Giorgio Morandi eccelso maestro di forme, luce e silenzio. Ad Ascona (Svizzera)-Museo Castello San Materno, l’omaggio al grande artista italiano.
Visitata la mostra sono uscito quasi senza respiro, tanta la bellezza percepita a leggere e vedere le opere di Morandi. Mostra di eccezionale comunicativa, dove persino il silenzio esterno e interno alle opere segnava e disegnava la qualità e lo spessore del grande artista italiano. Fino al 18 settembre 2016, il Museo Castello di San Materno ad Ascona (Svizzera) ospita la mostra che omaggia Giorgio Morandi, uno degli autori che ha segnato la storia dell’arte italiana del Novecento. L’esposizione dal titolo “Giorgio Morandi. Forme, colori, spazio, luce”, prima iniziativa temporanea organizzata negli spazi del Castello, nasce da un progetto della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta, sviluppato in collaborazione con il Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft di Freiburg im Breisgau, il cui fondatore Franz Armin Morat, collezionista e profondo conoscitore dell’opera di Morandi, ha generosamente concesso in prestito 28 delle 30 opere del maestro italiano.
Nell’approccio agli oggetti comuni e allo spazio dei paesaggi, Giorgio Morandi individua composizioni di geometrie elementari (cubi, cilindri, sfere, triangoli), in cui si esprime la loro stessa essenza visibile. “L’artista – afferma Mara Folini, direttrice dei Musei di Ascona – spoglia l’oggetto da ogni elemento superfluo per restituirlo sulla tela nella sua limpidezza sensibile, che si accompagna a un’atmosfera silenziosa e contemplativa, specchio profondo di un artista straordinario che ha saputo essere se stesso, al di fuori dei movimenti e con scarsissimi contatti con gli altri pittori e maestri del tempo, dipingendo quasi esclusivamente gli stessi soggetti nella stessa stanza dove ha abitato per tutta la vita”. Giorgio Morandi è un pittore che ha fatto della sua arte il suo mestiere quotidiano,come medium del suo sentire più autentico, grazie a uno stile originale che ha saputo mantenere sempre, come sua sigla identitaria pur confrontandosi con le avanguardie, attraverso la mediazione di Cézanne, il suo primo maestro. “Un artista classico – continua Mara Folini, non solo per l’armonia e la saldezza che evocano le sue opere, ma soprattutto per la sua capacità di trasformare ogni oggetto, anche il più banale della realtà, in solennità pacata e austera, in accento lirico e poetico”.
La mostra Forme, colori, spazio, luce offre ai visitatori l’occasione di ammirare le opere della collezione della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten, conservate in permanenza al Castello di San Materno, recentemente restaurato dal Comune di Ascona per essere destinato a spazio espositivo. Il percorso museale si apre con Lovis Corinth e Max Liebermann, le cui opere s’inseriscono nelle dinamiche del cosiddetto impressionismo tedesco, per proseguire con gli artisti della colonia di Worpswede, qui rappresentata da Fritz Overbeck, Hans am Ende, Otto Modersohn e Paula Modersohn-Becker. Artisti che scelsero la zona rurale della bassa Sassonia come luogo ideale di fuga dal mondo industrializzato e vi fondarono una comunità artistica, anticipando delle scelte che diverranno programmatiche negli espressionisti della Brücke e del Blaue Reiter. Questi due gruppi sono rappresentati in collezione rispettivamente da Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Hermann Max Pechstein ed Emil Nolde, e da Alexej Jawlensky e August Macke, a segnare i due poli di irraggiamento dell’espressionismo in area tedesca, quello vitalistico e sociale di Dresda e Berlino, e quello lirico e visionario di Monaco.
Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964). Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1913, dove conosce Osvaldo Licini, Severo Pozzati, Giacomo Vespignani e Mario Bacchelli, gli amici-artisti con i quali espone nel 1914 all’Hotel Baglioni di Bologna. La sua formazione si basa sullo studio dei grandi maestri, da Giotto a Piero della Francesca, da Chardin a Corot, fino a Cézanne. Fin dagli esordi Morandi predilige come soggetti delle sue opere paesaggi, nature morte e fiori, che costituiranno i temi essenziali di tutta la sua opera. Dal 1928 è presente ad alcune edizioni della Biennale di Venezia, alle Quadriennali romane ed espone in varie città italiane ed estere. Dal 1930 al 1956 insegna Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, realizzando in questi anni la maggior parte delle sue acqueforti. Soltanto in età matura si dedica invece con continuità all’acquerello, dopo alcune rare e sporadiche prove negli anni Dieci e negli anni Trenta. Pur non allontanandosi quasi mai da Bologna e da Grizzana, il borgo appenninico dove usa trascorrere ogni estate, la sua fama comincia a crescere e a varcare le mura della città grazie a critici acuti e intelligenti e ad una scelta pattuglia di amatori d’arte e collezionisti. L’affermazione giunge nel 1948 con il Primo Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia, a cui fanno seguito due primi premi alle Biennali di San Paolo del Brasile nel 1953 e nel 1957, rispettivamente per l’incisione e per la pittura e il Premio Rubens conferitogli dalla città di Siegen nel 1962.
Carlo Franza