Turi Simeti re assoluto degli estroflessi bianchi. Un libro e una mostra lo celebrano per i monocromi bianchi che lo allineano fra i grandi artisti del mondo.
La recente mostra di Turi Simeti alla Depart di Milano dal titolo “Opere bianche” ha lasciato sul campo per gli studiosi e i collezionisti un bellissimo libro catalogo che raccoglie non solo le opere in mostra ma dà modo di cogliere anche il “monocromo bianco” come elemento fondante di tutta l’opera dell’artista italiano che nel campo delle estrosflessioni è oggi il più quotato personaggio, perchè prezioso intellettuale che nella ricerca spaziale ha trovato il suo naturale avvio fin dagli anni Cinquanta, con una fede e una perseveranza che non hanno mai avuto cedimenti. Il bianco come colore può raccontare storie di silenzio, di visioni tombali, di nascondimenti, di sottrazioni di colore e toni, per essere, come di fatto avviene, sulla soglia del nulla. Era l’anno 1918 quando Kazimir Malevic, artista russo fondatore del suprematismo, realizzò una tela impensabile. Un quadrato bianco su fondo bianco, con un’ impercettibile linea di contorno che delineava il perimetro di un’area quadrangolare leggermente ruotata. Sorprende non poco come questo lucidissimo e coerente maestro dell’arte italiana specie attraverso tele con effetti di rilievo, ovvero estroflessioni mutanti e generanti abbia mostrato non solo una coerenza stilistica che si diparte dagli anni Sessanta del Novecento ad oggi, ma abbia nel bianco monocromo trovato la saldatura simbolica di ciò che quel colore significa, ovvero luce, spettacolo/stupore, riflessione, meditazione, resurrezione. “Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto”, osservava già Kandinsky. Ora, il bianco è assenza di colore sonante, ma è invece colore e luogo-spazio di purezza, non luogo del niente o del nulla, ma luogo del certo e del vero, luogo dell’anima, luogo o luogo dell’invisibile.
La forma e le forme della sua costruzione concettuale e minimalista, ovvero l’ellisse segmentata su tracce estroflesse, sono il principio singolare del suo distintissimo lavoro che sviluppa sintesi e geometria, equilibrio e analiticità.
Turi Simeti sviluppa monocromi che vanno dal rosso al blu al nero, in questo caso ha voluto anche, e lo fa da sempre, misurarsi sul bianco, quel bianco che i poeti e personaggi storici hanno declinato in pregevoli riflessioni come quella di Jean-Jacques Schulhl( Perché il bianco non deve essere considerato un colore? E’ come il silenzio in musica, è anche esso un tempo musicale); o quella di Coco Chanel ( Il nero contiene tutto. Anche il bianco. Sono d’una bellezza assoluta. È l’accordo perfetto). E nel bianco Turi Simeti ha trovato l’assoluto dell’arte, un assoluto che lo ha reso oggi grande nella sua visione estetica, che si alimenta di accenti, di suoni, di tracce, di visioni, di luce, di purezza, di magia, di alchimia allo stato puro, di ricordi della genealogia del mondo.
Carlo Franza