Franco Grignani maestro dell’optical art. Una mostra a Milano lo celebra genio indiscusso.
Alla 10 A.M. ART di Milano una retrospettiva che pone all’attenzione di tutti la figura di Franco Grignani(1908-1999), genio indiscusso, innovativo, e assoluto precursore dell’arte ottico-visiva. “Il rigore dell’ambiguità” è il titolo della mostra, esprime i fondamenti della ricerca dell’artista atta a trovare dei valori costanti per l’individuazione di un metodo operativo critico, attraverso l’uso di matematiche alterate. E’ Grignani stesso che in una sua intervista dice: “ciò che mi fa paura è l’ovvio, la banalità, il già fatto, il non senso”. Indirizza, perciò, la sua vita alla continua analisi della visione e alla sperimentazione di materiali scientifici strumentalizzati per strutturare la forma ed ottenere, come scrive Dorfles, “un tipo di comunicazione intersoggettiva di elementi altamente espressivi; diciamo pure: drammaticamente espressivi”. Le opere esposte ricostruiscono il percorso artistico di Franco Grignani; dagli sperimentali di subpercezione ai vetri industriali, dai moirè alle vibrazioni, dalle permutazioni ai radiali, dagli operativi numerici alle diacroniche, per poi continuare con le periodiche, le dissociazioni, le psicoplastiche, le psicostrutture, le isoplastiche, le diagonali nascoste e, infine, le strutture iperboliche. La mostra restituisce un Grignani e la sua complessità d’artista, essendo stato artista, architetto, fotografo, graphic designer, art director, peculiarità e competenze diverse ma tutte strettamente riconducibili alla ricerca di Grignani sulla percezione visiva, ricerca cui è restato fedele per l’intera vita.
Il grande pubblico ricorderà meglio la figura di Grignani perché riconducibile ad un marchio, quello della Pura Lana Vergine da lui creato nel 1964, forse il più noto e universale nella storia della comunicazione della seconda metà del secolo scorso. Ma quel marchio, certo fortunatissimo, è solo uno dei tanti da lui creati, capace così di significare una delle specializzazioni tra le diverse di Grignani, artista ed intellettuale assoluto, puro, che non ha mai perso alcuna occasione per approfondire la percezione dell’immagine e le “regole” che ad essa sono sottese, convinto che “l’immagine raggiunge la sua dinamica unità per mezzo di vari livelli di integrazione: tensione, ritmo, armonia matematica.
Una ricerca pura la sua, sulla “verità della forma visiva”, portata avanti in solitudine , con stile metodico, raffinato e allo stesso momento apertissimo a quanto si affermava in Europa e nel mondo.
La mostra è accompagnata da un libro monografico bilingue italiano ed inglese edito da 10 A.M. ART, con testi esclusivi e una significativa selezione di lavori dell’artista curata dalla figlia Manuela Grignani.
Franco Grignani . Pavese del Po, nasce a Pieve di Porto Morone nell’anno della nascita ufficiale del Cubismo, ovvero nel 1908. A Torino, dove segue Architettura, è coinvolto dai fermenti del secondo Futurismo, passaggio verso l’astrattismo geometrico e al costruttivismo. Attingendo alle teorie percettive e alla psicologia della forma conduce sperimentazioni coniugando fotogrammi, fotomontaggi, sovrimpressioni e elaborati grafici. Con la milanese Alfieri & Lacroix indaga nuove forme di tipografia. Crea sistemi ottici che colpiscono e influenzano i suoi colleghi europei. Il successivo passaggio lo vede intervenire, con rotazioni, deformazioni, torsioni, accelerazioni, rovesciamenti, direttamente sull’immagine. Sempre con l’occhio e il pensiero alle sollecitazioni che questi processi provocano nell’osservatore. Diviene art director di “Bellezza d’Italia”, organo di stampa della Dompé, casa farmaceutica che lo impegna anche nel packaging dei prodotti, e poi di “Pubblicità in Italia”. Prosegue intanto l’indagine sulla rappresentazione del paesaggio urbano, ricorrendo anche a “… lenti zoppe, vetri, condensatori, prismi, acqua, olio …” . L’obiettivo è ancora una volta il superamento dei limiti fisiologici di mano e occhi, per giungere ad una rappresentazione che faccia proprie le leggi matematiche e fisiche, già conosciute o da lui solo intuite.
Questo lavoro, nei diversi fronti, gli porta riconoscimenti internazionali, come nel 1959 la Palma d’Oro della Pubblicità e la medaglia d’oro della Triennale di Milano o il Premio (1972) della Biennale di Venezia. Muore a Milano nel 1999, ma le sue opere continuano ad essere esposte e ammirate nei musei di tutto il mondo.
Carlo Franza