Davide Nido (1966-2014), un campione dell’arte italiana alla Blu di Milano.
Ritrovare in mostra le opere di un artista e di un amico, lasciatemelo dire, di chiara fama, è cosa a dir poco singolare, ma soprattutto così si da il modo a noi storici dell’arte di aprire un discorso più ampio, che è quello di studiare al meglio le sue opere, la sua incidenza sull’arte dell’oggi, incorniciare il lavoro in una presa storica che per Nido è stata di forte incidenza. La stagione espositiva della Galleria Blu nobilmente diretta da Daniele Palazzoli vive oggi con la mostra di Davide Nido dal titolo “Persistenze mutevoli”. Sono trascorsi già dieci anni dalla prima personale di Davide Nido (“Coriandoli e Tutto”) negli spazi della galleria milanese, dacchè si iniziò una collaborazione partita nel 2003 e continuata fino al 2014, anno della scomparsa dell’artista a soli 48 anni. La mostra “Persistenze Mutevoli” presenta una selezione di opere realizzate da Nido appositamente per la Galleria Blu in questi undici anni, a testimonianza di una relazione non solo artistica, ma anche di comuni intenti creatisi fra gallerista e artista, che nel tempo si sono consolidati. E ci sono ricordi anche personali che mi preme ricordare. Lo ricordo maggiormente perché volli invitarlo al Premio delle Arti-Premio della Cultura al Circolo della Stampa di Milano nel 2003 e assegnargli il Premio come Artista Emergente;successivamente ebbi modo di recensire sul quotidiano “Libero”( ottobre 2006), dove avevo la rubrica “La vetrina dell’arte”, la sua mostra che tenne alla Galleria Blu nel 2006.
Considerato uno tra gli artisti più interessanti delle ultime generazioni, Davide Nido è stato invitato a partecipare alla 53° Biennale di Venezia. La collaborazione ed il dialogo con illustri artisti come Luciano Fabro e Aldo Mondino e quelli più a distanza, ovvero Festa, Fontana, Boetti, Pascali e Bonalumi hanno influito non poco sulla ricerca dell’artista e nell’ideazione di una caratterizzante tecnica e di linguaggio espressivo globalizzante, che consistette nell’utilizzo di colle siliconiche colorate sciolte a caldo e poi disposte con grande cura e maestria sulla tela, dando così forma a molteplici immagini. Una pioggia di materia e colore che gli hanno fatto consegnare lacerti di infinito, di universi e spazi capaci di raccogliere tracce di op art, di geometrie e cinetismo, di arte analitica e concettuale specie nei monocromi. Tra le tele esposte in mostra risaltano quelle dei cicli realizzati in esclusiva per la Galleria Blu: i “Coriandoli” (la serie più storica), i “Tutto”, i “Deep”, i “Freeze” e gli “Striped”, nei quali si alternano insiemi di colori apparentemente scomposti, forme circolari, strisce lineari, trame e stratificazioni materiche.
Davide Nido è riuscito nell’intento di sintetizzare all’interno dei suoi quadri la sensazione di libertà, l’idea del non finito, dell’apparente persistente che muta costantemente per poter accedere al mistero, ciò che lui stesso ha definito: “una finestra che guarda l’universo”. Ed è proprio così che questo campione dell’arte, che ci ha lasciato troppo in fretta, fa vivere l’universalità dell’opera, di ogni opera, che si trasfigura in “Persistenze mutevoli”, all’interno delle quali si fonde l’emozione con un sistema espressivo originale, che le rende esclusive grazie a una poetica e a uno stilema che le caratterizza e le assegna alla storia del presente, a quel grido ambientale che va rintracciato nel sottile e filosofico suo linguaggio. Davide Nido è stato un alchimista della materia, funambolo del colore, che pur ripercorrendo incessantemente e persistentemente la stessa idea stilistica, l’ha modifica continuamente, l’ha mutata e reinventata eternamente, avanzando differenti forme, colorazioni, trame e strutture compositive, ancora oggi capaci di porgere riflessioni forti, catturare intelligenze e muovere gli studiosi sul fronte del certo e del vero e soprattutto del nuovo.
Carlo Franza