Dopo l’ultima mostra del 2009, la Fondazione Marconi presenta un nucleo di opere di Lucio Del Pezzo comprese tra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, raccolte  da un titolo di sapore metafisico, “Sagittarius”.  Napoletano per nascita e formazione, l’artista si  è
trasferito  a Milano dal 1960 e partecipato  al fervente clima culturale della città,
per poi stabilirsi a Parigi, dove abitò nel vecchio studio di Max Ernst, sicchè
il suo lavoro acquistò nel giro di pochi anni un respiro internazionale. Il percorso
creativo di Lucio Del Pezzo si snocciola  dall’evoluzione della figurazione neodadaista degli esordi, intrisa di riferimenti alla cultura popolare partenopea, a una geometria razionale di sapore metafisico, dove l’essenzialità delle forme rimanda all’archetipo pur recando il segno di un’attenzione al linguaggio pop.
Le opere che l’artista elabora con accenti originali e con il gusto e la manualità dell’artigiano fanno parte di un linguaggio
inconfondibile in cui convivono componente ludica e spirito metafisico.
Il primo piano della Fondazione sarà dedicato alla scultura componibile Sagittarius con i relativi studi preparatori (1969) che richiamano il rigore e l’equilibrio propri dell’architettura per cui Del Pezzo nutre da sempre una passione. Il secondo piano invece ospiterà una selezione di lavori complementari che ben illustrano gli elementi distintivi che fanno parte del percorso artistico dell’artista e ne offrono un’interessante panoramica; dal Piccolo casellario del 1966, tecnica mista su tavola che fa presagire la graduale perdita delle due dimensioni pittoriche, al Casellario 40 elementi del 1974 con i suoi simboli solidificati che rimandano a una vita originaria, ai limiti dell’inconscio, passando attraverso la “saetta pittorica” di Les maîtres teinturiers (1966), e a quella scultorea di Arc en ciel et Zig-zag (1967), a Visual Box (1968) dove la dimensione del quadro tende sempre di più alla scultura divenendo rilievo, collage, con elementi presi dal vero e inseriti in un’atmosfera onirica carica di accenti surreali. Per l’occasione è stato il  Quaderno della Fondazione n. 16,   monografico dell’artista  e illustrato dalle opere esposte. Non meno interessanti e a completamento della mostra, lo Studio Marconi ’65 espone alcuni progetti eseguiti per il Sagittarius, opere su carta, disegni e multipli compresi tra il 1966 e il 1973.

Carlo Franza

 

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