La “sudpolitik” di Angela Merkel, al servizio di Erdogan, non è degna dell’Europa. I tedeschi mettano la Frau Merkel alla berlina.
In Europa tira aria di rifiuto della politica di indirizzo dato dalla tedesca Angela Merkel, che dopo il “caso Bohmermann” messo alla berlina proprio dalla sacerdotessa cresciuta ed educata nella Berlino Est patria doc del comunismo europeo, ha svenduto la sua nazionalità ai turchi, proprio a quel dittatore del Bosforo Erdogan -come è stato chiamato dal deputato Linke Sevim Dagdelen- che tenta a malapena di convincere l’Europa a volerne fare parte. E’ bene che se ne stia a casa sua, visto che già oggi detta ordini all’Europa per “lesa maestà” da parte del comico tedesco. Tutti sanno che Erdogan ha islamizzato la Turchia laica di Ataturk, reprime le minoranze come “ha osato dire” il comico tedesco, e come se non bastasse, “prende a calci i curdi e picchia i cristiani”, ha sottolineato il comico tedesco Bohmermann. Vi pare poco? A me proprio no!
E che fa pensa di denunciare tutte le bocche non cucite, ad iniziare dal sottoscritto? L’autore del “poema diffamatorio” trasmesso il 31 marzo dalla tv pubblica Zdf – attualmente sotto scorta della polizia – rischia 3 anni di galera per le “offese a un capo di stato straniero” e fino a 5 anni se verrà provata la volontà diffamatoria della sua satira. E questo per volontà del governo tedesco diretto dalla Merkel la quale è sempre meno tedesca. L’alleanza Cdu-Csu e Spd, alleanza rosso-nera, che la tiene al potere è tutt’altro che rosea. La Grande coalizione, a ben vedere dal sottoscritto che di casa è spesso a Berlino, è spaccata. “Nel ventunesimo secolo la lesa maestà non dovrebbe essere un crimine. Mi sarei aspettato che il governo difendesse la libertà di opinione, a prescindere dal gusto personale”, sintetizza il vice presidente Spd Ralf Stegner perfettamente allineato al resto del partito. “L’abolizione dell’antiquato articolo 103 è una questione prioritaria per l’Spd: verrà portata all’attenzione del Bundestag già alla fine della prossima settimana”, promette il capogruppo dei socialdemocratici Thomas Oppermann che intende accelerare l’iter fissato al 2018. Sta di fatto che la Merkel ha dato semaforo verde a far processare la libertà di opinione di Jan Bohmermann, difeso persino dal ministro degli esteri Frank Walter Steinmeier “scettico sull’utilizzo del diritto penale per dirimere la questione” che ha investito per primo e direttamente il suo dicastero. Il vice presidente dei Verdi Konstantin von Notz ha parlato apertamente di “cedimento di fronte a un ricatto” e imputa alla Merkel di “non aver assunto un atteggiamento chiaro, utilizzando un doppio standard sulla violazione dei diritti che in Turchia riguarda quelli umani”. Il punto appena significato del vicepresidente dei verdi tedeschi è anche il mio; può questo dittatore del Bosforo venire a dare lezioni all’Europa quando in casa sua la violazione dei diritti umani e di stampa è all’ordine del giorno? La Merkel avrebbe dovuto mettere alla porta le richieste di Mister Erdogan invece di piegarsi alle intimidazioni della Turchia. E’ stata ancora più dura la leader parlamentare della Linke Sahra Wagenknecht, contraria alla genuflessione di Mutti al sultano di Ankara: “Piegarsi alla sua richiesta è intollerabile: Merkel prima ha baciato il tiranno turco, poi ha sacrificato la libertà di stampa in Germania”.
E’ una vergogna intollerabile, un’offesa alla cultura, alla stampa, alla critica, all’Europa libera. Il rullo dei tamburi della Grande Coalizione tedesca è iniziato, per la Merkel sarà il suo De Profundis politico, lei machiavellica che pensava di sacrificare Bohmermann a qualunque prezzo pur di non far saltare l’accordo sui migranti che le permette così di non fissare un tetto massimo ai profughi in Germania. In difesa della libertà di opinione anche i liberali di Fdp. Il presidente del partito Peter Lindner fa sapere: “Frau Merkel avrebbe dovuto rappresentare l’interpretazione tedesca della libertà di espressione”. E gli attacchi sono proprio a tutto campo, tanto che costringono l’Spd a sottolineare come “la decisione sia stata assunta con i voti contrari del partito socialdemocratico”. Intanto fuori dal Bundestag non si ferma la petizione online a favore di Jan Böhmermann in rete da domenica. Invito tutti i lettori italiani a firmarla. L’appello lanciato dalla blogger Christine Doering sulla piattaforma change.org ha già raccolto oltre 100 mila firme (da consegnare al Bundestag) di chi non ci sta a sacrificare la libertà di espressione sull’altare della “Südpolitik” di Angela Merkel, ormai apertamente non più né tedesca, né europea, ma dichiaratamente al servizio di Erdogan.
Carlo Franza