Fabio Mauri al Museo Madre di Napoli. In mostra l’esponente delle neoavanguardie con capolavori che hanno riletto ideologie e linguaggi della propaganda.
“Retrospettiva a luce solida” è il titolo della mostra monografica dedicata dal Museo Madre di Napoli nel mese di novembre a Fabio Mauri (Roma, 1926-2009), magistrale esponente delle neo-avanguardie della seconda metà del XX secolo, la cui pratica artistica – incentrata sull’esplorazione dei meccanismi dell’ideologia e dei linguaggi della propaganda, come dell’immaginario collettivo e delle strutture delle narrazioni mediatiche – lo impone fra i più autorevoli e seminali artisti contemporanei in campo internazionale. Organizzata in stretta collaborazione con lo Studio Fabio Mauri, la mostra – la più completa mai dedicata all’artista dopo la retrospettiva, nel 1994, alla GNAM-Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma – comprende, in un percorso appositamente concepito per i singoli spazi del museo, più di cento fra opere, installazioni, azioni e documenti, che indagano la storia moderna e contemporanea nei suoi conflitti e nelle sue contraddizioni e trovano nell’intrinseco rapporto fra dimensione storica e dimensione etica il loro fulcro intellettuale ed emotivo.
La prima sezione della mostra, articolata su tutto il terzo piano del museo, presenta le opere con cui l’artista esplora, in un’iniziale tangenza con le estetiche pop, la dimensione della comunicazione di massa, fino alla serie degli Schermi (anni Cinquanta-Settanta), che si integrano con i “tappeti-zerbini” e una pluralità di altre opere e materiali connessi alla ricerca sui significati e le dinamiche della proiezione, tra cui i principali lavori scultorei e installativi della fine degli anni Sessanta (Cinema a luce solida, 1968; Pila a luce solida, 1968; Colonne di luce, 1968; Luna, 1968). Il percorso culmina in una selezione delle opere con proiezioni, da quelle in 16mm degli anni Settanta su corpi ed oggetti (vari esemplari di Senza e Senza ideologia, la ricostruzione di Intellettuale-Pasolini), fino alle più recenti proiezioni su supporto digitale e di impianto ambientale.
Una seconda sezione della mostra, al piano terra del museo nella sala Re_PUBBLICA MADRE e presso le tre sale del mezzanino, è costituita da opere, installazioni, azioni e documentazioni afferenti alla matrice performativa e teatrale della ricerca dell’artista, con una selezione delle più importanti azioni di Mauri, che vengono presentate periodicamente, durante l’arco della mostra, o attraverso materiali documentari e alcune essenziali componenti “sceniche”. Integrandosi in questo ambiente dinamico sono presentate anche alcune installazioni fondamentali, quali Manipolazione di Cultura (1971-1973, terminato nel 1976), l’opera-libro Linguaggio è guerra (1975), Oscuramento (1975), Il Muro Occidentale o del Pianto (1993), Teatrum Unicum Artium (2007). Spazio di indagine è inoltre dedicato alla prima opera teatrale di Mauri, monologo in due tempi e due scene intitolato L’isola (1960).
Una terza sezione della mostra (Sala delle Colonne, primo piano) è dedicata, infine, alla presentazione inedita dell’integrale corpus delle maquette architettoniche che ricostruiscono i percorsi espositivi delle principali mostre dell’artista. Trasformando l’intera superficie del Madre nello spazio-tempo di un’esperienza critica, in cui il pensiero si fa fisico e concreto, e il white cube museale si confonde con il palcoscenico teatrale e la scatola nera della sala cinematografica, la mostra incorpora e trasmette il concetto di “luce solida” che compare in alcuni titoli delle opere dell’artista: in esse, richiamandosi alle Lampadine con i raggi solidificati futuriste, Mauri conferiva consistenza fisica al raggio che congiunge il proiettore e lo schermo cinematografico, traducendo così l’idea che tutte le componenti dell’esistenza sono reali, e quindi anche il pensiero, l’immaginario e l’ideologia. Questa riflessione, successivamente affidata agli Schermi, alle Proiezioni e alle azioni performative, diviene metafora del rapporto tra mente e mondo, tra realtà e memoria, fra Storia e storie, trasformando, in occasione di questa mostra, il museo stesso in proiettore così come il concetto di retrospettiva in una proiezione architettonica che avvolge lo spettatore.
In contemporanea alla mostra al Madre, dal 7 ottobre 2016 al 15 gennaio 2017 la GAMEC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita una differente retrospettiva dedicata all’artista che, insieme alla mostra a Napoli e a complemento della stessa, contribuisce a restituire un profilo esaustivo della sua ricerca.
Carlo Franza