I più bei nomi dell’Arte Fiera a Bologna (39esima edizione). Nomi sicuri e da collezionare.
Un bel traguardo quello della 39 esima edizione di Arte Fiera a Bologna, ma soprattutto termometro di cosa tira nell’arte in Italia, delle gallerie e dei nomi degli artisti più in vista. Operazione di mercato incredibile, che quest’anno -devo dirlo a chiare lettere- non ha trovato conferma nel livellamento, ma nel focus di taluni nomi e movimenti che sono apparsi vere e proprie perle. 188 espositori e oltre duemila opere. E’ il Padiglione 26 il vero fiore all’ occhiello con artisti di chiara fama che tirano anche nelle aste (e nelle gallerie) estere. I nomi? Sono quasi sempre gli stessi: Lucio Fontana, con diversi tagli e molte opere in ceramica, Enrico Castellani con i suoi monocromi in infinite varianti anche cromatiche, dove le estroflessioni sono blu, rosse, nere, come si può notare in diverse gallerie tra cui Matteo Lampertico. Alberto Burri, omaggiato anche con uno spazio ad hoc per il centenario. E poi a scendere Turi Simeti, passato da quotazioni decisamente basse negli scorsi anni a una vera e propria esplosione, capitanata qui dalla galleria Dep Art di Milano, che cura anche l’Archivio dell’artista. E continuando il salto degli anni, ecco Pistoletto in tutte le misure e le figure sugli specchi; pensate in fiera ci sono ben 65 pezzi presenti e s’è visto l’artista anche aggirarsi fra gli stand. Da Tonelli presenti diversi pezzi molto belli di Getulio Alviani allestiti su un’intera parete, e anche Grazia Varisco (esposta da Ca di Frà di Milano, per dirne una) è una presenza molto forte tra le offerte di questa edizione della fiera con Vincenzo Agnetti e Nanda Vigo.Nello stand di Antonio Battaglia(Stand B 41) galleria di punta milanese ed anche nello stand Il Castello dei fratelli Conte bellissimi intrecci di Armando Marrocco uno degli artisti italiani più in vista oggi nel mercato e in forte ascesa. Da Arte Invernizzi le opere di Rodolfo Aricò. Lattuada Studio presenta opere di Pino Manos (in crescente ascesa di questi tempi e con risultati positivissimi nel prossimo biennio) Armando Marrocco. Nello stand di Massimo Minini una bella parete a Elisabetta Catalano, mentre tutt’intorno tornano in auge Paolo Scheggi (forse un po’ troppi, per la sua breve vita) o la rivalutatissima, ma ancora non in completa esplosione, Dadamaino. Certo la fiera è un grande mercato, con lunghi coni d’ombra.
Continuando a cercare il nostro 2best of” bisogna sicuramente infilare il Padiglione 25, dove ci imbattiamo sull’opera di Francesco Lauretta esposta dalla romana Z2O di Sara Zanin: uno spolvero site specific sulle pareti dello stand a mezzo di terra d’ombra, valore 7mila euro; occhio anche sugli stand di Costantini Art Gallery di Milano con Nicolò Quirico, Riccardo Costantini di Torino, Poggiali e Forconi, galleria Blu con Remo Bianco e pochi altri.
L’estero? Da segnalare la spagnola Horrach Moya, che propone una serie di opere della svizzera Silvie Fleury, artista eccentrica decisamente defilata da quello che è il mercato italiano e diventata famosa nel nostro Paese soprattutto alla fine degli anni ’90, con la presentazione di quel movimento legato al riflusso della Body Art, dove il corpo – tra sangue vero e feticci – trovava nuovo spazio. Ma qui, nulla ha a che fare con liquidi organici o simili, piuttosto con uno strano “concettuale”, come nel caso della lastra metallica color magenta: un monocromo perfetto che porta su di sé qualche graffio preciso: Crash Test il titolo.
Sempre qui Joana Vasconcelos, rappresentante del Portogallo alla scorsa Biennale e famosa per i suoi cuciti. A Bologna arriva con una serie di rane di ceramica vestite di ricami e una bella installazione blu: Torrent de Pareis.
