La Controriforma nel Salento Meridionale. Mauro Ciardo scrive delle Diocesi di Alessano e di Ugento in un libro di storiografia civile e religiosa, prezioso e documentato.
Con la prefazione di Mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca è stato dato alle stampe per le Edizioni Grifo di Lecce il volume “La Controriforma nel Salento Meridionale”, di Mauro Ciardo (Gagliano del Capo 1977) giornalista e scrittore, anzi storiografo salentino con eccezionali capacità di rintraccio, elaborazione e lettura di documenti antichi e moderni. Non è nuovo l’autore sullo studio di luoghi e città del basso Salento, ma questo volume fa vivere in modo ancor più singolare la storia locale con la Storia d’Italia civile e religiosa, ad iniziare dal Concilio di Trento. Il volume di Mauro Ciardo, infatti, prende in considerazione in modo quasi maniacale, proprio per l’uso di documenti prima mai studiati, il periodo storico successivo alla chiusura del Concilio di Trento che vide negli ultimi decenni del XVI secolo lo sforzo, soprattutto lungo l’intera penisola, per l’applicazione dei canoni e decisioni prese dai padri conciliari ad iniziare da San Carlo Borromeo. Una ricerca mirata in particolar modo sulle diocesi di Ugento e Alessano, ma che spazia nell’area salentina ed extraregionale con l’analisi dei rapporti con le altre diocesi e con le città di Napoli, Roma e Milano. Il Mauro Ciardo ha voluto approfondire l’aspetto biografico sia del presule di Alessano il vescovo Ercole Lamia, che ha mantenuto la carica vescovile dal 1578 al 1591, che del suo collega ugentino vescovo Frate Desiderio Mazzapica, che resse la sua diocesi dal 1563 al 1596. Per entrambi e per un altro vescovo di Ugento, Mons. Antonio Sebastiano Minturno, noto anche per essere stato amico di Torquato Tasso, è stato ritrovato il relativo stemma vescovile. Interessantissimi i rapporti di lavoro fra il Lamia e il Cardinale Borromeo a Milano visto che il Pontefice Gregorio XIII nominò il monsignore ravennate alla fine del 1575 protonotario al servizio del potentissimo cardinale milanese. L’11 agosto 1578 il Lamia, dopo la parentesi milanese, viene nominato dal Pontefice vescovo di Alessano. Fino al XVI secolo la sede vescovile di Alessano era denominata nelle bolle pontificie “diocesi di Alessano o diocesi di Leuca (Leucadensis)”, era suffraganea dell’arcidiocesi di Otranto e la cattedrale dedicata al Santissimo Salvatore. Ancora alla fine del XVI secolo erano in uso alcune consuetudini del rito bizantino che il vescovo Ercole Lamia abolì completamente in un sinodo diocesano. Preziosi documenti in tal senso sono stati ritrovati presso il Fondo Capitolo della Cattedrale di Alessano(busta X- carte storiche 1522-1919-fascicolo5),il fondo vescovi, l’archivio Diocesi di Ugento, e la Biblioteca Ambrosiana di Milano(specie le lettere fra il vescovo Lamia e il Cardinale Borromeo), unitamente ad altre fonti archivistiche che qui sarebbe lungo elencare ma di sicura importanza per la stesura del testo storico. L’opera (230 pagine di testo arricchito da decine di immagini, due appendici, oltre a indice dei nomi e dei luoghi) si suddivide in 8 capitoli: Un libro ritrovato: i decreti del sinodo alessanese del 1585; Il profilo biografico di Ercole Lamia, vescovo di Alessano dal 1578 al 1591; Il profilo biografico di Desiderio Mazzapica, vescovo di Ugento dal 1563 al 1596; Il “problema” dei sacerdoti di rito greco e le tradizioni da estirpare; Vescovi assenti ed ecclesiastici da istruire; L’ambiente culturale laico e le indicazioni della Chiesa; La rivoluzione architettonica e artistica nelle chiese; Il testo integrale dei decreti del sinodo diocesano di Alessano del 1585.
Da un testo che si pensava fosse andato disperso, e ritrovato da Mauro Ciardo, emergono centinaia di fatti inediti che finora la storiografia non aveva riportato e che vedono la luce per la prima volta; allargano le conoscenze sulle tensioni tra mondo ecclesiastico e civile di quell’epoca, sul ruolo sociale degli ecclesiastici e sulla difficoltà di sostituire il vecchio rito greco con il nuovo latino scardinando vecchie superstizioni e numerose reticenze. Nel panorama vi entra anche il pensiero filosofico conosciuto attraverso numerose opere edite. L’elemento più evidente della Controriforma in questo territorio è stata la sostanziale modifica o sostituzione delle vecchie chiese parrocchiali e la riproposizione in chiave seicentesca barocco-manieristica delle decorazioni affrescate che anticipano di circa un secolo le composizioni scultoree degli altari ancora oggi presenti nelle parrocchiali delle diocesi di Alessano e Ugento. Va aggiunto che il volume già prezioso per i documenti vive d’una scrittura fluida e precisa, capace di catturare spesso l’attenzione del lettore anche per le note di rimando a piè pagina.
Carlo Franza