ogni modo e luogo. Si legge un immaginario debole, imperniato sulla vendetta e sulla cultura del complotto. 8 settembre del ’43,il generale Pietro Badoglio annuncia all’Italia l’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile firmato con gli angloamericani il 3 settembre. Il 23 dello stesso mese nasce la Repubblica Sociale Italiana, detta anche Repubblica di Salò, stato fantoccio della Germania nazista, creato da Benito Mussolini per volontà di Hitler. Si allarga con questa mostra il panorama su quanto scritto dallo storico Renzo De Felice sul fascismo.“Riproporre dopo settant’anni il materiale propagandistico di Salò – racconta il presidente della Fondazione Ducale, Luca Borzani – è l’occasione per riflettere sui modelli visivi e culturali a cui il fascismo dell’ultimo atto ha consegnato la sua immagine. E’ una sorta di autorappresentazione, il tentativo disperato di costruire un’identità e un insieme di valori in grado di sorreggere un apparato statale sostanzialmente ininfluente, completamente alle dipendenze dell’apparato militare nazista”. Quella fase della nostra storia ancora non capita, né studiata approfonditamente, ha portato a inneggiare diverse generazioni con sufficienza all’antifascismo, separare “buoni” da “cattivi”, mettere su un piano della bilancia le vittime e sull’altro i carnefici. E’ passato abbastanza tempo per “leggere” con cura i messaggi, decrittare i linguaggi. La mostra è divisa in sette sezioni tematiche: dalla guerra all’8 settembre; la fatale alleanza; i volti del nemico; nemici interni; la difesa dei valori e dell’onore; la propaganda tra illusione e persuasione ; catastrofe e palingenesi. Tra gli illustratori, da non perdere le opere di Gino Boccasile e Dante Coscia. Ma quelle pagine di storia ci offrono anche le chiavi per capire quanto pesino certi slogans della politica di oggi, dal “celodurismo” di Bossi all’antieuropeismo nelle variabili di Grillo, della Le Pen o della stessa Lega.
Carlo Franza