L’Europa senza parafulmini. In “Cieli d’Europa” libro di Salvatore Settis, l’Europa dei mercati ha coperto e asfissiato l’Europa della cultura.
E’appena arrivato in libreria il nuovo libro di Salvatore Settis dal titolo “Cieli d’Europa. Cultura, creatività, uguaglianza”(Utet, Torino 112pagg.). Il saggio, profondo, acuto e fortemente speculativo chiarisce come gli ideali della storia e della cultura del continente europeo paiono inariditi, e la causa forte di tutto ciò sono i “Trattati” che dominano e governano i mercati e la logica della globalizzazione. Settis inizia il saggio con una frase illuminante presa a prestito dal libro di George Steiner, “Una certa idea dell’Europa”: “I parafulmini devono essere saldamente infissi nel terreno. Anche le idee più speculative devono essere ancorate nella realtà,nella materia delle cose. Che dire allora dell’idea di Europa?”. E l’idea di Europa di Steiner poggiava su cinque parametri, primo l’Europa luogo dove regna “il caffè” come luogo di ritrovo e di cospirazioni ma anche di dibattito intellettuale e pettegolezzo; secondo, l’Europa è una cartografia camminata dove il paesaggio è stato modellato e umanizzato; terzo, l’Europa è il luogo della memoria, dove è forte il ricordo di personaggi storici e monumenti; quarto, l’Europa ha l’ossessione del passato, perché è frutto di una doppia eredità, quella di Atene/Roma e quella di Gerusalemme, misurarsi tra la città di Socrate e quella di Isaia; quinto, una consapevolezza delle fine, per via di terremoti, inondazioni e guerre. Tutto ciò in Steiner, da qui poi parte Settis per certificare il suo pensiero, la sua linea, la sua storia. Osserva Settis che oggi nulla porta a cercare la verità delle cose, nulla che porti al confronto, nulla che porti ognuno di noi a interrogarsi sulle nostre azioni. E prosegue dicendo che nulla rappresenta oggi l’Europa quanto le istituzioni dell’Unione Europea. “Perché -osserva lo studioso- nelle istituzioni europee non regna la cultura, non regna il dubbio, non regna la dignità umana, né la giustizia sociale. Regna il mercato e regna la certezza che ad esso solo spetti il potere di regolare la società in tutti i suoi aspetti”.
Si è perso quell’impulso ideale che fra le rovine della seconda guerra mondiale accese il fuoco della nascita dell’Unione Europea. L’Europa di oggi non è quella della sua storia e della sua cultura, ma quella dei “Trattati”, un’Europa prona alla globalizzazione che vuole il cittadino solo consumatore. Dov’è l’Europa della cultura? Non c’è, si può immaginarla -dice Settis, e cita una metafora cara a Benjamin- come il mendicante che bussa alla porta. Ma il mendicante avrà il siero contro la peste? E’ certo che bisogna non solo bussare forte a quest’Europa, ma anche alzare la voce e muoversi in modo tale da soppiantarla. Solo così riconquisteremo le nostre libertà.
Carlo Franza
Salvatore Settis nasce a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, il giorno 11 giugno del 1941. Conseguita la laurea in Archeologia classica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1963, prosegue gli studi ottenendo due anni più tardi il diploma di perfezionamento. Lavora come assistente professore nel 1968 presso l’Università di Pisa; l’anno successivo diventa professore incaricato; dal 1976 e fino al 1985 Salvatore Settis è professore ordinario di Archeologia greca e romana. Sempre all’interno dell’Università di Pisa, tra il 1977 e il 1981 ricopre la carica di direttore dell’Istituto di Archeologia e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. A partire dal 1985 diviene docente di Archeologia classica presso la Scuola Normale di Pisa. Negli anni Novanta, dal 1994 al 1999, Settis dirige il “Getty Center for the History of Art and the Humanities” di Los Angeles. Viene eletto direttore della Scuola Normale di Pisa dal 1999 fino al 2010.
È inoltre membro del Deutsches Archäologisches Institut, della American Academy of Arts and Sciences, dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia di San Luca , del Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, dell’Académie Royale de Belgique, dell’Academia Europaea, del Comitato scientifico dell’European Research Council, del Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa, del Consiglio Scientifico dell’Enciclopedia Italiana. Dal 2004 è membro del Comitato dei garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori. In campo culturale e politico, Settis ricopre la carica di presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, quando nel 2008 esplicita il suo pensiero contro la politica di tagli indiscriminati all’Università promossa dal governo Berlusconi; i suoi interventi sulle pagine dei quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, vengono criticati dal neo-ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi: Settis decide così, nel febbraio 2009, di dare le dimissioni. Gli interessi di studio e di ricerca del professor Settis riguardano principalmente la storia dell’arte antica, la storia della tradizione classica e la storia dell’iconografia e dell’arte religiosa europea, dal Medioevo al Seicento. Negli anni tra il 2000 e il 2010 è protagonista in Italia di una battaglia contro la svendita del patrimonio culturale, avvenuta tramite articoli sui principali quotidiani e due sue pubblicazioni: “Italia S.p.A. – L’assalto al patrimonio culturale” (2002) e “Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto” (2005). Il primo dei due titoli è vincitore del premio Viareggio (categoria: Saggistica) nel 2003. Altre sue opere sono: “La tempesta interpretata. Giorgione, i committenti il soggetto” (1978) ,”La colonna Traiana” (1988) , “Laocoonte. Fama e stile” (1999) , “Civiltà dei Romani” (1990-1993, come curatore) , “I Greci. Storia, cultura, arte, società” (1996-2002, come curatore) , “Futuro del “classico” (2004) , “Iconografia dell’arte italiana 110-1500: una linea” (2005) , “Artemidoro. Un papiro dal I secolo al XXI” (2008) , “Artisti e committenti fra Quattrocento e Cinquecento” (2010).