L’arte di Mario Nigro(1917-1992) arte avvolta nel tempo totale. Una rigorosa mostra a Milano ne celebra il centenario della nascita.
La galleria A arte Invernizzi celebra con una retrospettiva Mario Nigro (Pistoia 1917 – Livorno 1992), in occasione del centenario dalla sua nascita, e ne ripercorre il momento germinale di tutta la sua esperienza artistica, il ventennio che va dal 1948 al 1968. L’esposizione presenta il percorso fondamentale dell’artista, dal suo Ritmo verticale del 1948 fino alle opere esposte alla XXXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1968. Nella prima sala del piano superiore della galleria sono esposte opere realizzate a partire dal 1950. Questi lavori, dal ciclo “Scacchi”, testimoniano un momento di maturazione del linguaggio dell’artista, già orientato verso un interesse percettivo più dinamico e penetrante, che prelude, con l’accentuazione dell’elemento diagonale nel 1952, alla serie dello “Spazio totale”. Negli ambienti successivi dello stesso piano si trovano opere che ripercorrono l’evoluzione creativa di Mario Nigro, a partire dal Ritmo verticale del 1948, che elaborano e analizzano le sue prime suggestioni astratto-costruttive, fino al superamento della bidimensionalità del quadro in una nuova tensione tra spazio e forma che si risolve nell’intrecciarsi e accavallarsi dei piani negli “Spazi totali” del 1954.
All’ingresso della galleria è esposta Tempo e spazio: tensioni reticolari: simultaneità di elementi in lotta del 1954. Si tratta di un’opera fondamentale per comprendere i successivi sviluppi della pittura di Mario Nigro in relazione all’approfondimento dei concetti di tempo, simultaneità e progressività che diventeranno essenziali nelle opere degli anni seguenti. Un’attenzione particolare viene inoltre riservata a un nucleo di opere del 1956. In seguito all’invasione sovietica dell’Ungheria in quell’anno, tutte le certezze politiche e ideologiche dell’artista vengono improvvisamente infrante. Con il crollo dell’utopia sociale che animava il suo lavoro, anche la fiducia nella purezza assoluta della geometria viene meno, lasciando il posto ad un progressivo accentuarsi e poi disgregarsi delle griglie spaziali, fino allo loro totale dissoluzione.
Il percorso espositivo si conclude al piano inferiore dove vengono presentate le opere esposte nella sala personale dell’artista alla XXXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1968. L’abisso prospettico delle opere precedenti esce dalla bidimensionalità della tela per diffondersi nello spazio, assumendo una dimensione ambientale nell’accumularsi in colonne o nel dispiegarsi lungo le pareti. Questo luogo vivo e pulsante si completa poi nel ritmo musicale sviluppato dal ripetersi dei piccoli tratti di colore che percorrono l’opera a terra dal titolo “Le stagioni o dall’infinita tensione espansiva dei Tralicci”. È in questa rinnovata sinergia tra spazio e tempo che le opere di Nigro raggiungono una totalità immersiva assoluta, nella quale, e durante la quale, lo spettatore si trova calato non tanto in una rappresentazione dell’esistenza ma in una sua concreta e drammatica manifestazione.
Carlo Franza