GALL BERARDI.inddAlla Galleria Berardi di Roma,fino al 4 marzo 2017,  si porge a  conoscitori, collezionisti e amanti dell’arte  dell’Ottocento, una mostra di altissimo livello,  preziosi capolavori che vale proprio vedere e leggere a fondo; ha per titolo “Viaggio in Oriente nella pittura dell’Ottocento. Il fondo Leonardo De Mango e altri maestri”.  Sappiamo che il fascino del mondo occidentale per l’Oriente ha subito  in Italia una profonda accelerazione con il XIX secolo; prima la diffusione della tematica filo-ellenica, si pensi a “I profughi di Parga” di Francesco Hayez (1826), quindi l’attività pionieristica di grandi artisti viaggiatori come Carlo Bossoli, che nel 1851 è in Marocco, o Ippolito Caffi, che nel 1855 si dirige in Persia, e infine il dilagare della moda orientalista in seguito all’apertura del Canale di Suez (1869). A questo punto il tema esotico  era divenuto quanto mai attuale e richiesto dal mercato anche grazie allo strepitoso successo internazionale di un artista specializzato in questo filone quale Mariano Fortuny che, pur essendo spagnolo, aveva scelto Roma come città prediletta.914714fa-1276-42e6-93be-def0f5af30eb I successivi “diari di viaggio” di Edmondo De Amicis “Marocco” (1876) e “Costantinopoli” (1877), editi da Treves con le accurate illustrazioni di Cesare Biseo e Stefano Ussi, hanno contribuito  a rendere popolare questa sorta di novello Grand Tour verso Oriente. Un Oriente misterioso e sconosciuto che divenne  in quegli anni fonte di ispirazione per musicisti, architetti, pittori e letterati che attingevano  spesso e volentieri alla loro fantasia per ricreare le descrizioni di un mondo lontano: paesaggi desertici attraversati da carovane, magnifici palazzi moreschi, harem dove sinuose odalische danzavano  per i loro sultani o schiave denudate per l’imminente vendita. Ora un vero e proprio viaggio in Oriente trasposto in pittura è riproposto in occasione di questa mostra a partire da due opere dal formato monumentale che restituiscono bene le luci e i costumi d’Oriente: la “Carovana nel deserto” di Ippolito Caffi e “Almea” di Pietro Morgari. Tra le altre opere presentate ricordiamo “la Testa di arabo” di Giuseppe Bezzuoli, “Il mercato in Tunisia” di Hermann Corrodi, “Il venditore di tappeti” di Giulio Rosati, “I fiori dell’Harem” di Emilio Magistretti che fa il verso a una celebre opera di Hayez. A parte va considerata la presenza in mostra del fondo ereditario di Leonardo De Mango, uno dei protagonisti, assieme a Fausto Zonaro, tra XIX e XX secolo a Istanbul. La ventina di opere raffiguranti vedute della natia Bisceglie e scene ambientate in oriente provengono dallo studio dell’artista e alla sua morte passarono in custodia al Consolato generale d’Italia in Istanbul. In seguito il Console Generale Mario Canino le mise in vendita e furono acquistate da un Reggente consolare e da lui passarono agli eredi. I dipinti di Leonardo De Mango, un maestro che lavorò più di cinquanta anni nel suo studio a Costantinopoli, rappresentano quindi  esemplarmente tutto il magnetismo che l’Oriente poté esercitare sui pittori italiani.

Carlo Franza

 

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