guggenheim-gallery-williamsburg-new-opening                                             Oggi si chiama Weylin B. Seymour building, ed è un punto di riferimento per la cultura di New York, ma l’edificio è quello dell’ex Cassa di Risparmio di Williamsburg.
Ora però, proprio qui, Santiago Rumney Guggenheim, pronipote della leggendaria Peggy, che ha lavorato in precedenza da Gagosian e in altre gallerie di prestigio a Parigi e New York, apre le porte della sua Rumney Guggenheim Gallery. La mostra inaugurale si chiama, senza troppa fantasia, “Some Place Like Home”, e ospita un gruppo di newyorchesi legati alla street art.
“La mia speranza è che la posizione della galleria, ai piedi del ponte di Williamsburg, diventerà una destinazione per tutti. L’energia a Brooklyn è completamente diversa, mi ha attratto subito. E anche l’architettura è decisamente differente da quella di Chelsea”, mi ha dichiarato il gallerista Rumney Guggenheim.
E’ da vedere, insomma, se la presenza di un cognome così illustre potrà cambiare le sorti del quartiere che, nonostante la borghesizzazione che ha  preso il posto della classe popolare, i prezzi di locazione ormai alle stelle, gli arrivi di creativi e poi classi ricche e affini, non è poi mai “decollato” in fatto di presenza scenica con le sue gallerie d’arte. Tanto che a Williamsburg e Bushwick tutte, nonostante ogni sforzo, sono rimaste -eccettuata Luhring Augustine- a un livello secondario rispetto ai grandi concorrenti di Manhattan. Riuscirà ora Guggenheim a cambiarne la mappatura e l’importanza? Sono molto sicuro che ciò avverrà, i presupposti ci sono tutti.

Carlo Franza

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