L’Ultima Cena di Ulisse Sartini. A Milano in Santa Maria delle Grazie il dipinto capolavoro che ricorda il saluto di Cristo ai discepoli prima della Crocifissione.
La Sacrestia Bramantesca della Chiesa di Santa Maria delle Grazie ospita a Milano “l’Ultima Cena” di Ulisse Sartini, esposta al pubblico fino al 25 aprile 2016. Un dipinto capolavoro di grandi dimensioni (4,90 metri per 1,80), realizzato nel 2015, presentato alla città proprio nei giorni che preludono nel calendario liturgico l’avvento della Pasqua: un appuntamento dal forte significato simbolico, che offre nuovi spunti critici sui codici iconografici propri dell’arte sacra e sul dialogo tra contemporaneità e tradizione.
Come ha sottolineato nel suo intervento in catalogo il biblista Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, la fisicità dei protagonisti dell’opera di Sartini è forte di un’intensità dalla profonda carica espressiva, costruita sulla “composizione di corpi che fanno corpo, si toccano, comunicano, osano la carne”. Proprio il linguaggio del corpo – l’appoggiarsi gli uni agli altri degli apostoli, la colloquialità con cui alcuni pongono la mano sulla spalla del proprio vicino di tavola – contribuiscono a creare lo stridente contrasto con la figura di Giuda, che “non fa corpo con gli altri, ma è già rivolto verso la notte, volgendo la nuca a Gesù, come il traditore che nelle Scritture volge il suo calcagno per andarsene”.
La misurata efficace teatralità dell’impianto scenico dialoga allora idealmente con uno tra i più grandi capolavori del Rinascimento, distante solo poche decine di metri dal luogo dove è esposta l’opera di Sartini: ovvero l’affresco dell’Ultima Cena realizzato da Leonardo da Vinci per lo stesso complesso di Santa Maria delle Grazie; costruendo un percorso lineare, attraverso i secoli, che dimostra le diverse declinazioni di un tema tra i più ricorrenti nella storia dell’arte.
L’opera capolavoro di Ulisse Sartini è di grande impatto, vive per l’iconografia classica e moderna nello stesso tempo, con mille richiami di stile a quella scuola romana fra le due guerre, e sollecita lo spettatore a quella lezione di mirata e riflessiva catechesi evangelica sostenuta da impostazioni scenografiche mirabolanti e colori di calda emotività e schietto linguaggio.
Ulisse Sartini nasce nel 1943 a Ziano Piacentino, vive e lavora a Milano. Avvia la sua attività espositiva nei primi Anni Settanta, con le prime personali negli spazi meneghini della Galleria Schettini, ritagliandosi presto un ruolo di primo piano nel genere della ritrattistica; è il secondo pittore italiano dopo Pietro Annigoni ad entrare nelle collezioni della National Portrait Gallery di Londra. Nel corso degli anni Sartini esegue ritratti ufficiali di personalità di primo piano della scena politica e culturale internazionale, come quelli di Maria Callas per il Museo Teatrale alla Scala di Milano, il Nuovo Teatro della Musica Megaron (Atene) e per il Teatro La Fenice (Venezia), quello di Luciano Pavarotti per Covent Garden (Londra), quello di Audrey Hepburn per la nuova sede UNICEF in Roma; a cui si aggiungono i ritratti ufficiali dei papi Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I.
Carlo Franza