La democrazia in Italia è morta, ma il vescovo Galantino sulla scia del sindacalista Giuseppe Di Vittorio rimbrotta e dà lezioni ai politici italiani.
Mi chiedo spesso, ma in Italia c’è ancora la democrazia? Non è una domanda retorica, è un interrogarsi giornaliero alla luce di quel che succede e ci naviga attorno. Classe dirigente incapace e in molti casi anche disonesta, parlamentari non eletti dai cittadini, sovranità ceduta all’Europa, una moneta che non vale nulla, burocrazia asfissiante che morde -anzi azzanna- e non perdona, l’opinione pubblica che scarica su nemici esterni( Isis, immigrati, europa, tedeschi,ecc.) ansie e drammi che ci scivolano in testa, competenze settoriali in declino e corrodono città, regioni, ministeri, aziende pubbliche, ospedali ed anche musei. La parola cultura è divenuta termine obsleto. La mappatura dell’Italia oggi è qualcosa di orrido, dal debito pubblico alla sicurezza, dalla scuola che sforna analfabeti -visto che i laureandi non sanno neppure scrivere una tesi in italiano corretto- alla mancanza cronica di lavoro e alla disoccupazione giovanile che viaggia sul 40%, ecco il volto vero della nostra penisola malata a tal punto da farsi venire in fretta i capelli bianchi. Gli italiani sono tutti diventati boccaloni? Non credo proprio, anzi mi pare che ci sia del fuoco sotto la cenere. Ultimamente poi c‘è stato l’intervento del segretario della Cei Mons.Nunzio Galantino alla Conferenza episcopale permanente e alla successiva conferenza stampa, con un attacco generalizzato alla politica italiana, dalle banche ai migranti, dall’Italicum alla famiglia. Ma queste prete di Cerignola, sconosciuto ai più, salito sullo scranno di Segretario della Cei perché fatto vescovo di una piccolissima diocesi che è quella di Cassano allo Ionio in Calabria grazie al Cardinale di Genova Bagnasco Presidente della Cei e da quest’ultimo poi spostato nei palazzi romani, non ha niente di più grave di cui occuparsi invece che dare lezione ai politici italiani? Eppure, da poco, dal nord al sud, dalla diocesi di Padova dove ben due e più preti sono intruppati in scandali sessuali, fino alla diocesi di Foggia con lo scandalo del prete che abusava di bambini – e qui Fittipaldi con il libro “Lussuria” ha messo il dito sulla piaga italiana molto spesso nascosta- la chiesa italiana vive drammi e orrori che spesse volte l’opinione pubblica non conosce. Ed ecco che Mons. Galantino potrebbe interessarsi più di cose che gli competono come compiere visite pastorali onde scoperchiare simili notizie nauseabonde che fare il professore di politologia. E a proposito di migranti il vescovo meridionale sostiene e vuole lo “Ius soli e ius culturae”, è questo il concetto che dovrebbe ispirare, secondo i vescovi italiani, una legge sulla cittadinanza. Dice il segretario della Cei, Nunzio Galantino. “Quanto sono belli – ha sottolineato – quei ragazzi africani che incontriamo in metropolitana e sentiamo che parlano un autentico romanesco. Perchè non devono appartenere a noi? Non si può non far leggi su queste cose. Se eravamo un popolo monocolore ora – ha scandito – siamo multicolore”. Non sarebbe il caso che Papa Francesco spostasse tale vescovo in qualche diocesi del centro Africa, a far missione come si faceva una volta? Sentire di queste parole sulle labbra di un vescovo italiano fa specie, è ora che le gerarchie ecclesiastiche non spalleggino le truppe dei migranti, anzi pongano fine a ciò col muoversi loro in quelle terre da dove questi provengono. Vorrei invece sentire il vescovo recitare il Padre nostro, o anche le litanie lauretane o meglio ancora il Credo. Lo spero. E ancora. Nella sua “omelia per i giovani italiani alla GMG 2016”, alla Messa di Domenica 24 luglio scorso, mons. Nunzio Galantino, segretario della Conferenza Episcopale Italiana, ha disinvoltamente alterato la Scrittura. Anzi, l’ha addirittura capovolta con l’affermare che l’intercessione di Abramo aveva salvato Sodoma dalla distruzione. Proprio così! Esattamente il contrario di quello che affermano i Sacri Testi! Una cosa pazzesca, a ben vedere, forse mai accaduta prima nella storia della Chiesa. E nessuno nel clero lo ha fatto rilevare, certo non era cosa da poco. Il testo dell’Omelia si può leggere nel blog personale di mons. Nunzio Galantino. Vogliamo comunque ricordare al vescovo nativo di Cerignola, anche poco amato dagli altri vescovi italiani, che distribuisce istruzioni a destra e a manca, che Cristo disse: “ Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Amen
Carlo Franza