Manca qualcosa? Forse di nuovo i nostri grandi vecchi nomi del passato, con l’Arte Povera. Calzolari (anche lui molto presente all’inizio del Padiglione 26, zona delle grandi gallerie del moderno) e Kounellis, insieme a Pino Pinelli, la fanno da padrone da Claudio Poleschi mentre ci sono splendidi lavori di Mondino e Boetti da Giuseppe Pero, di Milano. E un bellissimo Aldo Mondino è anche da Enrico Astuni, parte di un progetto realizzato in galleria nel 1994 con Ceccobelli, Ontani e Carboni, più quattro poeti, e intitolato Dos Passos, ispirato al Messico: valore 130mila euro. Infine i “solo show” di cui segnaliamo i bei monocromi di Maria Morganti da Caterina Tognon di Venezia – che poi, spiega l’artista veramente monocromi non sono, visto che se il colore con cui lavora un giorno non si esaurisce, lo riutilizza, impastandolo a quello del giorno dopo (sempre e solo un colore al giorno è il suo metodo di lavoro) – e Michele Giangrande, con uno stand complesso messo in piedi da Galleriapiù di Bologna. E infine l’Est. Da visitare The Gallery Apart, con una serie di opere del ceco Dominik Lang e Laveronica di Modica, con le bellissime fotografie di Amir Yatziv, israeliano che usa la macchina come se fosse un carboncino su foglio nero in paesaggi che divengono caverne o scure stanze astratte. Vaclav Stratil è invece da Amt Project di Bratislava: qui si mischiano i codici in cerca di nuovi segni, comprese svastiche che compongono quadrati o i simboli matematici che si intersecano diventando il loro opposto. Vivace e funzionale il servizio navetta per la spola tra i vari punti di quel “museo diffuso” che è il capoluogo emiliano, grazie anche all’Art City Map. L’esempio più importante di questa scelta la mostra “Morandi e l’antico”, con Vitale da Bologna, Barocci, Rembrandt e Crespi, nel nuovo allestimento temporaneo del Museo Morandi, omaggiato anche dall’artista Ada Duker. Lawrence Carroll e Franco Guerzoni al MAMbo, dove arriveranno anche i MASBEDO con il loro The Lack.
A Villa Delle Rose, invece, in scena Marinella Senatore con la mostra “Jammin’ Drama Project – How Do U Kill the Chemist? – Variations”, che presenta tre video-installazioni e ha come fulcro Jammin’ Drama Project (2014), opera prodotta nell’ambito della seconda edizione del progetto Museo Chiama Artista, a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce, promosso dal Servizio architettura e arte contemporanee della ex PaBAAC – Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e AMACI – Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiani.
Sissi, con il suo Manifesto Anatomico, è contemporaneamente al Museo di Palazzo Poggi, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico Archeologico e Biblioteca dell’Archiginnasio e domenica alle ore 17.30 è prevista una performance dell’artista nella sala del Teatro Anatomico come appuntamento conclusivo del progetto “Anatomia Parallela in Tour”. Museo Civico Medievale per l’installazione di un nucleo di sculture in ceramica di Carlo Zauli, mentre la giovane Eugenia Vanni con “Rinviai la mia partenza” è al Museo internazionale della Musica.
Ma ecco una novità bella e buona: per la prima volta Art City Bologna ha incluso nel circuito anche Frontier – La linea dello stile, il progetto che ha ridefinito il paesaggio urbano di Bologna con una serie di interventi di writing e street Art su diverse facciate. I momenti più performativi sono stati invece con Disable Theater, spettacolo del coreografo e regista francese Jérôme Bel con Theater HORA, compagnia svizzera formata da attori professionisti con disabilità di natura mentale e sindrome di Down, mentre Alessandro Bergonzoni haproposto, nell’ aula Gnudi della Pinacoteca Nazionale di Bologna, l’installazione performativa Tutela dei beni: corpi del (c)reato ad arte: (il valore di un’opera, in persona) in prima linea anche lo splendido e tragico Museo alla Memoria di Ustica e, al Museo Ebraico, nella Stanza del Memoriale, il toccante intervento site specific di Federico Gori dal titolo Corteccia in cui sono indagati quegli esemplari arborei che sono stati scenario di alcuni dei peggiori momenti di discriminazione razziale vissuti in Italia durante gli anni Quaranta del secolo scorso. Sempre in versione “Public” anche due interventi site specific realizzati su 70 tabelle affissive in disuso di proprietà del Comune di Bologna situate in Viale Masini, Via Indipendenza e Via San Giuseppe da tre artisti visivi attivi nell’ambito della Street Art, 2501, James Kalinda e Signora K, su invito di Cheap.
Se ne esce quest’anno da Arte Fiera Bologna con le idee chiare e soprattutto con taluni nomi chiari da passare ai collezionisti, pochi ma validi e resistenti, li ripeto: Armando Marrocco, Turi Simeti Pino Manos, Dadamaino, Bonalumi, Pino Pinelli, Paolo Scheggi, Rodolfo Aricò, Ceccobelli, Remo Bianco, Boetti, Enrico Castellani, Grazia Varisco, Kounellis, Ontani,Pistoletto, Getulio Alviani. Ma occhio anche sulla svizzera Silvie Fleury.
Carlo Franza