All’età di 34 anni, un incidente di pesca subacquea drammaticamente pose la parola fine alla vita e alla carriera di Bepi Romagnoni(Milano 1930 – Capo Carbonara 1964), artista di punta in ambito europeo, oltre che italiano. Ora nel cinquantesimo della morte ecco a ricordarlo la mostra milanese “Bepi Romagnoni. Il racconto interrotto”, che ne testimonia la folgorante parabola artistica, e i livelli raggiunti da Romagnoni sino alla prematura scomparsa.“La sua è una ricerca – riconosce Montrasio – che, anche letta con gli occhi di oggi, ovvero a cinquant’anni dalle sue ultime risultanze, si conferma attualissima per unicità ed inventiva, e che continua ad essere fonte di ispirazione e confronto”. A proporre ed ospitare la grande retrospettiva, è la Galleria Gruppo Credito Valtellinese, la cui direzione artistica è curata da Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra, per iniziativa della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese. L’esposizione focalizza, con ricchezza di opere, i tre momenti del breve ed intensissimo percorso artistico di Romagnoni. La prima sezione è dedicata all’esperienza che, secondo la definizione di Marco Valsecchi, è definita del “Realismo esistenziale” e che riguarda gli anni tra il ’54 e il ’56. Romagnoni, in quegli anni, è protagonista di un gruppo formato da Floriano Bodini, Giuseppe Banchieri, Mino Ceretti, Gianfranco Ferroni, Giuseppe Guerreschi. Le sue opere suscitarono un grande interesse, com’è confermato dalla sequenza di premi che gli furono conferiti: il San Fedele (Milano 1954), il Junk (Milano 1954), il Diomira (Milano 1955), il Burano alla XXVIII Biennale (Venezia 1955) e il Suzzara (Suzzara 1956). La prima personale fu organizzata presso la Galleria Schettini (Milano 1955), cui seguirono quelle alla galleria Del Cavallino (Venezia 1956), alla galleria Alibert (Roma 1956), e alla galleria Il Segno (Roma 1956). Il capitolo informale, seconda sezione della mostra, prende in esame il triennio 1957-1960. Sono gli anni del servizio di leva (1956 – 1957) che impegnano Romagnoni a Roma, ed è in questo contesto che prendono forma i cicli dedicati a: I Priori, Soldato che spara, Ufficiale e Mitragliatrice, opere costruite su campiture nere molto materiche, dalle quali emergono immagini di soldati, armi, Priori. Terminato il servizio militare Romagnoni avvia una intensa ricerca improntata ad un informale espressionista. Nella primavera del 1958 compie un lungo viaggio di studio in numerose città europee: Parigi, Londra, Amsterdam, Bruxelles, Basilea, Zurigo. Di questi anni sono le personali da: Bergamini (Milano 1957), alla Bussola (Roma 1957), Annunciata (Milano 1960). La sezione conclusiva, riecheggiata dal sottotitolo della mostra, è denominata Racconti e riguarda gli ultimi anni dell’artista, dal ’61 al 1964. Risale al 1960 il primo “Racconto” di Romagnoni, un porporato la cui immagine è tratta da un ritaglio di giornale incollato ad una carta e, modificata, rielaborata acquista una diversa prospettiva formale. Nel 1961 Romagnoni utilizza ritagli di giornale che vengono montati secondo una sequenza prestabilita sulla tela, gli stessi assumono poi contorni completamente differenti grazie all’intervento pittorico, che esalta dettagli e occlude visioni. Di questi anni sono le personali alla Bergamini (Milano 1961, 1962), al Punto (Torino 1964), al Leone (Venezia 1964). L’esposizione ha visto per l’occasione presentare il catalogo ragionato dell’opera di Bepi Romagnoni, edito da Allemandi I Montrasio Arte, a cura di Ruggero Montrasio, con saggi critici di Raffaele Bedarida e Enrico Crispolti. Il volume è bilingue, italiano – inglese, e ne rispolvera ad ampio raggio  la storicità di anni che dettero a Milano una svolta all’arte figurale.

Carlo Franza

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