Roma, Brixia e le Genti del Po. La Padania torna alle origini.
Al Museo di Santa Giulia di Brescia è aperta la grande mostra “Roma e le genti del Po. Un incontro di culture III-I sec. a.C”, promossa dal Ministero per i Beni e le attività culturali e il turismo, Regione Lombardia, Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, che attraverso 500 eccezionali reperti esposti, racconta della grande vicenda che ha portato, tra il III e il I secolo a.C., all’unione tra la Roma repubblicana e le genti del Po.
Con l’obiettivo di illustrare questo processo di unione, in un racconto per immagini della straordinaria trasformazione storica e culturale che fu qui attuata tra fasi di conflitto e integrazione, la mostra “Roma e le genti del Po. Un incontro di culture III-I sec. a.C”. ricostruisce, sullo sfondo della pianura del Po, area estesa tra gli Appennini e le Alpi e favorita in antico da una posizione privilegiata e dalla presenza di un grande fiume, la fisionomia sorprendente di un luogo d’Italia, che è divenuto vero laboratorio di integrazione tra etnie e culture diverse e cassa di risonanza del confronto fra cultura romana ed ellenismo.
La mostra è anche un viaggio emotivo, con installazioni interattive e multimediali, adatte al pubblico adulto e giovane, che fanno rivivere situazioni e atmosfere di quei tempi lontani. Ora, quando la Lega, formazione politica italiana, indica la Padania come luogo territoriale con ben precise caratteristiche e costumanze, non è fuor di luogo accettare questo termine con valenze geografiche e sociologiche. E dunque la mostra chiarisce ancor più questo termine e tutto ciò che ad esso è legato.
In accorpamento alla mostra è stato inaugurato e aperto anche “Brixia. Parco archeologico di Brescia romana”, il più esteso parco archeologico a nord di Roma: su un’area di circa 4.200 mq, esso comprende gli edifici più antichi e significativi della città: il Santuario di età repubblicana (I sec. a.C.) – aperto per la prima volta al pubblico-, il Capitolium (73 d.C.), il teatro (I-II sec. d.C.), il tratto di lastricato del decumano massimo, la vista su piazza del Foro, che conserva vestigia della piazza di età romana (I sec. d.C.).
Nel parco archeologico il visitatore ha modo di fare un incredibile viaggio nel tempo, dall’età preromana al rinascimento, partendo dai livelli più antichi al di sotto del Capitolium, sino ai palazzi nobili che, reimpiegando i resti degli antichi edifici, cingono ancora oggi la zona.
Novità unica nel panorama delle aree archeologiche italiane, è infatti la possibilità di vivere un’esperienza di visita in realtà aumentata grazie a dispositivi indossabili Epson messi a punto dalla società Art Glass, che permettono di rivedere, dopo 2000 anni, gli edifici e la città come si presentavano dal III secolo a. C. al I secolo d. C.
Il visitatore, muovendosi liberamente nell’area, ha la possibilità di vedere ricostruiti i suoi monumenti più antichi e le trasformazioni avvenute dopo il suo abbandono.
Un’esperienza indimenticabile e da non perdere, possibile a Brescia grazie ai resti monumentali che la città e le sue istituzioni hanno saputo preservare e valorizzare nei secoli con una sensibilità nei confronti dell’antico che distingue questa città dalle altre.
In età romana Brescia – Brixia – era infatti una delle città più importanti dell’Italia settentrionale e nell’area archeologica situata al centro del tessuto urbano sono ancora visibili gli edifici più antichi e più significativi della città: il santuario di età repubblicana (I secolo a.C.), il Capitolium (73 d.C.), il teatro (I-III secolo d.C.), il tratto del lastricato del decumano massimo, su cui insiste oggi via dei Musei, la vista su piazza del Foro, che conserva vestigia della piazza di età romana (I secolo d.C.). Sono inoltre visitabili resti archeologici (foro e impianto termale) al di sotto di palazzo Martinengo, oggi sede della Provincia, e la Basilica, oggi sede della Soprintendenza archeologica.
Battaglie, scontri e vicende incontrate sui libri scolastici, con protagonisti come Annibale, Scipione, Emilio Lepido, Mario Silla, la Gallia Cisalpina, la Roma Repubblicana, che provocarono quel processo evolutivo necessario per trasformare e modernizzare quei luoghi dal punto di vista sociale, culturale e fisico, tra bonifiche e disboscamenti. Concepita come un viaggio l’esposizione si articola in 12 tappe. Il racconto mette in luce l’incontro tra i romani e le popolazioni del Po, con le loro usanze e tradizioni. Nella terza sezione tutta dedicata alla guerra, uno dei temi principali della mostra, vengono presentati una serie di eccezionali esempi di elmi e armature, mentre la quarta sezione prosegue il discorso illustrando il dopo guerra e la propaganda romana. L’esito dei due processi e la nascita della grandi città, segnarono la definitiva romanizzazione della pianura. I simboli della città, gli edifici di culto e gli arredi delle dimore private sono presentati nelle successive sezioni. Infine, viene spiegata la perfetta sintesi dello straordinario incontro tra le civiltà e Catullo, la cui unica raffigurazione esistente chiude la mostra.
Carlo Franza