Un falso Van Gogh esposto a Firenze presso la Sede del Consiglio Regionale Toscano(Palazzo Panciatichi). E’ intervenuto duramente l’Ambasciatore d’Olanda. Sono in gioco 30 milioni di euro.
Un dipinto falso, e che falso, si aggira a Firenze in Palazzo Panciatichi sede del Consiglio Regionale. Si tratta dell’ ultimo dipinto di Vincent Van Gogh intitolato il “Fienile protestante” a cui è stata dedicata la mostra “Vincent Van Gogh. L’enigma del Fienile protestante”. La stessa mostra fu presentata due anni fa, esattamente il 7 luglio del 2012 a Recanati nelle sale del Museo Civico, e già allora furono espressi dei dubbi sull’autenticità del dipinto tanto che la stessa ambasciata olandese chiese di non essere associata all’evento. E così a distanza di due anni, si ripete la stessa storia: a quanto pare, l’ambasciata dei Paesi Bassi a Roma ha commentato che “forse in Toscana non conoscono bene i precedenti di quel quadro. Ci avessero chiamato gli avremmo volentieri raccontato tutto”. Tentano di accreditare un dipinto, questo dipinto che ha per titolo “Fienile protestante” decisamente falso sotto tutti i punti di vista, estetico, storico e tecnico, perchè accreditarlo significa avere in mano 30 milioni di euro. Proprio così, perchè un Van Gogh vale 30 milioni di euro. Meraviglia non poco che la Regione Toscana si presti a tali giochetti, e che il Consigliere Regionale Gianluca Lazzari del Nuovo Centro Destra, alfaniano doc, e segretario questore dell’Assemblea toscana, abbia promosso l’invito a questa mostra così chiacchierata proprio dagli Storici dell’Arte. Ce l’hanno messa tutta per certificare questo pastrocchio che di Van Gogh non ha neppure l’ombra, se ad accompagnare la mostra c’è un catalogo monumentale e patinato, forse pagato dunque anche con soldi pubblici. Ma già quando fu presentato nella mostra di Recanati del 2012 l’ambasciatore olandese in Italia, Alphonsus Stoelinga scrisse una lettera di fuoco al museo per stroncare sulla nascita tale iniziativa. Scrisse nella lettera il diplomatico olandese: “ Sono rimasto molto sorpreso nel vedere nel catalogo anche il nome della mia Ambasciata, del Consolato, e dell’Istituto Olandese di Firenze. Per evitare qualsiasi equivoco vorrei far presente che non c’ è stata alcuna partecipazione alla realizzazione della mostra. Preferiamo non essere associati a questa impresa e ci farebbe piacere se nei cataloghi rimasti, cancellaste i nomi di queste tre istituzioni olandese”. Doccia fredda. Ma seguiamone il tragitto più completo e più chiarificatore. Nel gennaio 2012 a un funzionario dell’Ambasciata olandese a Roma si presenta un certo Massimo Mascii un artista di Prato mai giunto alla ribalta nazionale ( è nato nel 1970) e dunque sconosciuto, che racconta di essere “procuratore” di uno sconosciuto “collezionista privato belga” proprietario di un Van Gogh “scoperto di recente e riemerso dopo lunghissimo silenzio”. Il dipinto in questione sarebbe l’ultima tela di Van Gogh. Massimo Mascii viaggia in coppia con tal Stefano Masi. Da storico dell’arte non conosco la produzione scientifica di tal Stefano Masi storico dell’arte. Al funzionario d’ambasciata consegnano a loro dire talune “prove”( tracce ematiche, capello e impronte dell’artista, lettera del Museo Van Gogh ad Amsterdam al misterioso e sconosciuto proprietario del quadro) ed anche la lettera di incarico a Mascii come “procuratore ”del collezionista. Si diceva prove, ma quali prove? Sono perito da anni e le prove hanno sempre bisogno di campioni di raffronto, eppoi di un Van Gogh morto nel 1890. Ma torniamo all’incontro di Mascii in Ambasciata a Roma con un funzionario. L’ Ambasciata passa i documenti al Direttore dell’Istituto di Storia dell’arte olandese a Firenze tal Michael Kwakkelstein, docente universitario e collega studioso di chiara fama. Lo studioso osserva la lettera prodotta del Museo di Van Gogh al collezionista misterioso, e si accorge in controluce che è stata sbianchettata proprio dove era stato scritto “il Fienile non è un Van Gogh”. Sicchè Kwakkelstein prende carta e penna e scrive a Mascii: “ Sono obbligato a rinunciare a qualsiasi tipo di collaborazione”. Il falso è provato al di là delle analisi chimiche, e soprattutto ne mostra la malafede. Potrebbero intervenire i Nuclei del Patrimonio Artistico dei Carabinieri di Roma e di Firenze.
Siamo rimasti al contatto di Mascii all’Ambasciata. Poi i due, ovvero Massimo Mascii e Stefano Masi decidono per una mostra di Van Gogh con tal dipinto a Recanati nel luglio 2012 cui già intervenne l’Ambasciatore di Olanda in persona. Le critiche montarono da parte di studiosi di chiara fama perchè quell’opera per essere di Van Gogh doveva avere le caratteristiche dell’ultimo periodo di lavoro dell’artista prima del suicidio, ovvero lo stile ultimo che era vorticoso, per dirla in modo più chiaro un dipingere a spirali. C’è di più, ad Auvers-sur- Oise Vang Gogh ha vissuto gli ultimi 70 giorni della sua vita, sempre catturando e dipingendo luoghi di realtà, ma di quel fienile e di quel paesaggio non c’è mai stata traccia, né risulta documento comunale che attesti ciò. Ora ecco ancora la mostra a Firenze con l’avallo e la copertura della Regione Toscana. Un vero scandalo. E dire che il titolo della mostra è sibillino “L’Enigma del Fienile protestante”. Capitolo chiuso, il falso è scoperto. Ne resta il sequestro.
Carlo Franza