Vive con significativa storicità, perizia nella curatela e indagine a tutto campo la mostra “Il Monferrato. 500 anni di arte. Grandi artisti in un piccolo stato”, presso il Museo del Monastero situato nel Castello di Monastero Bormida (AT). L’organizzazione e gestione dell’evento è stata affidata all’Associazione Museo del Monastero di Monastero Bormida, dall’Associazione Lino Berzoini di Savona, con il contributo del Comune di Monastero Bormida, della Compagnia di San Paolo di Torino e il Patrocinio della Regione Piemonte, della Regione Liguria, del Comune di Savona e sotto l’Egida della Curia Vescovile di Acqui Terme(Al). Finalmente dopo mesi di lavoro le sale del museo sono state aperte agli spettatori, i quali possono ammirare una serie di opere mai considerate insieme nella medesima occasione espositiva. E da poco l’Unesco ha decretato il Monferrato con il Roero e le Langhe, patrimonio dell’Umanità e questo importante riconoscimento ha in qualche modo ulteriormente suggellato l’opportunità di una mostra a questo bellissimo comprensorio dedicata. L’evento vuole proprio indagare il territorio del Monferrato nella sua variabile estensione lungo gli ultimi cinque secoli, mediante la lente di ingrandimento degli artisti più rappresentativi che vi hanno operato. Dalla fine del Quattrocento si esordisce con la figura di Giovanni Martino Spanzotti e con le opere rappresentative di Macrino d’Alba e Gandolfino da Roreto. Il Cinquecento ed il Seicento sono considerati mediante Guglielmo Caccia detto “Il Moncalvo” , della di lui figlia Orsola, della splendida pala della Natività del casalese Nicolò Musso, ottenuta in gentile prestito dall’Unicredit di Roma e che costituisce una delle perle della mostra, sia per la qualità ed importanza pittorica sia per la difficoltà della sua osservazione nel deputato luogo di conservazione. Giovanni Monevi e Pier Francesco Guala testimoniano gli artisti all’esordio e nel pieno del Settecento. L’Ottocento è ben documentato da importanti artisti di tradizione locale e da grandi maestri della pittura mondiale come Pietro Ivaldi detto “Il Muto”, Luigi Crosio, Giulio Monteverde, Angelo Baccalario, Angelo Morbelli, Cesare Viazzi, Leonardo Bistolfi, Luigi Bistolfi, Giuseppe Pellizza da Volpedo. Uno degli obiettivi della mostra è quello di fare finalmente chiarezza sulla figura di Luigi Bistolfi. Importante scultore nato ad Acqui nel 1860 e poi attivo con grande successo a Roma dove si è spento nel 1919 caduto nell’oblio o che troppo spesso si è confuso con il quasi omonimo scultore casalese Leonardo Bistolfi che invece ha goduto sempre di chiara e meritata fama. Il Novecento più vicino al nostro presente è ben rappresentato con, Camillo Rho, Alessandro Viuazzi, Stefano Icardi, Luigi Onetti, Cino Bozzetti, Lorenzo Laiolo, Domenico Maria Durante, Carlo Carrà, Herta Wedekind Ottolenghi, Giuseppe Manzone, Pietro Morando, Lucia Tarditi, Ernesto Ferrari, Eso Peluzzi, Massimo Quaglino, Domenico Valinotti, Gigi Morbelli, Claudia Formica, Carlo Terzolo, Leonardo Pozzo, Ercole Bianchi, Ego Bianchi. Alcuni di essi già in vita sono emersi come artisti di livello assoluto, altri invece necessitano ancora di ottenere piena luce. E’ il caso tra gli altri di Stefano Icardi, ignoto artista di Canelli, il quale ha svolto in tutto silenzio un repertorio pittorico di grande qualità, avvicinandosi alla migliore tradizione piemontese di inizio Novecento. La sua vocazione artistica era completata dall’essere un musicista polistrumentista, il quale esercitava la sua arte accompagnando al pianoforte le visioni cinematografiche dei film muti nelle sale di Nizza Monferrato e di Acqui. Come Claudia Formica, nata a Nizza Monferrato e poi trasferitasi a Torino. Protagonista alla prestigiosa Manifattura Lenci ed in seguito scultrice di grande personalità. O come infine di Ego Bianchi, come il fratello Ercole nativo di Castelboglione, e che nonostante la grave malattia che lo ha portato via troppo presto, ha saputo scrivere delle pagine tra le migliori di tutto il Novecento ed a cui è dedicato il Liceo Artistico di Cuneo. Il percorso si conclude ed in qualche modo inizia, con l’esposizione di venti carte geografiche storiche concesse dal proprietario Giuseppe Beisone. Le carte conducono alla considerazione storica e geografica del territorio del Monferrato e saranno anche oggetto di indagine di studiosi della geografia, i quali metteranno in relazione la cartografia antica con la rivoluzione digitale del presente.

Carlo Franza

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