“ Il Barocco a Roma. La meraviglia della arti ”. Una mostra epocale.
Presso la Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla non deve sfuggire la visita all’ambiziosa operazione culturale che ha il suo principale centro propulsore nella mostra “Barocco a Roma. La meraviglia delle arti”. Duecento opere d’arte che presentano un’esaustiva panoramica sul linguaggio estetico prodotto durante i pontificati di Urbano VIII Barberini (1623 – 1644). Innocenzo X Pamphili (1644 – 1655) e Alessandro VII Chigi (1655 – 1677). L’operazione, nata dalla volontà del Presidente della Fondazione Roma, il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, trova nella Fondazione Roma-Arte-Musei il nucleo aggregativo di numerose istituzioni pubbliche, private ed ecclesiastiche, le quali, per l’occasione, fanno sistema con la rassegna offrendo una serie di eventi satellite correlati: itinerari esclusivi (Musei Vaticani), tour tematici con partenza dalla sede espositiva di Palazzo Cipolla (Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza; l’Oratorio dei Filippini; Cappella dei Re Magi presso Propaganda Fide; Galleria Doria Pamphilj), percorsi barocchi (Musei Capitolini; Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini), visite speciali (Palazzo Colonna), mostre di approfondimento (Museo di Roma-Palazzo Braschi; Palazzo Chigi in Ariccia; Sala Alessandrina presso l’Archivio di Stato), giornate di studio, convegni, concerti e la rievocazione storica di Castel Sant’Angelo, con una mostra, la regata e la girandola di fuochi pirotecnici in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo. In via eccezionale, e solo per la durata della mostra, il visitatore potrà accedere ad alcuni luoghi preclusi alla fruizione: la Cappella dei Re Magi (opera del Borromini e teatro della sfida con il suo storico rivale Bernini) e l’esclusiva «Sala Borromini», nell’antico Oratorio dei Filippini.
La mostra presenta alcune opere inedite, come il disegno riferibile a Ciro Ferri tratto dagli affreschi di Pietro da Cortona per palazzo Pamphilj a piazza Navona, ed altri pezzi mai esposti in Italia, tra cui il Contro-progetto per il colonnato di piazza San Pietro di Gian Lorenzo Bernini. Si possono ammirare anche i bozzetti del Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’Estasi di Santa Teresa(provenienti dall’Hermitage di San Pietroburgo); il prezioso arazzo Mosè fanciullo calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin (proveniente dal Mobilier National di Parigi) nonché disegni progettuali di Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Un evento straordinario sarà la presentazione al pubblico degli Angeli musici di Giovanni Lanfranco (opere sopravvissute all’incendio ottocentesco della Chiesa dei Cappuccini a Roma) recentemente restaurati grazie alla Fondazione Roma-Arte-Musei. Altri capolavori esclusivamente prestati alla mostra di Palazzo Cipolla sono: Ritratto di Costanza Bonarelli del Bernini, Atalanta e Ippomene di Guido Reni (Museo di Capodimonte), Trionfo di Bacco di Pietro da Cortona (Musei Capitolini), Santa Maria Maddalena penitente di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Musei Vaticani), Il Tempo vinto dall’Amore e dalla Bellezza di Simon Vouet (Museo Nacional del Prado). Il Barocco è la continuazione naturale del manierismo, che ne è la premessa. Se questo esprime la crisi della società rinascimentale, l’angoscia del dubbio, l’urto fra la Riforma protestante e la Controriforma cattolica, il barocco è l’arte del trionfo controriformista e dell’assolutismo sovrano, sia quello papale a Roma, sia quello monarchico in Francia o in Spagna; ma è anche l’arte dell’introspezione psicologica dell’uomo, l’espressione del suo dramma. Il barocco è un fenomeno europeo, diffuso, in seguito all’evangelizzazione delle colonie, nell’America latina, differenziato a seconda delle realtà sociali e culturali delle varie nazioni, ed è un fenomeno soprattutto cattolico. Perciò la sua origine è essenzialmente italiana e il suo centro maggiore è Roma, da dove si irradia nel resto d’Italia e in tutta Europa. Gli artisti, di quell’epoca straordinaria, sono tutti rappresentati, protagonisti acclamati di quella furia artistica che, dopo il Rinascimento, manifestava per immagini le profonde inquietudini dell’uomo nuovo, espresso in un allestimento che vuole esso stesso evocare le architetture di Francesco Borromini.
