46323-1_Palmira_mVale proprio la pena visitare la mostra aperta fino al 6 novembre 2016 presso il Museo di Sant’Eustorgio Milano, adiacente alla prestigiosa Cappella Portinari, capolavoro rinascimentale affrescato da Vincenzo Foppa, qui è locata l’esposizione  Salvare la Memoria, oggi idealmente dedicata al Direttore del sito archeologico di Palmira Khaled Asaad -barbaramente assassinato dall’Isis-  e anche al non meno prezioso, e spesso anonimo, esercito di Monuments Men che, ovunque nel mondo, si vota al recupero di un patrimonio di arte che è storia di tutti. Orchestra Marinski s'esibisce in antico teatro PalmiraUn patrimonio violentato da guerre, come quella in Siria appunto, ma anche da terremoti, alluvioni e da tutti quegli eventi che, ferocemente e improvvisamente, si sovrappongono al fisiologico effetto del tempo su ciò che è testimonianza del nostro passato. Accanto l’opera incessante di chi ha a cuore la tutela e la salvaguardia delle opere dell’ingegno umano da consegnare alle generazioni future.Palmira-siria-prima-dopo-01-1000x600 La mostra, curata da Sandrina Bandera ed Elena Maria Menotti, presenta cinquecento fotografie originali, documenti, filmati, testimonianze dirette, pannelli didascalici, di forte impatto visivo e insieme didattico, col fine di preservare la memoria di un patrimonio d’arte e di storia appartenente a tutta l’umanità costantemente minacciato, creando i presupposti per riflettere sul nostro vissuto e sulla responsabilità che abbiamo verso il futuro nostro e delle generazioni a venire. La narrazione di una grande storia che, dopo il successo di pubblico al Museo Nazionale Archeologico di Mantova, si arricchisce grazie anche alla collaborazione di alcune istituzioni milanesi: il Civico Archivio Fotografico di Milano, l’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Milano e l’Archivio Farabola di Vaiano Cremasco. Il pubblico potrà qui visitare la sezione dedicata alle immagini delle difese antiaeree e dei gravi danni subiti dai monumenti storici della città di Milano durante la prima e la seconda guerra mondiale. Trovo interessante che durante il periodo di apertura della mostra, verranno organizzati incontri con i protagonisti di vicende di salvaguardia e difesa del patrimonio artistico mondiale, perché a contrapporsi alla violenza della distruzione c’è la strenua e costante forza della memoria e della restituzione che ha a cuore l’umanità.   La mostra affronta argomenti più che mai attuali in ambito culturale, quali le attività di prevenzione e tutela del patrimonio storico-artistico da conflitti bellici e catastrofi naturali.  Palmira-siria-prima-dopo-07-1000x600L’esposizione narra le devastazioni connesse ai terremoti, da quello dell’Emilia, al Friuli ad Assisi, a Bam, da L’Aquila sino al Nepal, senza dimenticare l’alluvione del 1966 a Firenze e l’esercito degli “Angeli del fango”. Le distruzioni scientemente provocate dagli uomini come l’attentato all’Accademia dei Georgofili, non si sono rivelate meno catastrofiche di quelle naturali. Distruzioni ereditate da guerre del passato recuperate molto tempo dopo, come è accaduto per Vilnius dove le distruzioni perpetrate nei secoli XVII e XVIII sono state sanate solo dopo il 1989.   Palmira-siria-prima-dopo-02-1000x600L’attenzione si focalizza quindi su Milano con le immagini delle difese antiaeree della Cappella Portinari, oltre a quelle della Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, del Cenacolo, di Brera, del museo Poldi Pezzoli e del quartiere Ticinese. Sono state inoltre ricordate le figure dello storico dell’arte Pasquale Rotondi, di Ettore Modigliani e di Guglielmo Pacchioni, direttori della Pinacoteca di Brera per la loro azione di messa in sicurezza delle grandi opere d’arte italiane; e, ancora, le vicende dell’obelisco di Axum, con le fotografie della traslazione a Roma dall’Etiopia e della sua restituzione. Tra i troppi conflitti recenti, la mostra propone quelli in Kosovo e in Afghanistan, evidenziando gli interventi di restauro dell’ISCR e la ricostruzione del ponte di Mostar, in Bosnia-Erzegovina.  Le cronache quotidiane documentano le distruzioni in Iraq e Siria. Palmira-siria-prima-dopo-04-1000x600Le immagini delle distruzioni di Palmira hanno colpito l’opinione pubblica mondiale. Da ricordare che in quell’area archeologica era attivo il progetto “Pal.M.A.I.S.” dell’Università degli Studi di Milano, così come ad Ebla l’Italia era presente con una propria missione archeologica.  Per scelta delle curatrici, in questa sezione le immagini saranno esclusivamente “positive”: proporranno infatti le attività di ricerca archeologica svolta. Nessuna immagine di distruzione, ma un puro segnale grafico a simboleggiare la temporanea, forzata interruzione di un percorso di ricerca, recupero e valorizzazione. La mostra si avvale di filmati speciali e molto rari tra cui un’intervista all’archeologo Khaled Asaad, già direttore del museo di Palmira, trucidato dai miliziani del sedicente stato islamico (Daesh) il  18  agosto 2015, quale personaggio-simbolo del patrimonio artistico conservato nel suo museo e nella città siriana patrimonio Unesco dell’umanità. Il video “Palmyra: la meraviglia del deserto“, una co-produzione RAI Cultura-Vercom, è stato gentilmente concesso dagli autori Federico Fazzuoli e Elisa Greco. Saranno anche presentati vari cortometraggi girati dal regista Cristiano Barbarossa in contesti di pericolo e testimonianza di importanti azioni di recupero. L’attenzione del visitatore viene richiamata anche su altri fenomeni presenti durante i conflitti, quali gli scavi clandestini, evidenziando i casi di Apamea, Umma e Zabalam, con l’utilizzo di foto satellitari. Mentre scorrono le immagini della “Giornata Unesco di lutto per la distruzione dei beni culturali”, la mostra annota il farsi strada di una nuova consapevolezza. Citando, come esempio, la salvaguardia dei monumenti anche nel caso di grandi opere di ingegneria: esemplare è stato l’innalzamento dei templi di Abu Simbel per consentire l’invaso della diga di Assuan. Questa è una mostra che propone l’ostinazione a guardare avanti, a valorizzare il bello dell’uomo: pone anche l’attenzione sui “blue shields”, il Comitato Internazionale dello Scudo Blu (ICBS) fondato nel 1996 con la missione di “lavorare per proteggere il patrimonio culturale mondiale minacciato da guerre e disastri naturali” e sull’attività davvero fondamentale del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, i nostri “Caschi blu della cultura”, soprattutto in Iraq. Una mostra per non smarrire la memoria e per condividere con i nostri cari, significative e potenti immagini da non dimenticare e un patrimonio da salvaguardare con le azioni concrete per continuare ad esserne fieri. L’edizione milanese ha potuto contare sul sostegno del signor William Weiller (U.S.A.), di Extro Hotelse di Intesa Sanpaolo che, con mecenatismo e generosità, hanno contribuito alla realizzazione dell’esposizione e  di tutti i  volontari che con dedizione garantiscono l’apertura del museo di Sant’Eustorgio.

Carlo Franza

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