Nella galleria A arte Invernizzi di Milano vive in modo singolarissimo una mostra di Dadamaino (Milano 1930 – 2004) che ripercorre i diversi momenti della ricerca dell’artista attraverso opere emblematiche.03_Dadamaino_A_arte_Invernizzi_2015dadamaino-maino-edoarda-1935-2-cromodinamica-1556146

Nella prima sala del piano superiore della galleria sono esposti lavori appartenenti alla serie dei “Volumi”, realizzati a partire dal 1958 e declinati in diverse tipologie in relazione al numero dei fori praticati sulla tela sino a giungere ai “Volumi a moduli sfasati” del 1960, esposti nella seconda sala, in cui una densa successione di 34_Dadamaino_A_arte_Invernizzi_2015images10forature regolari, praticate su fogli di materiale plastico sovrapposti, movimentano le superfici in dissimili trasparenze.
Negli ambienti successivi dello stesso piano si trovano altre opere a08_Dadamaino_A_arte_Invernizzi_2015ppartenenti al ciclo dei “Volumi” e alcuni lavori appartenenti al ciclo de “L’inconscio razionale”, il cui intreccio di linee orizzontali e verticali segna l’abbandono dei criteri analitici e razionalisti in favore di una caratterizzazione irrazionale e inconscia.
16_Dadamaino_A_arte_Invernizzi_2015Al piano inferiore dello spazio espositivo sono esposte anche opere – già presentate nella sala personale della Biennale di Venezia del 1980 – del ciclo “I fatti della vita”, i cui segni-lettere tracciati con china vengono elaborati in tratti verticali, orizzontali e diagonali sviluppando nello spazio della superficie pause e concatenazioni divergenti. 19_Dadamaino_A_arte_Invernizzi_2015L’espressione attraverso una nuova forma di scrittura nasce da un episodio personale che, come racconta Dadamaino stessa, porta l’artista a tracciare ossessivamente sulla sabbia un segno muto, simile ad una “H”, come reazione interiore all’eccidio di Tel al-Zaatar del 1976.
La necessità di veicolare significati intrinseci e radicati del pensiero porta successivamente all’elaborazione di un segno maggiormente libero che si dispone nello spazio amalgamandosi in addensamenti e pause, concentrandosi progressivamente su aspetti esistenziali, come è visibile nelle opere esposte appartenenti ai cicli “Interludi” ( 1981) e “Costellazioni” (1984). Dadamaino acuisce la propria ricerca e mette in atto un’identificazione del tratto come pura energia che si sprigiona, e della quale non si riesce ad individuare un inizio e una fine.
Il percorso espositivo continua con l’opera Sein und Zeit n. 2 (1995) e Sein und Zeit (2000), le cui tracce si fanno ancor più minute e costanti, delineate dall’artista sulla superficie trasparente del poliestere divenendo il mezzo per esprimere il rapporto tra l’infinitamente piccolo del gesto tracciato e l’infinitamente grande del tempo e racchiudendo in esse l’ambivalenza dei significati universali dell’esistenza.
La mostra si conclude con la proiezione del video Dadamaino – regia di Marina Spada – girato negli spazi espositivi della galleria nel 1998.
Ora appare chiaro come questa mostra di Dadamaino non fa solo luce – e che luce- sull’artista italiana ma lascia intravedere la crescita del mercato sul nome ormai storicizzato; è da dire che l’investimento è sicuro per le ampie radicazioni in campo internazionale del suo lavoro, mirato, essenziale, assoluto, filosofico e decisamente aperto a tutte le recenti avanguardie.

Carlo Franza

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