Tony Tedesco, artista principe dell’adimensionale.
Non capita tutti i giorni di trovarsi dinanzi a un artista capace di proseguire o innestare nuovi sviluppi riguardanti lo spazialismo. In questo senso ha lavorato un giovane, non più giovane, a nome Tony Tedesco che oggi nel pieno della sua maturità artistica è da considerarsi il principe dell’adimensionale. Ricordo quando nel 1990 al Bar Giamaica in Brera ebbi a presentare il movimento adimensionale, da allora Tedesco ha intessuto il suo percorso di prestigiose mostre in gallerie storiche e musei e ha avuto il consenso della critica e del mercato. L’artista Sergio Dangelo che pure ha vissuto gli anni del nuclearismo e dello spazialismo nel dopoguerra si è così espresso per Tedesco: “ Non è calamità ma stagione fresca, alibi algebrico e nuovo suono vocalico di una “Lingua sogno” anche essa, anch’essa nuvola “ORA”. E a strada già fatta e ad altra percorribile, Tedesco è un artista da tenere d’occhio, parola di storico dell’arte. C’è poi un rapporto molto stretto tra adimensionale e pittura analitica anche quando Tedesco procede per disseminazione, o per monocromi. Questo rapporto estremo con lo spazio, questo messaggio filtrato dalla purezza delle forme e del colore, ma anche della sintesi oggettiva che si libera tra vuoti e pieni, pone riflessioni molteplici tra un essere esterno e un essere interno, tra uno spazio dato e uno inventato, tra un luogo circoscritto e uno irregolare, tra un finito e un infinito. L’Adimensionale viaggia in un gioco parabolico, in un rinnovamento estetico della realtà, in uno smottamento del concreto, in una deriva geografica di forme che si adeguano su piani, forme ritagliate, cordoni nobili di cartapesta che labirinticamente si adeguono a una ideografia spiritualistica. L’iconografia stilistica si spinge in un racconto di miti ed archetipi, di nuove geometrie che si centrifugano in un avvitante geometrismo, in una grammatica carica di energia profetica. L’adimensionale di Tedesco è una sorta di nuova genesi del mondo capace di cogliere atmosfere e ritmi, colori, gorgogliamenti, vitalismi da paradiso terrestre. Ecco allora la sua querelle virtuale, immaginaria, mentale, astratta, tale da innestarsi in quella linea che rimette in gioco l’alfabeto del mondo, inseguendo e andando oltre le pagine colte della Pittura Analitica ( Bonalumi, Pinelli, Cotani, Guarneri, Marchegiani, Gastini, Griffa, Simeti, ecc. ) che costituisce un movimento di rottura in grado di assumere una propria autonomia nei confronti del minimalismo e dell’arte povera, così come nei confronti di una ricerca dichiaratamente espressionista e materica.
Ecco allora ritrovare nell’arte un capitolo adimensionale alto e colto, rigoroso, secco e scolpito come il rituale di un polline che irriga il mondo terrestre e celeste; è la memoria del mondo che si riperpetua attraverso questa lezione artificiosa e coscienziale di Tony Tedesco, capace di significarsi ancor più come una nuova e sistematica appendice neospazialista.
Carlo Franza