Annette Messager. Uteri in fiore, sesso e provocazioni sono il panorama della mostra dell’artista all’Accademia di Francia-Villa Medici a Roma.
Generazioni vecchie e nuove di maschi hanno sempre disegnato “membri” a testimonianza della loro giovinezza e virilità. E disegni di questo genere, i ragazzi li hanno disegnati ovunque, sui muri delle classi, sui banchi e sulle cattedre degli insegnanti, sulle porte dei bagni, alle fermate degli autobus; taluni anche sui quaderni, sui diari delle ragazze come fosse un approccio iniziale e ingenuo di storie. Insomma, un graffito osceno poteva anche richiamare un disegno di Mirò, tant’è che persino un bellissimo verso di una canzone di Gianna Nannini del 1987 recitava così: “I maschi disegnati sui metrò confondono le linee di Miró”. Viceversa le ragazze non hanno mai pensato di disegnare parti delle loro intimità. Riflessioni che ho fatto, non appena ho visitato la mostra dell’artista francese Annette Messager( Berck 1943), 73 anni, tra le maggiori artiste francesi viventi, che pur non essendo ragazzina disegna vagine (o fighe) sui muri, sulle carte, su teleri. Ne ha disegnate e ne disegna tante, multicolori, con ricchi dettagli, e badate bene, una diversa dall’altra. Talune delle sue “fighe” sono inquietanti, altre sono delicate come dei fiorellini di primavera. La mostra personale avente come titolo “Messaggera”, è stata allestita all’Accademia di Francia a Villa Medici, a Roma. È una mostra che si è posta come una sorta di percorso lungo le sale cinquecentesche di Villa Medici, fino ai giardini e giù, in fondo, per arrivare allo studiolo che fu di Balthus (1908-2011), pittore surrealista e direttore dell’Accademia di Francia dal 1961 al 1977. Sorprenderà che proprio su una grande parete dello studiolo di Balthus, Annette Messager ha dipinto le sue fiche, ovvero “Les utérus fleurissent chez Balthus, uteri in fiore che lei ha dedicato a Balthus, il pittore famoso che dipingeva bambine innocenti in pose anche languide e maliziose. Quella di Messager è una presa di posizione, quasi a rivendicare quanto una volta alle fanciulle non era concesso di fare. Questi uteri fioriti nel loro insieme, fortemente decorativi, paiono far parte d’una scenografia di tessuto o di carta da parati, e rimandano anche a certi pattern di Sonia Delaunay, l’artista che si dedicò alla produzione di stoffe stampate. Mi ricordano anche le macchie di Rorschach, così chiamate in psicometria dal nome del loro creatore Hermann Rorschach (1884-1922).Giocare con la sessualità, è questo il messaggio di Messager, perchè questi suoi lavori, sono stati realizzati con materiali e tecniche considerate tradizionalmente femminili o infantili (guanti, bambole, giocattoli, tessuti, piume, capelli, acquarelli, fotografie). E’ il corpo che parla, con i suoi tremori e le sue emozioni, i suoi desideri e i suoi cicli. Annette Messager si è riappropriata della sessualità attraverso l’arte, un’arte femminista non c’è che dire, pulsante e viva, e gestita in modo personale.
Se si osservano poi i suoi tubi-cuscini, molto lontani dai lavori di Louise Bourgeois, si possono certamente rapportare alle sue intimità dipinte come graffiti, nel senso che il corpo, ogni corpo, consuma la sua esistenza fra oggetti organici come cuscini, lenzuola, sporcizia e odori. Ed organici sono gli animali impagliati -mi ricordano i versi di Guido Gozzano- appesi sulla volta dello scalone, si va dalle piume di uccello a peli, capelli, o anche il peluche sporco di orsacchiotti che ti guardano dall’alto, misteriosi oggetti d’infanzia. Quella grande matassa di capelli e di tulle agitata da un ventilatore (Le tutu échévelé), evoca l’immaginario di quanto può essere repellente, schifoso, ci ricorda lo schifo di trovare un capello nel piatto o anche un pelo nelle lenzuola candide di un albergo. Una forte e magnetica riflessione ci sovviene dall’arte di Annette Messager, e cioè su quante cose fuori del nostro controllo avvengono attorno al nostro corpo, sul nostro corpo, nel corpo di femmine e maschi, di quanti vivono il contemporaneo. Ebbene, il corpo cambia, subisce mutamenti, ci conferma la Messager, e dalla mostra si intuisce che il corpo di maschi e femmine proprio perché in evoluzione, non ha confini, non conosce non solo norme ma neppure normalità. E quella sessualità evocata ovunque, angelica e demoniaca, dalle vagine colorate alle matite artiglio, fino ai giocattoli impagliati, la caratterizza tra sublime e terribile. “Mi chiamo Messager”, ha spiegato, “ma non rilascio alcun messaggio. È lo spettatore a delineare la strada con la propria storia e la propria immaginazione”. Classe 1943, Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 2005, nel 2016 Annette Messager vince il prestigioso Praemium Imperiale International Arts Award per la scultura. Scultura, ma anche disegno, pittura, fotografia, scrittura e ricamo sono gli strumenti utilizzati dall’artista per riflettere con ironia sul proprio vissuto.
Carlo Franza