Con i pontefici mecenati, con cui inizia il suggestivo percorso espositivo, sono, anche, le loro famiglie, un’aristocrazia che compete con gli ordini religiosi, i Gesuiti in prima fila, per contribuire alla vertiginosa crescita della città con una nuova facciata barocca: nelle architetture monumentali, sacre e non, come nella decorazione degli interni, con l’esuberanza mai così prima di allora nelle sale affrescate. Il Barocco ebbe un ruolo importante per veicolare e diffondere il messaggio di potere, magnificenza e sovranità di cui la Caput Mundi si sentì investita, per il tramite delle sue figure guida. Anzitutto il papa. Tanto basti ad esplicitare la valenza anche politica, nel senso del potere e supremazia, che sottende il nuovo assetto urbanistico e architettonico nei decenni centrali del Seicento a Roma. Disegni, documenti, stampe, modellini in legno o terracotta danno l’idea dell’enorme cantiere, mentre i dipinti con vedute e scene di festa fanno rivivere l’entusiasmo e gli aspetti più giocosi e insieme trionfali della Città Eterna in Età Barocca. Insieme ai committenti, i protagonisti dell’ondata di novità che coinvolge tutte le arti sono gli architetti, i pittori e gli scultori che nelle sale della Fondazione Roma, sfilano con opere magistrali. A cominciare dalla Santa Margherita di Annibale Carracci, accanto a opere degli altri bolognesi, tra i principali rinnovatori del linguaggio dal manierismo alla nuova parlata capace di coniugare naturalismo e classicismo: Giovanni Lanfranco, Guido Reni, il Guercino e il Domenichino.
La rassegna di circa 200 opere tra dipinti, disegni, bozzetti, sculture vanta ulteriori e importanti prestiti concessi dai più autorevoli musei del mondo, musei d’Italia e d’Europa, come i Capitolini, il museo di Capodimonte, Palazzo Barberini, i musei Vaticani, il Louvre di Parigi, Hermitage di San Pietroburgo e il Prado di Madrid. La mostra è articolata sulla base di quattro sezioni: ‘Le radici del Barocco’; ‘L’estetica barocca sotto Urbano VIII’; ‘Teatralità e scenografia nell’arte della metà del secolo’; ‘Il paesaggio e il grande spettacolo della natura’. A entusiasmare il visitatore, lungo il cammino di tanta ‘bellezza’, basterebbe la tela con Atlante e Ippomene in trasferta da Capodimonte, capolavoro del “ divino” Guido Reni, a detta del Carlo Cesare Malvasia. La scena rappresentata è tratta dal mito greco. Splendida la bellezza dei due corpi nudi, perfettamente torniti, e la rispondenza delle forme secondo linee diagonali.
Ma poi, oltre agli emiliani, i “forestieri” offrono il loro contributo per la variopinta declinazione della pittura barocca: il fiammingo Pietro Paolo Rubens con il San Sebastiano della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, e lo stesso santo nella celebre tela di Simon Vouet della collezione Gianluigi Condorelli. Dalla Francia anche Nicolas Poussin, Claude Lorrain e Jean Lemiare, per la pittura, e François Duquesnoy, per la scultura. Campo, quest’ultimo, dove trionfa sempre il genio di Gian Lorenzo Bernini, accanto al più composto e “classico” Alessandro Algardi. Del Bernini disegni, bozzetti in terracotta e marmi mostrano la sua effervescenza creativa negli anni di Urbano VIII Barberini (1623 – 1644); gli stessi in cui emerge, in pittura, la figura leader di Pietro da Cortona, che per il Barberini affrescherà il soffitto del suo palazzo nell’impresa magistrale condotta tra il 1633 e il 1639. Nel percorso sono anche presenti capolavori d’arredo: specchi, mobili, orologi strumenti musicali – tra cui spicca l’arpa Barberini. In mostra anche i “cortoneschi” Ciro Ferri, Giovanni Francesco Romanelli, Giacinto Gimignani, Guglielmo Cortese detto il Borgognone e Lazzaro Baldi, che interpretano all’infinito il volto pittorico di un superbo barocco maturo. Protagonista dopo la svolta della metà del secolo è però il genovese Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccio, raffinato pittore da cavalletto per l’aristocrazia e abile frescante per i Gesuiti. Tra gli ultimi palpiti di un’arte che sgorga dall’anima e si accende nei colori e nelle forme, il Gaulli chiude in bellezza, insieme a Carlo Maratta, la gloriosa stagione del trionfo barocco a Roma. “Barocco a Roma” è anche l’occasione per un viaggio itinerante tra le bellezze della Capitale, alla scoperta dei suoi principali siti barocchi, con dei veri e propri eventi satelliti: in occasione dell’esposizione, infatti, saranno aperte eccezionalmente la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza e la Sala Alessandrina presso il Complesso di Sant’Ivo dove sarà allestita una mostra documentaria dedicata al sito borrominiano intitolata ‘La fabbrica della Sapienza. L’università al tempo di Borromini’. La mostra “Barocco a Roma. La meraviglia delle arti” con il contributo di un prestigioso comitato scientifico, e gli eventi satellite che da essa si dipanano, offre al pubblico la possibilità di diventare «spettatore» per rivivere l’esperienza estetica e le multiformi sensazioni emanate dal «palcoscenico» barocco di quello che è definito il «gran teatro» del mondo, in una sola parola: Roma.
Carlo Franza